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Yamaha, il paradosso del
cigno che vuole diventare
brutto anatroccolo

15 novembre 2020

Yamaha, il paradosso del cigno che vuole diventare brutto anatroccolo
Quartararo ammette di aver perso la bussola con la M1, Vinales si dice convinto che la moto dello scorso anno sia migliore e Valentino Rossi si pone il dubbio se le sue non siano parole al vento, visto che non viene ascoltato. L’unico che non si lamenta è quello con la moto dello scorso anno, Franco Morbidelli. In Yamaha il problema non è il motore, ma il metodo

Maverick Vinales lo dice da mesi: “Yamaha sembra non voler crescere”. Fabio Quartararo  la scorsa settimana s’è posto la domanda se non fosse migliore la moto dell’anno precedente  rispetto alla 2020 e Valentino Rossi, ieri, è stato addirittura più esplicito: “Gli altri crescono, cambiano, si aggiornano, Yamaha continua a lavorare come dieci anni fa”.

L’unico che non si lamenta è Franco Morbidelli, che è anche l’unico dei quattro con la moto non aggiornata, e quindi vecchia, e che porta avanti un lavoro in solitaria con il suo capotecnico Ramon Forcada. Da una parte i piloti, quindi, e dall’altra la casa di Iwata che pure, bisogna dirlo, ha dalla sua i numeri: sei gare vinte su dodici disputate. La situazione è paradossale. E adesso pure pericolosa. Perché un mondiale messo praticamente in tasca sin dal minuto successivo all’infortunio di Marc Marquez è stato buttato all’aria, perché i piloti non sono contenti e ormai non lo nascondono più (con tutto quello che questo può comportare a livello commerciale) e perché i presupposti per la prossima stagione sembrano già caratterizzati da una certa tensione.

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“L'anno scorso stavamo lottando per il podio e ora siamo persi – ha detto Fabio Quartararo al termine delle qualifiche del GP della Comunità Valenciana – A volte penso che la moto dello scorso anno sia migliore. Non riusciamo a crescere e spero davvero che nella prossima stagione le cose possano cambiare. Yamaha ha bisogno di fare tanti test, di girare molto, per trovare una quadra che in questa stagione non abbiamo mai trovato”. Parole, quelle del francese, che hanno il sapore della delusione per come si sono messe le cose in questo 2020 e che, ormai, ricalcano quelle dette, ridette e ripetute da Maverick Vinales. Lo spagnolo fino a qualche tempo fa poteva sembrare un pilota in crisi di identità che cercava fuori da se stesso le giustificazioni di un fallimento. Ma ora i concetti che esprime ormai da mesi sono supportati anche dai colleghi, pur con qualche distinzione e viene un dubbio: e se Vinales avesse avuto ragione fin dall’inizio? Perché a Sepang, durante i test, Vinales aveva detto senza mezzi termini: “Non ci siamo, questa 2020 è peggiore della 2019”, riferendosi, ovviamente, alla M1. Una considerazione tornata attuale ieri, quando lo spagnolo lo ha ricordato a chi lo stava intervistando.

Una considerazione resa ancora più legittima pochi minuti dopo dalle parole di Valentino Rossi, che è stato molto diretto e anche piuttosto duro nei confronti del modus operandi del marchio di Iwata: “Il problema è che la scorsa stagione è stata difficile anche per la Yamaha e dobbiamo migliorare la moto in alcune zone – ha detto il dottore -  La prima volta che ho provato la moto, ho notato che le sensazioni erano molto simili all’anno prima. Per me il problema non è che la nuova moto sia peggiore della vecchia, ma che in realtà non c’è abbastanza differenza, quindi non abbiamo fatto un grande passo. A volte ho l’impressione di non essere ascoltato, eppure credo di avere l’esperienza, la sensibilità di guida e il modo di lavorare che servono all’interno di un team per crescere. Gli altri ormai hanno squadre anche europee di ingegneri, una organizzazione che in Yamaha invece è rimasta uguale da anni”.

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Insomma, a sentire i piloti, almeno tre su quattro, è come se in Yamaha non si riuscisse a sganciarsi da una presunzione di superiorità che immobilizza. Non c’è la capacità di adeguarsi alle variabili, di modificarsi in base ai problemi, di adattarsi alle condizioni. Cosa che, invece, agli altri riesce piuttosto bene se si guardano i risultati in termini di crescita e non solo di classifica. Suzuki e Ktm sono un esempio; anche Honda è migliorata e la stessa Ducati ci ha in qualche modo messo una toppa; Yamaha, invece, è ferma. Con il risultato che l’unico che non si lamenta è chi è messo nelle condizioni di lavorare da solo, perché in sella ad una moto che è quella dell’anno passato. Il riferimento, è chiaro, è a Franco Morbidelli, che ieri ha ammesso di on essere particolarmente convinto di volere la stessa moto degli altri: “Fino a qualche tempo fa l’idea di non poter godere della moto ufficiale il prossimo anno mi generava sofferenza, ora non lo so se alla fine sarà meglio così. Con Ramon Forcada stiamo facendo un gran lavoro”. Che, tradotto dal politicamente corretto al cinicamente corretto, potrebbe significare una cosa sola: gli ingegneri giapponesi non ci stanno sopra e possiamo fare quello che vogliamo, apportando anche modifiche che con la moto ufficiale non ci sarebbero consentite.

 

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