Sta trascorrendo un periodo relativamente dolce la Yamaha, che dai test di Misano Adriatico in poi ha mostrato importanti segnali di crescita, evidenziandoli a più riprese nelle piste asiatiche. Il miglior weekend è stato quello della Malesia, l'ultimo in ordine di tempo, con Fabio Quartararo e Alex Rins qualificati in Q2 al sabato, prima di chiudere rispettivamente sesto e ottavo alla domenica. In gara El Diablo, nonostante guidasse senza la prima moto (inutilizzabile dopo essere stata coinvolta nello spaventoso incidente con Miller e Binder che ha causato bandiera rossa), ha "fatto bene con quello che aveva", adoperando le sue stesse parole. Così ecco che con la M1 di riserva, quella top six conquistata solamente alle spalle delle Ducati e della KTM di Pedro Acosta assume un significato moderatamente positivo.
Vero, la Yamaha storicamente si trova a suo agio sull'asfalto di Sepang, Morbidelli è caduto e le KTM erano fuori dai giochi, ma non è solo quel sesto posto a lasciarci credere che Iwata stia davvero imboccando la strada giusta. Le informazioni portate da ulteriori due M1 factory che Pramac schiererà in pista l'anno prossimo, quando la moto giapponese sarà per la prima volta interamente figlia delle idee di Max Bartolini (il direttore tecnico ex Ducati aveva preso in mano la situazione nel dicembre 2023, troppo tardi per attribuirgli in toto le responsabilità del progetto 2024), dovrebbero apportare la svolta decisiva ad una crisi nei confronti dei marchi europei che dura ormai da due anni pieni. In questo senso, non è un caso che le dichiarazioni di Quartararo ultimamente siano cambiate, dirigendosi verso una convinzione nuova: "Credo che a fine 2025 potremo insidiare le Ducati", ha ammesso il francese di recente.
Nella seconda metà del 2025, coincidenza, si presume che Yamaha possa stravolgere la sua filosofia, introducendo (grazie alle concessioni di cui continuerà a godere) il fatidico motore V4 al posto del quattro cilindri in linea. Proprio Max Bartolini (primo direttore tecnico europeo nella storia di Iwata) - in un'interessante intervista al media inglese Crash.net - ha parlato degli eventuali vantaggi di questo cambiamento, restando comprensibilmente cauto sui tempi e sulle modalità in cui verrà proposto: "Quando si parla di V4, tutti pensano al motore in sé, ma io credo che il vantaggio maggiore derivi dalla configurazione della moto, più che dal motore. In termini di potenza pura, onestamente, a sentire il nostro reparto motori, non dovrebbe esserci una grande differenza. Ma ci sono alcuni modi per gestire il layout della moto che saranno un po' più facili con il V4. Innanzitutto, dal punto di vista aerodinamico, la moto dovrebbe essere più stretta di 10-15 centimetri, e questo di norma aiuterà molto l'aerodinamica. Poi la distribuzione dei pesi, la disposizione della moto, sarà un po' più “seduta”, più facile da gestire. Ma questo non significa che sarà migliore, perché dobbiamo ancora realizzare una moto e dimostrare che è più veloce di quella attuale. Per costruire una moto nuova come questa, ci sono parti completamente nuove rispetto a quella attuale. Non terremo quasi nulla dell'attuale, a parte forse i freni, le sospensioni e l'elettronica. Ci vorranno mesi per verificarne l'affidabilità e il funzionamento. Abbiamo risorse limitate. Yamaha sta spingendo veramente, ma non hanno un reparto corse così grande come si pensa. Prima o poi dovremo decidere, ma non abbiamo ancora abbastanza informazioni al momento".