Ciao ragazzi! Oggi faccio una cosa che per me non è facile: parlare apertamente di qualcosa che mi sta molto a cuore, ma su cui da un po’ provo disagio. E alla fine ho deciso di farlo, perché sento che è arrivato il momento. Io frequento i Pride da quando sono molto giovane. Mia mamma (Ornella Muti, ndr) mi ci portava, ed ero sempre lì in prima fila con lei, entusiasta, felice di essere parte di qualcosa di importante. Ne ho fatti in tutto il mondo. Sono bisessuale, e mi è sempre piaciuto partecipare, sostenere i diritti – i diritti, non la sessualità. Parlo del diritto di essere e di amare chi si vuole, di vivere la propria identità con libertà e dignità. Ma da un po’ di tempo mi chiedo: cosa c’entra tutto questo con il mostrare il buco del culo, darsi le sculacciate, andare in giro nudi? Davvero, non riesco più a capire dov’è il confine tra lottare per i diritti e mettere in scena pubblicamente la propria sessualità. Quando è successo che il Pride si è trasformato in una sfilata dove l’unica cosa che sembra contare è l’esibizione del sesso? Io, da bisessuale, non mi sento rappresentata da tutto questo. Anzi, inizia a sembrarmi tutto il contrario di quello per cui ho sempre marciato.

Per spiegare meglio quello che provo, uso un esempio forte – e so già che qualcuno lo criticherà – ma per me è chiarissimo. Evacuare è una funzione naturale, fondamentale per il nostro corpo. Per me, la mattina, farlo con soddisfazione è una delle cose più belle e salutari che ci siano. Ma non per questo vado a farlo per strada. Allo stesso modo, fare l’amore, amare chi vogliamo, è meraviglioso. Ma non lo facciamo in piazza, davanti a tutti. Allora mi chiedo: perché in un Pride, che dovrebbe parlare di diritti e dignità, ci sono persone che si spogliano, che si mettono in mostra in modo così esplicito, che trasformano la manifestazione in una sorta di spettacolo sessuale? Questa non è libertà. Questa non è lotta. E soprattutto, questo non ha nulla a che vedere con i diritti. È un’esibizione, e secondo me sminuisce tutto ciò che il Pride dovrebbe rappresentare. Per questo motivo, con dispiacere ma con convinzione, dico che non parteciperò più ai Pride, almeno finché continueranno a prendere questa direzione. Non perché non credo nei diritti – al contrario. Ma proprio perché ci credo davvero, e non voglio che vengano ridicolizzati.
