Le donne non si picchiano. Tranne la Elly Schlein. In senso metaforico e dialogico, ca va sans dire. Ma le sta prendendo da destra, da sinistra, da Giuseppe Conte e persino dal Pd. Metaforicamente è come se la Schlein fosse a terra e chiunque passi le assesti un calcio. Non, non è un bello spettacolo da vedere, anche perché l’armocromista deve rivedere tutti i suoi pantoni per farli concordare con il rosso sangue dal naso e con il blu violaceo dei lividi. Ella Schlein, inclusiva, democratica movimentista, colei che doveva dare ascolto alla base (almeno nella sua narrazione) ha appena pronunciato le seguenti parole: “Sulle liste per le elezioni europee decido io”, senza tenere conto delle correnti del Pd, che per quanto – e da tempo – si dica che dovrebbero scomparire sono sempre lì, godono di ottima salute e vogliono spartirsi il potere come hanno sempre fatto. Nessuno ha mai creduto alla scomparsa delle “correnti” e, sinceramente, ci siamo rotolati per terra dalla risate ogni qualvolta qualcuno ha accennato a questa palese minchiata.
È vero sì che Giorgia Meloni e i suoi accoliti vogliono prendere tutto il potere possibile, ma i maestri in questo campo sono sempre stati quelli del Pd. In questo la Schlein e la Meloni non sembrano molto diverse. Anzi, la Schlein, con quest’ultima uscita decisamente “decisionista” (leggere Carl Schmitt portato in Italia da quel genio di Gianfranco Miglio, per capire la portata “destrorsa” dell’affermazione: il “decisionismo” fu l’interpretazione culturale dello “stato di eccezione” che dieie i pieni poteri ad Adolf Hitler) per capire quanto la Schlein, addirittura, stia per somigliare al Matteo Salvini del Papeetee e la sua rivendicazione dei “pieni poteri”. D’altronde i movimentisti sono sempre stati così: chi ha avuto in sorte di frequentare i centri sociali lo sa. Sì: tagliano le zucchine e le melenzane tutti insieme, ma si sa benissimo chi sono i capoccia e chi no. E forse il Pd, oramai lontanissimo dalla base e dalle esperienze comunitarie ha preso la Schlein come una che ascolta gli altri: errore; quello è un mondo di capetti, di capibastone, di sussurri alle orecchie, di fame assoluta di potere. Se ne sono accorti e adesso la picchiano. La picchiano metaforicamente e la picchiano con la schwa, ma la picchiano.
Persino Giueseppe Conte, contravvenendo a tutte le diplomazie politiche è entrata a gamba tesa in casa della Schlein. “Deve cambiare il partito o il partito cambierà lei”. In questa affermazione c’è una grande verità e un grande misunderstanding. Che il Pd rieca a cambiare chiunque è un dato di fatto. Massimo D’Alema, da che doveva essere un rappresentante dei poveri, si è scoperto un mediatore nel commercio di armi che pensava ai milioni di euro. Walter Veltroni voleva fare del Pd un grande partito culturale di cultura e quello che ha ottenuto è fare film (lui) e scrivere libri (lui), libri e film che non sarebbe riuscito a produrre o a pubblicare se non avesse avuto, nel Pd, il ruolo che ha avuto. Tra le altro cose, il calcione rifilatole da Giuseppe Conte, pur inelegante, ha un fondamento: se qualcosa è stato fatto per i poveri è proprio quel reddito di cittadinanza, approvato durante l’alleanza con la Lega, che il Pd non ha mai visto di buon occhio. Elly Schlein è anzi molto simile a Luca Casarini, ex leader dei no-global, infine scoperto come uno qualsiasi che ruba nella cassetta delle offerte della chiesa. Elly Schlein e Luca Casarini: due capetti cresciuti con l’amore del potere negando in potere, in una sorta di ipocrisia svelata, facile da comprendere. La domanda è sempre quella: pensano ai poveri o al proprio potere? Vedremo. Intanto c’è in atto una lotta all’interno delle orripilanti “correnti” del Pd. La Schlein sta combattendo le correnti in nome dei poveri? Non lo sappiamo. Ma al momento non c’è dubbio che la “sparata” di Giuseppe Conte, che giudica a casa degli altri, sia più credibile di quella della Schlein. Che impegnata dall’armocromista non sa che, soprattuto al Sud, la gente rovista nei cassonetti. E si mette addosso quello che trova.