Il direttore editoriale di Libero Daniele Capezzone non ne risparmia una a Roberto Benigni, “il grande trasgressore trasformato in vigile urbano del politicamente corretto” dopo il programma Il Sogno, andato in onda su Rai 1. Uno spettacolo che ha esaltato l’idea di Europa, – “L’esperimento democratico più emozionante” e “un caso unico nella storia dell'umanità in cui Stati sovrani decidono liberamente in pace di unirsi” – andato in scena appena dopo la piazza per l’Europa di Michele Serra a Roma, mentre Bruxelles recitava il suo à la guerre comme à la guerre sostenendo il riarmo come unica alternativa al conflitto con la Russia di Vladimir Putin.

Capezzone ha criticato aspramente Benigni, soffermandosi soprattutto sul processo che avrebbe portato il provocatore – “il gran buffone” – della televisione italiana a ragionare “come un supercalcolatore sottosegretario dei governi del Pd”. “Si è sottoposto a quello che potremmo chiamare un processo di “auto-fabiofazizzazione”, nel senso che in genere Fazio pratica questo trattamento agli altri mentre il Roberto nazionale l’ha applicato a se stesso. Ogni angolo è stato smussato, tutto è stato reso conformista e conforme rispetto al pensiero “accettato” (dunque, di sinistra). Si simula la rottura degli schemi, ma in realtà si è dentro l’ortodossia più rigida”, tuona Capezzone. L’ europeismo portato agli estremi, all’esaltazione dell’idea che ha fondato l’Unione europea – “il Sogno”, appunto – sfoderato sapientemente da Benigni in prima serata ha in effetti colto nel segno. Superato il 28 per cento di share, con una media pari a 4 milioni e 369mila telespettatori per uno spettacolo durato più di due ore. Prova, secondo Capezzone, che “dietro l’apparenza studiatamente scapigliata, è in realtà Benigni è diventato il sommo sacerdote di riti rassicuranti per il progressista medio: a Sanremo ti apparecchia la celebrazione della Costituzione; sempre su Rai1 ti recita il temino eurolirico”.

Telemeloni alla strenua difesa dell’Europa dunque? Macché, per Capezzone sarebbe anzi la prova che l’occupazione destrista della tv di stato è un’invenzione. Anzi, la proposta di Benigni testimonierebbe “Come una Serracchiani che parla toscano, una Rosy Bindi più spettinata, una Concita De Gregorio più comprensibile, la banalità piddina resa simpatica”. Questo presunto tentativo – dai 50mila di Piazza del Popolo agli oltre 4 milioni di spettatori – da parte del centrosinistra di riprendere vigore grazie ai discorsi europeisti che fanno da sfondo corsa al riarmo riuscirà? “Figurarsi. – conclude Capezzone, che aggiunge – Ma almeno i compagni hanno trovato per questa via una specie di farmaco, uno stabilizzatore dell’umore. Si illudono di star meglio, coltivano la loro presunzione di superiorità morale e culturale, recitano le loro preghierine antifasciste. E continueranno a perdere”.
