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IL PRIMO ARTICOLO SERIO di un giornale italiano su André Ventura, futuro leader della destra europea

  • di Pippo Russo Pippo Russo

7 luglio 2025

IL PRIMO ARTICOLO SERIO di un giornale italiano su André Ventura, futuro leader della destra europea
Ex seminarista, commentatore calcistico e adesso capo dell’estrema destra portoghese: André Ventura è il volto nuovo (e inquietante?) della destra europea. Ha fondato un partito personale, Chega!, e lo ha portato a diventare seconda forza in Parlamento. Ma l’Europa continua a sottovalutarlo, perché “è solo uno che parlava di calcio”

di Pippo Russo Pippo Russo

L’opinione pubblica europea non ha fatto abbastanza i conti con la figura di André Ventura. E invece dovrebbe tenere maggiormente in conto questo giurista portoghese che, inventandosi un partito personale (Chega!), ha elevato l’estrema destra del suo Paese al rango di seconda forza parlamentare. Ma è soprattutto lo spessore del personaggio a destare interesse. Perché stiamo parlando di una leadership che si presenta come un caso di studio dalla rilevanza non soltanto locale. E anzi, proprio il contesto locale è la chiave di lettura determinante per comprendere la peculiarità di questa leadership politica. La perifericità del Portogallo – da leggersi sia in termini di non adeguata centralità geopolitica, sia in termini di bassa copertura mediatica globale – fa da contesto alla rapida ascesa di questo signore dell’estrema destra europea che il resto d’Europa insiste a considerare una figura minore. Ma il carattere di provincia del continente cui Lisbona è stata confinata con l’avvio del Secolo Breve è anche il velo che nasconde, alle opinioni pubbliche europee, il germinare di un’estrema destra fra le dure e pericolose dell’intero continente. Rispetto a un panorama di movimenti aggressivi della destra radicale, ormai inclini a una violenza da strada che si è fatta quotidiana, Chega! e Ventura rischiano persino di essere il volto presentabile. In realtà, si tratta delle dimensioni distinte di un medesimo fenomeno. Che va studiato mettendo al centro dell’attenzione proprio il leader, in quanto soggetto rappresentativo di un crescente sentire di destra estrema nel Paese. Giurista, ex seminarista, commentatore calcistico – André Claro Amaral Ventura nasce nel 1983 a Alguerão-Mem Martins, una freguesia (unità amministrativa che nell’ordinamento portoghese è subordinata alla municipalità) del comune di Sintra. Figlio del titolare di un negozio di articoli ciclistici e di un’impiegata d’ufficio, il giovane André mostra un primo atto di ribellione quando si tratta di entrare in seminario e intraprendere la strada che porta verso l’abito talare. Che detto così, si sarebbe portati a pensare che i genitori volessero un figlio prete e invece lui recalcitrasse. Nossignori: è stato l’esatto contrario. I genitori, che pure non vengono descritti come portatori di idee politiche particolarmente progressiste, decidono di non battezzare il piccolo André. Vogliono che sia lui a scegliere quale religione abbracciare, sempre che voglia abbracciarne una, quando sarà in grado di discernere. Dunque, Ventura cresce agnostico. Ma poi, all’età di 14 anni, giunge la svolta. Succede che il ragazzo entra per la prima volta in una chiesa cattolica e viene colto da una folgorazione mistica. Del conflitto coi genitori per entrare in seminario è stato detto. Va aggiunto che la prospettiva di proseguire con la carriera ecclesiastica si dissolve presto. All’età di 17 anni André Ventura decide di abbandonare il seminario, pur mantenendo una fervente fede cattolica che riverserà nell’impegno politico. Le notizie biografiche riferiscono che dietro quella scelta ci fosse una ragazza, per la quale il mancato seminarista aveva perso la testa.

André Ventura leader di Chega! in Portogallo
André Ventura leader di Chega! in Portogallo foto Facebook

