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“Contro il male non si negozia”: intervista totale al politologo Benjamin Harnwell che, tra Trump e Bannon, smonta i miti della nuova destra debole e richiama l’Occidente alle sue radici

  • di Michela Morellato Michela Morellato

  • Foto: Fb Ben Harnwell

17 agosto 2025

“Contro il male non si negozia”: intervista totale al politologo Benjamin Harnwell che, tra Trump e Bannon, smonta i miti della nuova destra debole e richiama  l’Occidente alle sue radici
Benjamin Harnwell, fondatore del Dignitatis Humanae Institute, ci parla di Donald Trump, Steve Bannon, della guerra in Ucraina e della necessità urgente di una contro-rivoluzione culturale europea: “Contro il male non si negozia”

Foto: Fb Ben Harnwell

di Michela Morellato Michela Morellato

Ben Harnwell è Fondatore del Dignitatis Humanae Institute , collaboratore di Steve Bannon e voce autorevole del conservatorismo europeo e cattolico anglosassone. Con alle spalle un progetto ambizioso come l’Accademia per leader conservatori nella certosa di Trisulti – ideata insieme a Steve Bannon – Harnwell si è imposto nel panorama europeo come un intellettuale coraggioso, capace di unire spiritualità, politica e visione culturale in una battaglia aperta contro il relativismo e il pensiero unico.
Lo abbiamo intervistato per capire dove sta andando la nuova destra, cosa resta della visione trumpiana, e quali sono le vere forze in gioco nel mondo post-pandemico e in piena transizione geopolitica. “La battaglia non è finita. E io e Steve Bannon non abbiamo intenzione di mollare", dice con fermezza.

Ben Harnwell e Michela Morellato
Ben Harnwell e Michela Morellato

Il caso Trisulti: luci e ombre di un progetto ambizioso
Nel 2019, il progetto venne travolto da un’inchiesta giudiziaria italiana. Le accuse? Frode nella fase di assegnazione del bando e inadempienze contrattuali per oltre 200.000 euro di canone non versato. La concessione venne annullata, e Harnwell denunciato.

Ma oggi, a distanza di anni, è un uomo assolto
Il tribunale penale di Roma mi ha assolto da tutte le accuse. La Corte ha stabilito che non ci fu alcuna frode, che i pagamenti furono effettuati e che il leasing venne ottenuto regolarmente

Tuttavia, la concessione non è stata ancora restituita. Il Consiglio di Stato ha annullato la sentenza favorevole per vizi formali, e la partita resta aperta
Abbiamo formalmente diffidato il ministero. Ogni singolo pretesto usato dal giudice è stato rigettato dal tribunale. Non ci fermeremo finché il monastero non sarà restituito

Ma cosa rappresenta davvero il monastero di Trisulti per Harnwell?
È una scuola di formazione. Un’accademia per chi crede nella necessità di difendere la civiltà occidentale e le sue radici cristiane. Vogliamo formare giovani leader pronti a difendere valori fondamentali che oggi sembrano dimenticati: Dio, famiglia, patria

Durante l’evento di Roma, dove ci siamo conosciuti, hai pronunciato una frase che ha lasciato tutti di stucco. Hai detto qualcosa che io stessa penso da molto tempo, soprattutto dopo aver vissuto in America: che il fascismo, in realtà, in Italia non è mai finito.
Esattamente, lo confermo con forza: il fascismo in Italia c’è ancora. Non parlo di nostalgici del Ventennio, ma di comportamenti e misure realmente fasciste attuate recentemente dal governo. Il regime imposto durante il Covid ne è l’esempio più lampante. Hanno letteralmente confinato in casa un intero popolo senza alcun processo o giudizio, una misura chiaramente autoritaria e fascista.
È un paradosso interessante: pensa che il partito che oggi incarna maggiormente l’eredità del fascismo storico, Forza Nuova di Roberto Fiore, è stato il più radicalmente contrario a questo tipo di restrizioni liberticide. Al contrario, coloro che si definiscono progressisti, liberali e democratici, hanno messo in atto misure così drastiche da sembrare impensabili persino sotto il regime mussoliniano. Quello che abbiamo vissuto è surreale: abbiamo assistito a democratici che, di fatto, hanno imprigionato l’intera nazione. Ecco cosa intendo quando dico che il fascismo esiste ancora oggi in Italia, e non dove lo si aspetterebbe.

