In Europa non ci sono soldi per migliorare la sanità, le infrastrutture, il welfare e l'istruzione. Ma, a quanto pare, ce ne sono per comprare le armi. Poco importa se non sappiamo ancora da dove saranno presi questi fondi né da dove arriveranno le armi, perché i Paesi membri dell'Unione Europea hanno già deciso di destinare centinaia di miliardi di euro (precisamente 800) al piano ReArm Europe. Un progetto che dovrebbe: 1) rendere l'Europa indipendente dall'ombrello difensivo degli Stati Uniti; 2) difendere l'Ucraina da Vladimir Putin; 3) blindare la sicurezza del continente da eventuali minacce esterne. La grande fautrice del riarmo di Bruxelles è Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea e già ministra della Difesa tedesca (prima donna a ricoprire il delicatissimo ruolo in patria). Con la Russia che sta mettendo in difficoltà Kiev (i militari di Mosca non avevano finito le munizioni?) e Donald Trump che ha lasciato intendere che gli Usa non vorranno più tenere il manico dell'ombrello militare per difendere (gratis) i loro partner, ecco che Miss von der Leyen ha proposto ai 27 membri dell'Ue di aumentare il budget per la difesa, migliorare la cooperazione tra governi intra-europei, investire in nuove tecnologie e ridurre la dipendenza da fornitori esterni.


L'idea ha incontrato lo scetticismo di molti leader. Sembra però aver trovato il favore del presidente francese Emmanuel Macron, pronto a “condividere” le capacità nucleari della Francia con il resto del continente, di Keir Starmer, fino a ieri anonimo primo ministro del Regno Unito affamato di protagonismo continentale (lo conoscevate?) e oggi paragonato dall'Economist a Churchill, e di Donald Tusk, leader polacco che sogna di trasformare Varsavia nella nuova Germania d'Europa. Ma la vera ragione del riarmo europeo si nasconde dietro i valori occidentali, oltre la retorica della “difesa della democrazia” e ben lontano dalla scusa dello “spauracchio Putin” (secondo alcuni, talmente folle da voler conquistare Moldavia, Estonia, Lettonia, Lituania, Georgia e persino un pezzo di Polonia). La parola chiave è una: business. Affari. Affari dorati come quelli che la stessa von der Leyen ha coordinato quando era ministra della Difesa in Germania. Di cosa stiamo parlando? Nel 2015, si legge nell'archivio del settimanale Der Spiegel, l'attuale presidente della Commissione europea presentava il suo primo accordo sulle armi: 138 elicotteri nuovi di zecca per potenziare la Bundeswehr. Peccato che il prezzo fosse da capogiro: 8,5 miliardi di euro, in barba ai risparmi promessi e alla tutela degli interessi dei contribuenti tedeschi. La Corte dei conti di Berlino non fece in tempo a concentrarsi sulla vicenda che subito si iniziarono a sollevare preoccupazioni riguardo ai clamorosi difetti di progettazione di quegli stessi elicotteri (software fallati e un problema nel sistema antincendio dei motori). Risultato: soldi buttati via per mezzi militari difettosi.

Non è certo finita qui, perché nel 2019 Politico si interrogava sulle spese folli del ministero della Difesa tedesco, all'epoca presieduto sempre da lei, Ursula Von der Leyen. La testata lasciava intendere che il “clientelismo” potesse aver avuto un ruolo nell'assegnazione di contratti milionari da parte dello stesso dicastero. Mentre la signora stava preparando lo sbarco a Bruxelles, una Commissione d'inchiesta del parlamento tedesco – lo strumento più potente che i legislatori di Berlino possono usare per indagare sulle malefatte del governo – aveva avviato un'indagine per fare luce sull'assegnazione dei lucrosi contratti del ministero Von der Leyen a consulenti esterni senza un'adeguata supervisione, e per capire se una rete di contatti personali informali avesse facilitato quegli accordi. Parliamo di oltre 200 contratti di consulenza assegnati dal ministero della Difesa tedesco durante il mandato di Von der Leyen, con cifre molto elevate e senza una giustificazione adeguata, per lo più forniti a società legate ad amici o conoscenti di politici o funzionari. La stessa Von der Leyen avrebbe attribuito tutto a un mix di negligenza e errori da parte di individui sopraffatti dal lavoro. Per altri c'era però una spiegazione meno innocente: alcuni consulenti potevano accedere ai funzionari del ministero per eludere le regole e ottenere contratti del valore di milioni di euro. La Commissione d'inchiesta parlamentare non avrebbe tuttavia raccolto prove sufficienti per procedere legalmente contro Von der Leyen, che dal canto suo ha sempre negato di aver compiuto atti illeciti. Ora, la stessa Von der Leyen guida il riarmo dell'Europa. Chissà se utilizzerà lo stesso approccio ambiguo adottato in patria. E chissà se la signora sa che la quota degli Stati Uniti nelle importazioni militari europee è aumentata dal 52% nel periodo 2015-2019 al 64% nel periodo 2020-2024. Tradotto: come e dove saranno investiti gli 800 miliardi di euro di ReArm Europe?
