Game over per Ursula von der Leyen? La presidente della Commissione europea rischia seriamente di “andare a casa”. Sulla sua testa pende infatti una mozione di censura, il corrispettivo della mozione di sfiducia parlamentare che tante volte abbiamo sentito in Italia. Che cos'è? Semplicissimo: un tentativo formale del Parlamento europeo di far cadere l'intera Commissione europea presieduta dalla Signora. La mozione è stata presentata da tale Gheorghe Piperea, eurodeputato rumeno del gruppo Conservatori e Riformisti Europei (Ecr, lo stesso di Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni), e appartenente al partito Aur: è lui l'uomo che rischia di stravolgere gli equilibri politici di Bruxelles. Già, perché mentre Piperea carica a testa bassa contro von der Leyen tra i conservatori c'è chi, come Fratelli d'Italia, non ha aderito all'iniziativa. A sostenere la crociata troviamo invece esponenti appartenenti al gruppo dei Patrioti (dove c'è Viktor Orban) e degli Europei per le Nazioni Sovrane (che, tra gli altri, include i tedeschi di Afd), entrambi tendenzialmente vicini alle posizioni politiche incarnate da Donald Trump.

Che cosa accadrà nei prossimi giorni? I deputati europei discuteranno in seduta plenaria la mozione presentata da Piperea, una mozione legata allo scandalo “Pfizergate” (vaccini) e a presunte violazioni di trasparenza e abuso di potere da parte della Commissione europea. Dopo il dibattito si terrà un voto nominale. Per far cadere la citata Commissione servono almeno due terzi dei voti espressi in Parlamento che rappresentino almeno la maggioranza di tutti i suoi membri (360). I principali gruppi parlamentari europeisti (Ppe, S&d, Renew) non sostengono la mozione, anche se ci sono alcune fratture interne. Già, perché l'occasione di “punire” von der Leyen è ghiottissima sia per una nutrita schiera di conservatori, contrari alle politiche migratorie della Signora e ancora inviperiti per la storia del Pfizergate, che per una buona parte della sinistra. In questo caso l'oggetto della contesa è il riarmo dell'Unione europea: tutti quelli che hanno criticato Bruxelles e il suo Rearm Europe avranno modo di punirne l'autrice. Detto altrimenti, la svolta militarista dell'Europa e le continue consegne di armi a Kiev hanno rotto il caz*o a tutti: al tandem sinistra-verdi, agli Usa (che vorrebbero trattare con Putin la fine del conflitto in Ucraina), alla Russia (che percepisce le misure di Bruxelles come una aperta minaccia). La mozione è quindi una specie di boccone (politico) avvelenato perché è stato messo sul tavolo dai conservatori ma trova d'accordo anche tanti altri eurodeputati contrari al riarmo...
È qui che torniamo agli Usa, alla Russia e al semi sconosciuto Piperea. Trump cerca da mesi un contatto diretto con Putin. L'obiettivo? Un cessate il fuoco in Ucraina. Il governo di Volodymyr Zelensky non vuole però smettere di combattere, sorretto nelle intenzioni (e anche sul campo) da Bruxelles. Mosca invece potrebbe accontentarsi dei territori fin qui conquistati, ma finché non ci sarà un vero negoziato i suoi missili, le sue bombe e i suoi droni continueranno a cadere sul territorio ucraino. Basta unire i punti e scopriamo che l'ostacolo comune al piano di Trump e Putin (negoziati) si chiama von der Leyen. Sono stati loro, dunque, che hanno ordito il “complottone” per farla cadere? Non ci sono prove a sostegno di tale ipotesi, anche se Piperea era uno dei tanti conservatori europei presenti alla conferenza Cpac di Washington, un evento legato all'estrema destra e al mondo trumpiano. E ancora, altro caso curioso: Piperea ha difeso Calin Georgescu – il politico escluso dalle elezioni europee 2025 in Romania per presunti legami con l'estremismo e dichiarazioni filorusse - e fa parte del suo stesso partito. Per completare il quadro di estromissione di von der Leyen era tuttavia necessario anche indebolire il primo ministro spagnolo Sanchez, forse il più grande nemico della tecnodestra Usa al mondo: detto, fatto (problemi giuridici a non finire). “I burattini di Putin nel Parlamento europeo stanno cercando di minare l'unità dell'Europa e di far cadere la Commissione in tempi di turbolenze globali e crisi economica”, ha intanto tuonato Manfred Weber, leader dei popolari. E se dovesse cadere la Signora Ursula chi prenderà il suo posto? C'è chi sussurra a bassa voce il nome di Mario Draghi e chi fa quello di Christine Lagarde: due tecnici che potranno pensare all'economia smettendo di invischiarsi negli affari geopolitici.
