La recente polemica sul Manifesto di Ventotene di Giorgia Meloni ha fatto scatenare l’opposizione, ma in molti hanno ammesso di conoscere poco o niente del Manifesto scritto da Ernesto Rossi e Altiero Spinelli. Durante un intervento alla Camera, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito il pamphlet “superato” e “espressione di una visione ideologica”, sostenendo che l’Unione Europea sia ormai “una costruzione a trazione socialista che non risponde più agli interessi dei cittadini”. Le sue parole hanno provocato una dura reazione dell’opposizione, con il segretario del Pd Elly Schlein che ha parlato di “un attacco ai valori fondanti dell’Europa”, mentre Giuseppe Conte ha accusato Meloni di “cercare di riscrivere la storia per fini politici”. E se fosse stato, invece, semplicemente un modo per distogliere l’attenzione dai temi di cui si stava parlando alla Camera? Lo abbiamo chiesto al giornalista e scrittore Luca Sommi, conduttore del talkshow Accordi&Disaccordi, che ha attaccato direttamente il comportamento della premier.

Perché, in sintesi, il Manifesto di Ventotene è così importante?
Perché è un simbolo, e i simboli non vanno toccati. Sui simboli non si entra in medias res. Se guardiamo e leggiamo il discorso di Pericle agli Ateniesi, che dovrebbe risalire al 431 a.C., vediamo il germoglio della democrazia, la sua infanzia. Ma non ci mettiamo a prendere parola per parola quel discorso, così come non prendiamo parola per parola la Bibbia, che ha dei passaggi drammatici. Quindi i simboli vanno lasciati stare. Di fatto, l’Europa non è diventata ciò che auspicava il Manifesto di Ventotene, ma quel documento è stato un auspicio durante la dittatura fascista. Andarlo a toccare proprio nella culla della democrazia, che è il Parlamento, è stato un errore strategico.
Secondo lei è stato un errore casuale?
No. In realtà, Giorgia Meloni ha agito in questo modo per coprire le tensioni interne alla sua maggioranza. Ieri, ad esempio, doveva rendere conto di Salvini, che non voleva darle il mandato al Consiglio europeo per votare Rearm Europe. Invece oggi parliamo solo delle sue uscite.
L’opposizione si è rivoltata e in Parlamento è scoppiata la bagarre. Non la stupisce, però, il silenzio di Mattarella?
Il Presidente della Repubblica è sempre stato chiaro su Ventotene. È andato a Ventotene. Non c’è altro da aggiungere: la presenza della più alta carica dello Stato a Ventotene, com’è accaduto qualche tempo fa, è un segnale evidente e abbastanza eloquente direi.
E le opposizioni?
Hanno reagito come si deve di fronte a chi contesta un documento uscito da menti lungimiranti, in un periodo segnato dalle leggi razziali e dalla dittatura. Il Manifesto di Ventotene ha dato un segnale contro il fascismo, e quel segnale conserva ancora oggi la sua sacralità. Chi non è con Ventotene è con il fascismo.
La Meloni ha espresso questa tesi bizzarra secondo cui l’Europa sarebbe una truffa socialista. Questo la avvicina volontariamente ed esplicitamente a Trump, che di recente ha usato parole molto dure contro l’Europa, tra cui proprio “truffa”?
La Presidente del Consiglio sta vivendo un momento difficile. Da un lato, ripete da due anni e mezzo che bisogna stare con Kiev fino alla vittoria, anche se di recente ha negato di aver mai parlato di vittoria, cosa smentita dai documenti ufficiali. Dall’altro, è vicina a Trump e non vuole allontanarsi dalla sua scia. È in una posizione complicata: se l’Europa prende una certa direzione, rischia l’irrilevanza; se smentisce se stessa, rischia di perdere credibilità.
Quella sulla vittoria di Kiev non è l’unica dichiarazione che la premier si è rimangiata. Nel 2016, per esempio, difendeva il Manifesto di Ventotene e criticava i politici del momento. Oggi le dichiarazioni politiche non valgono più?
Oggi la politica è assertiva, ma nessuno chiede conto della coerenza o della sua assenza. I politici possono cambiare idea da un giorno all’altro e negare ciò che hanno detto il giorno prima, anche se con il web tutto è verificabile. Ricordo che Meloni in campagna elettorale diceva di volere il presidenzialismo, che poi è diventato premierato. Diceva che avrebbe abbassato le accise, invece sono aumentate. Parlava di blocco navale, ma non l’ha mai realizzato. Oggi la coerenza non è più un valore della politica.

Barbara Spinelli, figlia di Altiero Spinelli, pur criticando Trump ha difeso il tentativo di arrivare a una tregua e a un accordo tra lui e Putin. In questo sembra essere allineata a Meloni. Non è uno smacco per l’opposizione?
Per tre anni i cosiddetti democratici hanno detto che l’Ucraina avrebbe vinto, ma era un’iperbole irrealistica. L’Ucraina non poteva vincere senza una guerra mondiale, quindi l’Europa aveva due opzioni: puntare su una vittoria insperabile o tentare una strada diplomatica, che finora non ha mai provato. Da quando Trump è tornato in campo, almeno si discute di un tentativo di pace.
Le faccio una domanda come la porrebbe un bambino: se un bullo mi ruba la merenda e ha un bastone, come posso risolvere il problema con il dialogo e non con le armi? È davvero fattibile la diplomazia con chi ha già dimostrato di voler invadere?
La difesa europea è un tema importante, ma costruire un esercito comune richiede anni e modifiche costituzionali. Riarmare i singoli Stati ora sarebbe solo uno spreco di denaro, perché ogni Stato ha politiche e lingue diverse. Questo slogan serve più a dimostrare che l’Europa è ancora viva, quando invece sta mostrando di non esserlo.
Parliamo di Accordi & Disaccordi. Lei ha invitato Alessandro Orsini, esperto riconosciuto, ma lo ha contrapposto a Bocchino. Non sarebbe stato più corretto metterlo a confronto con un altro esperto militare?
Purtroppo si cucina con ciò che si ha in frigo. Facciamo fatica ad avere ospiti che accettino il confronto, perché da noi ci sono domande, si deve argomentare e non si può procedere per slogan. Molti, per questo, evitano di partecipare.
Nell’ultimo capitolo del suo libro sulla Costituzione, La più bella, parla anche di una “Costituzione internazionale”, la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo. In che modo l’Italia di Meloni tradisce questi principi?
In primo luogo, cercando di stravolgere la Costituzione con una riforma senza capo né coda. Ma il problema non riguarda solo lei: tutti i governi hanno tentato di modificarla, mentre sarebbe sufficiente applicarla. Forse un punto fondamentale nel quale Giorgia Meloni sta tradendo la Costituzione riguarda l’articolo 3, quando nel comma 2 si dice che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Se tu da un lato cancelli l’ammortizzatore sociale, il reddito di cittadinanza che era certamente perfettibile come tutto, però era su quel solco lì, e dall’altro non acconsenti alla proposta delle opposizioni di garantire un salario minimo come si fa già in altri Paesi, per esempio la Germania, allora stai mettendo in ginocchio coloro che non ce la fanno.
Ultima domanda, visto che lei è anche un esperto di arte: quale opera rappresenta meglio la contemporaneità?
Senza dubbio Guernica di Picasso. È il manifesto della guerra, in bianco e nero, perché la guerra toglie il colore alla vita. Oggi è più attuale che mai.