Ben Harnwell e Michela Morellato
Ben Harnwell e Michela Morellato

Secondo Harnwell, sono stati i sedicenti “progressisti democratici” ad applicare politiche che “nemmeno Mussolini aveva osato”. Una provocazione? Forse. Ma la tesi è chiara: oggi, il vero totalitarismo avanza mascherato da buone intenzioni. La nostra conversazione si sposta quindi su Giorgia Meloni.

È davvero la nuova leader della destra conservatrice?
Si definisce conservatrice, ma oggi, nei nostri ambienti, è quasi un insulto. Dice di ispirarsi al partito conservatore britannico, ma quel partito è ormai un contenitore vuoto. Non rappresenta più i valori del vero conservatorismo

Vuole sentirsi un po’ una nuova Margaret Thatcher? Chiedo con tono ironico.
Non regge. Thatcher era una combattente per il libero mercato, una vera individualista. La Meloni non lo è. Il suo governo, al contrario, è una fotocopia del Draghi bis. Ha rinnegato le sue radici sovraniste per sedersi al tavolo degli eurotecnocrati

Secondo una tua valutazione pensi che l’occidente stia vivendo una crisi irreversibile?
Non so se la crisi dell’Occidente sia irreversibile, ma è evidente che stiamo vivendo una profonda perdita di identità. Le fondamenta più autentiche della nostra civiltà si basano su una fede storica: quella in Gesù Cristo. Quando questa viene rimossa, cosa resta davvero alla base della cultura occidentale? Il vuoto lasciato dalla fede non è rimasto tale. È stato riempito da una frenetica ricerca di nuove identità, di nuovi culti, spesso artificiali. Perché l’essere umano ha un bisogno profondo di appartenere a qualcosa, di sentirsi parte di un sistema di valori.
Ecco perché oggi assistiamo a una confusione culturale dilagante: si cerca disperatamente un senso, ma lo si cerca dove non può esserci radice.

Parlare di Dio, famiglia e patria è oggi considerato provocatorio?
Certo, perché evoca una memoria storica associata al fascismo. Ma è una trappola semantica. Una politica fondata su questi tre pilastri è una politica profondamente libera. I totalitarismi vogliono l’individuo solo e sradicato. Se hai Dio, una famiglia e una patria, sei già libero da ogni pretesa assoluta dello Stato.
I veri fascisti oggi non sono nostalgici del Duce. Sono le élite tecnocratiche, da Ursula von der Leyen in giù. Loro non vogliono Dio, né famiglia, né patria. Vogliono tutto, vogliono l’uomo nudo. Ecco perché Forza Nuova – sì, lo dico – potrebbe essere l’unica vera opposizione in Italia. La Dottrina Sociale della Chiesa ci insegna a scegliere il male minore. E oggi, quel male minore potrebbe essere l’unico argine al disastro progressista.

Nel frattempo, mentre attendete la restituzione del monastero, c’è qualche progetto su cui stai lavorando attivamente?
Assolutamente sì. Io e Steve Bannon stiamo lavorando insieme alla sua trasmissione “War Room”. È un podcast e programma televisivo che, nel panorama della politica americana, è costantemente tra i primi posti in classifica. È uno spazio di contro-narrazione, seguito da milioni di persone, dove si dà voce a ciò che i media mainstream censurano o distorcono. In un’epoca di omologazione e propaganda, è fondamentale offrire una prospettiva alternativa, radicata nei valori tradizionali.
 
