Roberto Saviano continua a interrogarsi sullo stato di salute della democrazia in Italia. Sulla scia delle polemiche scaturite in seguito al rapporto sullo stato di diritto diffuso dalla Commissione europea – lo stesso, per intenderci, che quest'anno segnalava rischi per il nostro Paese sui temi dell'informazione – e in aggiunta a quelle amplificate da un parallelo report sulla libertà d'informazione firmato dal consorzio Media Freedom Rapid Response, lo scrittore è stato chiamato in causa per commentare l'intera vicenda. L'intervista uscita sul quotidiano Domani è un attacco diretto al governo Meloni. È un dialogo che instaura quasi il dubbio che il giornalismo italiano sia a rischio, che qualcuno voglia censurarlo o limitare le voci non allineate. Come quella di Saviano, appunto, che non ha remore nel sostenere che la premier “non vuole cancellare il giornalismo nella sua totalità” ma solo “quello che non scrive sotto dettatura”. Sarà anche vero, però allora qualcuno farebbe bene a informare i presunti censori di Palazzo Chigi perché, il giorno 3 luglio 2024, hanno toppato clamorosamente, permettendo a un quotidiano critico del governo Meloni di intervistare un critico dell'esecutivo...
Saviano ha replicato a Meloni, che pochi giorni fa si era riferita ad alcune testate italiane come “giornali portatori di interesse”. “Se io scrivo di mafia lo faccio per arricchirmi, se Scurati scrive di fascismo lo fa per arricchirsi, chiunque scriva ciò che non rientra nei desiderata della premier viene accusato di farlo per interesse”, ha dichiarato lo scrittore aggiungendo che “Meloni e la sua parte politica vogliono rappresentare un mondo in cui chiunque non la pensi come lei/loro è prezzolato, compromesso, lo fa per interesse”. Passando, invece, a tematiche più astratte, Saviano si dice convinto che nel nostro Paese gli intellettuali vengano minacciati. Cita, inoltre, un episodio a suo dire emblematico: un politico italiano, in passato, suggerì a un'università americana di interrompere ogni rapporto con lui perché “non bisognava dare spazio agli italiani che parlano male del proprio Paese”. Per motivazioni e in contesti diversi, diciamo che questo triste modus operandi – ovvero il fatto che un giornale, ente, ateneo o istituzione culturale blocchi la collaborazione con qualcuno, o ne impedisca presentazioni di libri o spettacoli, per via delle idee o appartenenze ideologiche dello stesso - diciamo che questa è una prassi nota e consolidata. Molto più a sinistra, a dire il vero e a fare i pignoli, che non a destra.
Saviano ha quindi proseguito parlando degli intellettuali, sostenendo che qualunque cosa dicano o scrivano vengono accusati di farlo per “un tornaconto personale”. Ha raccontato di non essersi mai arricchito grazie alle sue prese di posizione, ad esempio a sostegno dei migranti e di chi li trae in salvo, e di essere stato portato a processo da tre ministri. Seguono inviti alla “resistenza” anche se il “prezzo da pagare è troppo alto”. Poi ecco la sparata finale: Saviano spiega che l'Italia, in riferimento alla libertà dei media, viene vista dai Paesi stranieri come un “Paese dove esiste una compressione della libertà di stampa e di espressione”. Meglio ancora: “Come una democrazia che si sta avviando a essere una democrazia illiberale sul modello dell'Ungheria di Viktor Orban”. Sarà vero anche questo, però Saviano continua – legittimamente, ci mancherebbe altro – a parlare, scrivere, presentare libri e commentare, anche in maniera esplicita e diretta, il governo in carica e Giorgia Meloni. E insieme a lui fanno altrettanto, quotidianamente, i media che non sostengono l'esecutivo. In un Paese come quello descritto da Saviano gli intellettuali non avrebbero modo di aprire bocca. E neppure di tornare in Rai con un programma d'inchiesta, Insider, che andrà in onda a partire da settembre. “La Rai non l'avrebbe mai concesso, ma l'abbiamo costretta con questa pressione costante e ciò dimostra che da soli non si va da nessuna parte”, spiegava qualche settimana fa lo stesso Saviano. Ora, i casi sono due: o quello che sostiene Saviano è falso – non è vero che in Italia gli intellettuali hanno problemi, visto che la sua voce arriva senza filtri fino alle nostre orecchie – oppure non ritiene di essere un intellettuale.