Chi si sente onnipotente muore da sconfitto. È il vecchio detto che torna alla mente analizzando la storia recente di Yamaha in MotoGP, con l’azienda di Iwata che è passata in pochi anni dall’avere la moto da battere all’essere quelli con più problemi e meno velocità in pista.È’ vero, i risultati non sono mancati neanche in questo inizio di stagione, ma il gap con gli altri team è più che colmato e, in alcuni casi, sembra preceduto addirittura da un segno negativo. L’impressione diffusa, nell’ambiente e da parte degli addetti ai lavori, è che a Iwata possano essersi cullati sugli allori dei fasti passati, tralasciando la fisiologica necessità di rincorrere continue migliorie. Una opinione, questa, che si è fatta ancora più fondata ieri, quando lo stesso Valentino Rossi – nella conferenza stampa dei piloti che precede il week end del Gran Premio della Repubblica di San marino – si è trovato a commentare una anomalia che non è sfuggita ai più.
Yamaha, infatti, non sta effettuando test e, anche a Misano, dove sarebbe stato importante provare i settaggi migliori in relazione al rinnovato manto d’asfalto, non ne sono stati effettuati. Ducati, KTM, Suzuki e Aprilia avevano già provato qui, perché voi no? È stata questa la domanda posta a Valentino Rossi, che ha risposto: “Vorrei fare la stessa domanda alla Yamaha… Quando è stato preso Lorenzo, ero molto contento, perché lui è uno dei piloti che è riuscito ad andare più forte con la M1, ero convinto che ci avrebbe potuto aiutare. Basta vedere quello che ha fatto Pedrosa in un anno con la KTM. Non so perché Lorenzo non provi: così, noi dovremo partire da zero, mentre gli altri avranno già dei dati”. Con il dottore che, incalzato circa l’ipotesi di un ruolo da collaudatore per Andrea Dovizioso, ha aggiunto: “Firmerei adesso per avere Dovizioso come collaudatore… Ma sinceramente, penso e spero che trovi una moto per correre”.
Viene da chiedersi, rispetto alle risposte del nove volte campione del mondo, se l’anomalia dell’assenza dei test possa essere dettata realmente da un senso di onnipotenza di Yamaha, che pensa di stare a posto così e di non aver bisogno di provare ulteriormente la M1, o se, invece, si sia creata una situazione di guerra fredda tra la casa di Iwata e Jorge Lorenzo. Quest’ultimo, non è cosa segreta, ha avuto degli ammiccamenti (poi non concretizzati) con Ducati, per valutare l’ipotesi di un clamoroso ritorno alle corse proprio in sella alla Rossa di Borgo Panigale. E non è escluso, quindi, che proprio questo principio di trattativa possa aver innervosito i vertici Yamaha, al punto di interrompere ogni rapporto. È una possibilità, ma poco credibile se comunque si considera che c’è un contratto in essere e che stiamo parlando di professionisti e non di capricci da spogliatoio.
Anche perché di problemi ce ne sono e pure parecchi: a cominciare dalla questione degli assetti, con quelli imposti dagli ingegneri giapponesi che sembrano far soffrire troppo gli pneumatici Michelin, passando per la velocità di punta, decisamente più bassa rispetto a quella di tutti gli altri marchi in pista come si è visto al Red Bull Ring. Senza dimenticare la questione dei freni, costata una pericolosa caduta a Maverick Vinales, e le noie ai motori che hanno già una volta costretto al ritiro sia Franco Morbidelli sia Valentino Rossi.