È uno dei momenti più delicati dell'Unione europea. Gli Stati Uniti di Donald Trump hanno appena imposto dazi del 20% sui prodotti importati dal Vecchio Continente. Rabbia, preoccupazione, sconcerto si sono impossessati dei palazzi del potere di Bruxelles. Da Berlino fanno subito notare che la decisione del presidente statunitense avrà lo stesso impatto dell'attacco russo in Ucraina. “Sono gli aumenti tariffari più destabilizzanti degli ultimi novant'anni”, ha dichiarato Robert Habeck, ministro dell'Economia della Germania, chiamando tutti i Paesi membri a una reazione compatta e decisa. Peccato che non sia avvenuto niente di simile. Anzi: a livello comunitario gli alti burocrati dell'Ue hanno minacciato di imporre – e imporranno – contro dazi all'indirizzo di Washington alimentando ulteriormente una guerra commerciale che l'Europa non può vincere nemmeno sbaglio. A livello di singoli Stati, ciascun governo si è mosso in ordine sparso. In Italia, per esempio, Giorgia Meloni ha spiegato che “i dazi non sono poi questa catastrofe”. In Spagna, invece, c'è chi, in meno di 24 ore dalla mossa di Trump, ha fornito una concreta risposta politica all'economia del proprio Paese. Il primo ministro spagnolo, il socialista Pedro Sanchez, non ha perso tempo in minacce irrealizzabili e deleterie nonchalance. Mentre i leader delle destre sovraniste europee erano ancora lì a leccarsi le ferite dal tradimento inflitto dalla tecnodestra di Trump, e quelli di sinistra si dimostravano non pervenuti, Sanchez era l'unico che stava facendo qualcosa di sensato.

In patria lo chiamano “el guapo”, il bello, e non è difficile capire il motivo. Sanchez ha una faccia da attore e un fisico da atleta. In ogni caso non sono soltanto i suoi quasi 2 metri di altezza o il suo sorriso smagliante a elevarlo ben al di sopra degli altri leader europei di sinistra. Sono, semmai, le misure che utilizza per rispondere alle crisi – economiche, politiche e diplomatiche – che interessano l'Europa. Già, perché Sanchez il bello non solo ha attaccato Trump in maniera intelligente (“Le conseguenze di questa guerra commerciale saranno enormi, specie per chi l’ha provocata”, ha dichiarato), ma ha anche (e soprattutto) varato un maxi piano di rilancio per sostenere l'economia della Spagna di fronte agli inevitabili effetti delle tariffe Usa. Tra fondi, garanzie, prestiti e linee di credito, il governo spagnolo ha stanziato oltre 14 miliardi di euro per sostenere le aziende colpite dai dazi e i lavoratori che rischiano il proprio posto. Non è ancora finita, perché Sanchez, in tempo record, ha proposto di investire su un fondo comune europeo da finanziare con i ricavi degli extra-dazi. Altro che prepararsi a una guerra commerciale o mobilitare 7-800 miliardi in armi: servono garanzie per interi settori economici, aziende e lavoratori. Sanchez lo ha capito prima di tutti: la sinistra europea non ci è ancora arrivata.

La sinistra europea farebbe quindi bene a prendere appunti dall'agenda Sanchez. Parliamo infatti di un leader bello ma anche bravo. Non si potrebbe definire altrimenti uno che, nel 2019, ha riportato il Partito Socialista Spagnolo a vincere le elezioni dopo 11 anni di vacche magre. Attenzione: quando parliamo di Pedro Sanchez non dovete immaginarvi un politico forgiato in qualche fabbrica siderurgica nella periferia di Madrid, né uno di quelli che va in giro con falci e martello riprodotti sulle spillette da attaccare a giacche sgualcite e fuori moda. El Guapo viene da una ricca famiglia madrilena; ha una laurea in Economia e Commercio; vanta un master in politica economica europea e in pubblica amministrazione; è stato professore, portavoce all'Europarlamento e poi politico locale. In termini di stile è una specie di “Obama d'Europa”, solo con le idee molto più chiare e concrete rispetto a quelle troppo da storytelling dell'ex presidente Usa. Con lui la Spagna vola come non faceva da anni. Nel 2024 il pil del Paese è aumentato del 3,2%: più di quello di Germania (- 0,2%), Francia (1,1%), Italia (0,5%) e Regno Unito (0,9%). L'Economist ha classificato quella spagnola come l'economia con le migliori performance al mondo, nonché responsabile del 40% della crescita dell'Eurozona nel 2024. “Il modello spagnolo ha successo perché è un modello equilibrato, e questo è ciò che garantisce la sostenibilità della crescita”, ha invece spiegato Carlos Cuerpo, ministro delle Imprese nel governo di coalizione guidato dai socialisti di Sanchez. Il segreto? Madrid sta usando e ha usato al meglio i fondi europei del programma Next Generation (circa 163 miliardi di euro), investendo denaro, per esempio, nel sistema ferroviario nazionale, nelle zone a basse emissioni nelle città, nel settore dei veicoli elettrici e nei sussidi per le piccole imprese. Ha poi aperto le porte alla Cina (che ha investito in campo energetico e automobilistico) nel momento in cui Bruxelles si allontanava da Pechino e, last but not least, ha saputo ridistribuire la ricchezza accumulata. Nel frattempo le tecnodestre sono irritate dal guastafeste Sanchez. Che, nel deserto poltico e valoriale della sinistra europea, è ormai diventato un gigante.
