Arrivano le prime frizioni tra l’Italia e l’America. La Commissione Attività produttive della Camera ha dato il via libera a un emendamento al Ddl Spazio che potrebbe cambiare le regole del gioco per Starlink e il suo ingresso nella futura rete satellitare nazionale. La modifica, firmata Pd e sostenuta (in modo apparentemente anomalo) da Fratelli d’Italia, introduce due condizioni fondamentali per le aziende che vorranno partecipare alla gara per la creazione della riserva di capacità trasmissiva nazionale: benefici industriali per l’Italia: chi entrerà nella partita dovrà garantire investimenti concreti e ricadute economiche per l’industria nazionale, evitando che un colosso straniero si limiti a incassare senza lasciare nulla al sistema produttivo del Paese. Sicurezza nazionale al primo posto: dopo il caso Ucraina, dove Starlink ha limitato l’uso della sua rete in alcune aree di guerra, il governo italiano vuole assicurarsi che chi fornisce le infrastrutture non possa interromper i rapporti a piacimento per ragioni politiche o strategiche.

Chi non l’ha presa affatto bene è stato Andrea Stroppa, consulente italiano di Elon Musk e volto di Starlink nel nostro Paese. Su X ha lanciato un’accusa diretta alla politica, puntando il dito proprio contro Fratelli d’Italia, partito che finora aveva sempre mantenuto una posizione più neutrale oltre che vicina a Musk e all’amministrazione americana: “Intesa Pd-FdI. Bene, si vuole far passare Starlink e SpaceX (che, tra l’altro, ha lanciato missioni per l’Italia accelerando le tempistiche per dare una mano) per i cattivi. Agli amici di FdI: evitate di chiamarci per conferenze o altro”. Uno sfogo che non arriva dal nulla: Stroppa ha seguito tutto l’iter del Ddl Spazio e ha visto i tanti emendamenti proposti dall’opposizione, alcuni dei quali puntavano a escludere del tutto Starlink dalla questione. Il fatto è che uno solo degli emendamenti è stato approvato.

Il punto è che in realtà non va contro Musk e Starlink. La modifica approvata non impedisce all’azienda di partecipare, ma impone solo condizioni più stringenti. Se Musk vuole entrare nel progetto, dovrà dimostrare che la sua presenza in Italia porta vantaggi concreti all’industria nazionale e garantire che le sue infrastrutture rimangano operative. Il governo italiano, di fatto, sta cercando di evitare uno scenario in cui una delle infrastrutture più critiche del futuro finisca nelle mani di un unico soggetto straniero senza alcun tipo di controllo. Insomma, la mossa non è contro Starlink in sé, ma contro il rischio di creare un monopolio senza garanzie per il Paese. Ora il testo dovrà passare al vaglio dell’Aula di Montecitorio, dove si discuterà se mantenere o modificare ulteriormente l’emendamento. Il tema, però, rimane: tutto ciò verrà compreso da Musk e Stroppa? Se sono i primi ad anteporre l’interesse nazionale americano, perché l’Italia non dovrebbe fare lo stesso? E, soprattutto, il governo è davvero disposto a rischiare di escludere un colosso come Starlink?