Gli scandali che stanno interessando Visibilia e Daniela Santanché, tra debiti e trattative con il Fisco, hanno acquistato consistenza (pur se per ora almeno a livello politico non ci sono state conseguenze, con la mozione di sfiducia contro il ministro che è stata respinta) anche grazie alla testimonianza di ex dipendenti e collaboratori che abbiamo ospitato anche qui, su MOW. Ad aggiungersi, ecco è il racconto di Marco Consoli, giornalista con oltre 25 anni di carriera alle spalle e collaborazioni, tra gli altri, con La Stampa, il Venerdì di Repubblica, Il Sole 24 Ore, L’Espresso, Focus, Vanity Fair e altri ancora. Proprio Consoli sembra confermare con il suo racconto quanto era emerso sui ritardi dei pagamenti da parte dell’editore di Ciak, la rivista per cui ha lavorato per oltre 15 anni come collaboratore, ideando e portando avanti vari progetti tra cui l’annuario dei film in Cd-Rom, il volume Guida illustrata a Star Wars e anche la rubrica “Videogame”. «Il mio primo articolo risale al novembre 1998 e sono stato a Ciak per più di 15 anni. Negli anni con Mondadori non ci sono stati problemi, venivo pagato regolarmente, avevo un contratto rinnovato annualmente, ma l’editore nell’aprile 2014 ha scelto di cedere alcune riviste ad altri e Ciak con Pc Professionale è andato a Visibilia. Ai tempi la direttrice della rivista era Piera Detassis e nell’anno del passaggio avevo un contratto annuale già avviato che sarebbe finito a dicembre».
Il rapporto era stato dunque proficuo e amichevole per quasi tre lustri. Poi sono arrivati i primi problemi: «Alla scadenza del contratto annuale mi è stato detto che sarei rimasto ma come collaboratore a borderò, quindi con un compenso stabilito di volta in volta in base al numero di pezzi. Nel passaggio insieme a me avevano continuato a collaborare tutti i collaboratori storici come Mereghetti, Veltroni e altri. A fine mese veniva calcolato il compenso da pagare, ma fin dall’inizio l’editore ha cominciato a dilazionare i pagamenti. Ogni volta che inviavo una richiesta di pagamento, c’erano sempre delle scuse: “Abbiamo avuto problemi contabili”, “Stiamo cambiando denominazione societaria”… Ogni volta c’era una scusa nuova». Le scuse rinviavano sempre più i pagamenti nel tempo, mentre Consoli tentava invano di ricevere un aiuto dalla redazione: in sostanza si continuava a lavorare ma non venivano pagate le persone. «A un certo punto si era venuta a creare una vera e propria separazione tra i collaboratori che avevano un contratto, ed erano pagati regolarmente, e quelli a borderò, cioè a cottimo, che avevano una situazione simile alla mia».
«Non ho mai avuto contatti con Daniela Santanché, ma spesso parlavo o inviavo mail al suo braccio destro, che da editore incaricato si occupava delle questioni economiche del giornale, insieme al direttore. I rapporti man mano si sono deteriorati, anche se per un po’ è spuntata fuori l’ipotesi di firmare un nuovo contratto di collaborazione, rivelatasi poi un bluff: il momento di firmare infatti non arrivava mai, nonostante io chiedessi lo stesso compenso degli anni passati. Nel frattempo si era arrivati a 10 mesi di arretrati. A quel punto ho deciso di incaricare il mio avvocato di mandare una lettera in cui si chiedeva il pagamento di diverse migliaia di euro compresi gli interessi maturati in quel periodo, minacciando in alternativa una causa di lavoro. Come accadeva spesso, il mio avvocato aveva anticipato la raccomandata via fax in mattinata. Ebbene, lo stesso pomeriggio, il braccio destro di Daniela Santanché mi chiamava al telefono per chiedermi di risolvere il contenzioso senza finire in giudizio. Nel giro di pochi giorni ero stato pagato di tutto quanto richiesto».
Ciò che emerge dal racconto di Consoli ha notevoli assonanze con la testimonianza che avevamo ospitato i giorni scorsi, in cui si parlava allo stesso modo di ritardi e scuse alle quali si rimediò immediatamente al primo accennò di opzioni legali. Consoli avrebbe continuato per qualche mese a collaborare con Ciak, anche in virtù dei successi raggiunti attraverso la rivista. «Dopo aver ricevuto il compenso ero intenzionato ad andarmene, ma mi chiesero di restare per curare la mia rubrica “Videogame”, che seguivo personalmente almeno da dieci anni. Anche perché nell’immediato non c’era nessuno che potesse farlo al posto mio. Ho continuato per un po’ a curarla, più per amicizia col caporedattore che per altro, ma alla fine ripresa la dilazione dei pagamenti, ho abbandonato il giornale al cui successo avevo almeno in parte contribuito, per esempio quando un mio scoop sul film Angeli e demoni era stato ripreso sul Guardian».
L’esperienza di Consoli non era un caso isolato. La notizia dei mancati pagamenti era stata riferita anche su Il Fatto quotidiano, con un articolo del 17 settembre 2015 intitolato “Santanché non paga i collaboratori di Ciak e Pc Professionale. Veltroni? Scrive gratis”. Consoli sarà il primo collaboratore storico di Ciak ad andarsene, ma nei fatti tutte le firme dei tempi della Mondadori verranno sostituite in pochissimo tempo da nuovi ingressi: «In ogni caso, di lì a qualche anno tutti i collaboratori storici che erano in Mondadori se ne sono andati, dopo che anche con loro era stata adottata la dilazione sistematica dei compensi, come confermatomi da più di qualcuno».