Passiamo alla geopolitica. Doveva finire in 24 ore, diceva Trump, e invece la guerra tra Russia e Ucraina è ancora in corso dopo anni. Cosa è andato storto?
Trump è stato coraggioso nel dire pubblicamente ciò che in molti pensavano ma nessuno osava pronunciare: che Putin, in parte, andava compreso. Ma credo che anche lui abbia sottovalutato un aspetto cruciale: per la Russia questa non è una guerra qualunque, è una guerra esistenziale.
Dall’altro lato, per l’Occidente, per Ursula von der Leyen, per Macron, per gli altri leader europei… questa non è una guerra esistenziale. È un conflitto “delegato”, uno strumento geopolitico.
Ecco perché non poteva durare solo 24 ore. Putin non può permettersi di perdere. Per lui, per la Russia, arrendersi significherebbe il collasso interno.
 
È come dire che gli Stati Uniti, in una situazione speculare, non si sarebbero comportati diversamente? Tipo la baia dei porci a Cuba?
Esattamente. Gli americani non avrebbero mai permesso che la Russia si installasse militarmente a due passi dal loro confine. E non lo permetterebbero nemmeno oggi. Americani e russi, sotto certi aspetti, si assomigliano molto. Ecco perché mi lascia perplesso il fatto che i leader americani non abbiano previsto la reazione di Putin. Era chiarissimo che, al suo posto, anche gli Stati Uniti avrebbero reagito con forza. E invece hanno scelto deliberatamente di ignorare quel parallelismo. Perché? Forse perché, alla fine, questa guerra fa comodo a molti.
 
Cosa pensa della politica americana in Medio Oriente? Perché anche sotto l’amministrazione Trump sono proseguiti gli aiuti militari e finanziari a Netanyahu? C’è qualcosa che sfugge all’opinione pubblica?
Beh, direi che la classe politica americana è largamente influenzata, se non addirittura controllata, dal complesso militare-industriale. Questo sistema rappresenta un vero e proprio blocco di potere negli Stati Uniti, difficile da aggirare anche per un presidente determinato come Trump.
Trump, bisogna dirlo, è bravo in altre cose. La sua specialità sono gli accordi bilaterali con gli Stati, le negoziazioni commerciali, il rafforzamento dei confini contro l’immigrazione illegale. È un uomo d’affari, sa come stimolare l’economia interna e tutelare i lavoratori americani. Ma sul fronte militare, soprattutto quando si tratta di gestire l’apparato industriale bellico, non è esattamente nel suo elemento.
Per questo motivo molti dei suoi più stretti alleati politici, ad esempio Lindsey Graham, senatore del South Carolina, sono così influenti nella definizione della sua politica estera. Graham è profondamente inserito nell’apparato militare-industriale e ne difende gli interessi in modo efficace. Quindi, anche se gli istinti personali di Trump sono fondamentalmente pacifici, gli strumenti necessari per portare avanti una politica realmente diversa sono purtroppo nelle mani di quella potente lobby della guerra.
https://mowmag.com/?nl=1

Parliamo della famosa lista Epstein e della reazione di Trump che, secondo molti, è apparsa fin troppo evasiva. Cosa ne pensa lei? Trump, il grande combattente contro il sistema corrotto, sta forse mostrando un volto più oscuro? Sta anche lui scendendo a patti con il male?
La teoria complottista più radicale sarebbe quella che Epstein, con l’appoggio del Mossad, avrebbe portato tanti, tanti personaggi importanti nelle sue ville, specialmente sull’isola di Epstein, dove tutte le camere da letto erano sotto sorveglianza con telecamere nascoste. Epstein avrebbe provveduto a queste persone facoltose e famose — anche amici, in un certo senso — facendo avere loro ragazze minorenni, per poi ricattarli, consegnando questi video e registrazioni agli israeliani in cambio di soldi, influenza e potere.
C’è una domanda che rimane: dove sono finiti tutti quei video? Secondo le fonti dell’epoca, esisterebbero molti CD con queste registrazioni. Dove stanno queste registrazioni?

