Quando è uscita la notizia che Roberto Saviano era stato escluso dalla Buchmesse, la Fiera del libro di Francoforte, tutti hanno previsto che si sarebbe presto gridato alla censura. Non ci voleva Nostradamus per prevederlo, e magari nemmeno il pendolo che Maurizio Mosca usava per predire i risultati delle partite di calcio. Così è stato. “Il Governo prova di nuovo a censurarmi”, dice Saviano in un reel pubblicato sul suo profilo Instagram. Ci ha provato, perché poi sono stati proprio i tedeschi a invitarmi, quindi ci sarò lo stesso. Una linguaccia, metaforica ma non troppo, alle scelte fatte da Mauro Mazza, l'uomo che ha redatto le liste degli autori da portare alla Fiera del libro di Francoforte, dove quest'anno l'Italia sarà ospite d'onore. Con l'aggiunta di una piccola vena polemica verso i colleghi: la motivazione, dice Saviano, "è che bisogna dare voce a chi non ne ha avuta, anche se vedo molti nomi di personaggi sempre presenti in televisione". Vediamo un po' quali sono questi nomi, per capire a chi dare ragione.
Che Mauro Mazza fosse vicino ad Alleanza Nazionale, ai tempi di Gianfranco Fini, non è un mistero, ma la lista degli invitati alla Buchmesse 2024 non sembra certo un enclave di nostalgici, e in qualche modo smentisce l'ipotesi di Saviano sulla censura. Stefano Zecchi a parte, candidato alle regionali con Fratelli d'Italia e già assessore alla cultura del Comune di Milano ai tempi del berlusconiano Gabriele Albertini, gli altri nomi non brillano per destrismo. Ci saranno Dacia Maraini, Claudio Magris e Alessandro Baricco. Il fisico Carlo Rovelli, che aveva attaccato il ministro Crosetto sulla vicinanza alle fabbriche di armi, dal palco del Primo Maggio nel 2023, sollevando un polverone. Ci sarà il magister Alessandro Barbero, dichiaratamente e oggettivamente antifascista. Sarà presente Paolo Rumiz, anche lui antifascista ed editorialista di Repubblica.
Ci sarà Erri De Luca, che di recente è stato definito come il 'cattivo maestro' del movimento No Tav. Aldo Cazzullo, spesso criticamente ironico e salace nei confronti del governo, come quando dopo il famoso stop al treno di Lollobrigida disse che ai tempi degli antenati politici del ministro i treni arrivavano in orario. Ci sarà Nicola Lagioia, ex direttore del Salone del Libro di Torino e silurato proprio a causa del cambio di governo. Insomma, al netto delle solite polemiche, è logicamente scorretto dire che Roberto Saviano sia stato censurato per le sue posizioni politiche. A meno che non si voglia trasformare la vera censura in una farsa, bisognerebbe evitare questa sorta marketing del vittimismo. Ripartiamo dalla storia di Esopo, al lupo, al lupo, se non vogliamo che il lupo vero arrivi sul serio. Se storie del genere vanno bene per raccattare cuoricini su Instagram da parte di alcuni amici vip, ma non fanno bene alla causa.