Bravo, dove stanno?
Il padre di Ghislaine Maxwell era un vecchio politico inglese del Partito Laburista britannico, parlamentare e imprenditore. Divenne un potente magnate dell’editoria. Dopo la sua misteriosa morte nel 1991, quando cadde dal suo yacht al largo delle Isole Canarie, esplose un enorme scandalo finanziario. Si scoprì che aveva illegalmente sottratto centinaia di milioni di sterline dai fondi pensione dei suoi dipendenti per nascondere il dissesto finanziario del suo impero editoriale. Parliamo di un ammanco stimato di circa 440 milioni di sterline, una cifra colossale all’epoca. Qualcuno dice che si sia suicidato.
Quando è morto, è stato seppellito sul Monte degli Ulivi in Israele, dove sei capi dell’intelligence israeliana dell’epoca hanno assistito al funerale. Anche il primo ministro israeliano di allora ha tenuto l’omelia. Ha commesso una frode colossale, criminale, eppure tutte queste personalità hanno partecipato al suo funerale. Perché? Dicono che fosse un agente molto importante del Mossad.
La figlia prediletta di Robert era Ghislaine. E non si sa come Epstein, senza alcuna formazione specifica, sia diventato il suo braccio destro. Era solo un insegnante! Come è possibile che una persona che non si è mai registrata come finanziere presso la SEC (Securities and Exchange Commission), e di cui non si conoscono fatture o clienti, alla sua morte avesse 550 milioni di dollari sul conto corrente?

Dove è finito tutto questo materiale?
Qualche giorno fa, durante una trasmissione televisiva americana, è stato intervistato Mark Epstein, il fratello di Jeffrey Epstein, e avrebbe dichiarato che entrambi i medici legali — quello del governo e quello incaricato dalla famiglia — erano d’accordo: non fu suicidio, ma omicidio. Io non sono tra quelli che pensano che ci siano registrazioni contro Donald Trump, anche perché i Democratici le avrebbero già usate per distruggerlo durante la campagna elettorale.
C’è qualcosa lì, in quelle documentazioni, di così potente che né il Partito Democratico né quello Repubblicano vogliono esserne coinvolti. Infatti, proprio oggi, lo speaker della House of Representatives, Mike Johnson, ha dichiarato che non permetterà un voto sulla declassificazione dei fascicoli. Non vuole nemmeno un’interrogazione parlamentare su Ghislaine Maxwell. C’è qualcosa di così incriminante che entrambe le ali dell’Uniparty non vogliono assolutamente toccare l’argomento. E se Trump permetterà che tutto questo venga insabbiato, senza rilasciare, come promesso, i documenti nella loro interezza, allora anche lui rischia di essere visto — nell’immaginario collettivo nazionale — come uno che ha qualcosa da nascondere.

Ben, in fondo, viene da chiedersi… sono forse tutti complici? Anche i media?
Certo che lo sono. Pensaci: i media americani hanno inseguito per anni le dichiarazioni dei redditi di Donald Trump – al punto da ottenerne la pubblicazione, un fatto senza precedenti per un presidente in carica. Eppure, quando si tratta delle tax returns di Jeffrey Epstein – documenti che potrebbero rivelare chi lo finanziava e quanto fosse estesa la sua rete – regna il silenzio più assoluto.
Non è curioso, Michela, che gli stessi giornalisti, gli stessi politici tanto ossessionati da Trump, non mostrino neppure un briciolo di curiosità per Epstein?Questa assenza di domande non è casuale: svela chi detiene davvero il potere negli Stati Uniti. Finché certi dossier restano sepolti, il sistema può continuare a proteggere se stesso.

Dunque, la vera notizia è che la notizia non esiste?
Esatto. Quando l’informazione tace, il potere ha già parlato.

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