Abbandonato il seminario, e dopo aver completato gli studi superiori, Ventura sceglie di intraprendere gli studi universitari in Diritto. Consegue la laurea presso l’Universidade Nova di Lisbona, poi un dottorato a Cork (Irlanda). Mette a frutto quegli studi sia per avviare la carriera universitaria, sia per esercitare la professione legale. A spiccare è il fatto che, nei suoi primi scritti, il futuro fondatore e leader di Chega! esprime posizioni progressiste. Un giornalista del quotidiano Diario de Noticias riesce a consultare la tesi di dottorato che Ventura ha difeso nel 2013 presso l’Università di Cork e fa scoperte sorprendenti: il quel momento, il futuro leader dell’estrema destra portoghese bolla con termini negativi ciò che etichetta come “populismo penale”, mostra preoccupazione per l’estensione dei poteri di polizia in conseguenza degli attentati dell’11 settembre, e lamenta la stigmatizzazione delle minoranze. Soltanto sei anni dopo si batterà per la castrazione chimica degli stupratori e per la deportazione degli immigrati irregolari. La virata di posizioni politiche fra il Ventura 1 e il Ventura 2 è clamorosa. Ma prima di arrivare alla svolta verso il radicalismo di destra, è indispensabile soffermarsi su un altro elemento che compone il profilo pubblico di André Ventura: quello di commentatore calcistico. Tagliare trasversalmente la pillarization calcistica – Nel passato del leader di Chega! c’è un’importante fase da commentatore calcistico televisivo. Più esattamente: da commentatore calcistico di parte, poiché ai dibattiti televisivi Ventura partecipava da tifoso e pubblico difensore del Benfica. È questo il ruolo che gli ha consentito di edificare una fama da personaggio pubblico. Si tratta di un aspetto che viene invariabilmente rimarcato dalla stampa estera. E ogni volta si coglie in filigrana un atteggiamento ironico, anche apertamente snob. «Come avranno fatto, i portoghesi, a fidarsi di uno che faceva il commentatore-tifoso di calcio?», è l’interrogativo che di volta in volta si coglie. Un atteggiamento che definire superficiale è già benevolo. E non soltanto perché riflette un pregiudizio privo di fondamento – perché mai un commentatore calcistico non dovrebbe possedere la stoffa del leader politico? A falsare la capacità di giudizio è, ancora una volta, la pigrizia intellettuale di chi non compie lo sforzo di conoscere un po’ più a fondo la realtà portoghese. Una realtà nella quale il calcio, oltre a essere un pezzo fondamentale della cultura nazionale, ha anche un forte potere strutturante delle identità e delle fratture interne alla società nazionale. Serve dunque soffermarsi un attimo a approfondire questo aspetto dell’identità culturale portoghese per cogliere l’importanza che, nella costruzione del profilo pubblico di André Ventura, ha avuto il ruolo di commentatore calcistico. Il calcio portoghese ha una struttura alquanto strana. Comprende tre grandi club di dimensione europea. Da una parte si trovano i due principali club della capitale, Lisbona: il Benfica, che è il club più popolare sia in patria che presso la vasta diaspora lusitana; e lo Sporting, che fino all’inizio degli anni Ottanta contendeva all’altro club della capitale l’egemonia sul calcio nazionale. Dall’altra parte c’è il Porto, che oltre a rivendicare un’idea di dinamismo nortenho del Paese è anche il protagonista di un’ascesa vertiginosa a partire dagli anni Ottanta. Sotto la presidenza de Jorge Nuno Pinto da Costa, e limitatamente agli oltre quarant’anni della sua durata, il Porto è diventato il club portoghese più vincente in patria e all’estero. Il rimescolamento delle gerarchie calcistiche è stato talmente potente da spostare l’asse della principale rivalità calcistica nazionale dalla dimensione interna alla capitale (Benfica-Sporting) alla direttrice centro-periferia (Benfica-Porto). Dietro questi tre grandi club, in Portogallo, c’è praticamente il vuoto. Con l’eccezione dei due club della regione del Minho (Sporting Braga e Vitória Guimarães, società di media grandezza), il panorama del calcio portoghese è fatto di realtà piccole e piccolissime. Un parametro di questo squilibrio strutturale è dato dall’albo d’oro del campionato portoghese. Dacché esiste il torneo a girone unico, la vittoria finale è stata sempre appannaggio di una delle tre grandi con due sole eccezioni: Il Belenenses (terza società di Lisbona) nel 1945 e il Boavista (seconda società di Porto) nel 2001. Il quadro che ne sortisce è quello di un Portogallo calcisticamente diviso in tre chiese monoteiste, che per di più sono fra loro accese rivali. Senza tema di esagerare, è come se, intorno al pallone, la società nazionale portoghese avesse organizzato il suo verzuiling, la struttura di coesistenza separata per identità politiche e religiose che ha caratterizzato, fra le altre, la società olandese e quella belga.

André Ventura con i suoi sostenitori
André Ventura con i suoi sostenitori foto Facebook

Queste fratture calcistiche, da cui è solcata trasversalmente la società portoghese, trovano riflesso nell’arena del calcio televisivo. È frequente la situazione per cui, nello studio televisivo, è ospitata una triade di commentatori di parte: uno per il Benfica, uno per il Porto e uno per lo Sporting (elencati in ordine alfabetico di club, ché nessuno abbia a offendersi). Il compito di ciascuno è molto semplice: difendere oltre ogni ragionevolezza la propria parte calcistica e accapigliarsi con gli altri due in una disputa senza esclusione di colpi. Può capitare che in quegli studi televisivi si raggiunga una temperatura dialettica da battaglia. Di sicuro, per chi attraversa quelle arene, è un’esperienza che tempra un’attitudine al confronto-scontro buona a convertirsi in risorsa da usare in altre arene del confronto. Altrettanto certo è che si matura un’impareggiabile tempra populista. Ecco, André Ventura ha forgiato un profilo da personaggio pubblico in quelle arene. Lo ha fatto da difensore della causa benfiquista, ciò che in linea di principio avrebbe dovuto danneggiarlo per un motivo ben intuibile: diventi popolare presso “i fedeli” della tua chiesa calcistica, ma al tempo stesso sei un nemico pubblico per i fedeli delle altre due chiese del calcio lusitano. E invece, una volta diventato leader politico, Ventura è stato capace di unificare gli umori dell’elettorato portoghese di estrema destra tagliando trasversalmente le tre chiese calcistiche. Un titolo di merito che, per chi conosce la realtà portoghese, ha qualcosa di straordinario. È anche un dettaglio che dovrebbe spiegare molte cose, riguardo alla capacità di leadership di Ventura. E invece all’estero continuano a ironizzare sull’ex commentatore calcistico. Alla rubrica che riguarda il Ventura commentatore televisivo vanno aggiunte almeno altre due annotazioni. La prima riguarda la diversificazione tematica: a partire da un certo momento anche le questioni di politica penale entrano nello spettro d’interesse, ciò che è indice di un’accresciuta sensibilità verso una tematica cara all’elettorato di destra. L’altra annotazione riguarda i canali televisivi presso i quali Ventura si cimentava in modo prevalente: Benfica TV, il canale tematico del club encarnado, ma soprattutto CMTV. Quest’ultimo è il canale televisivo del Correio da manhâ, organo di stampa dell’editoriale Cofina. Si tratta del quotidiano più diffuso in Portogallo, di tendenza tabloid britannico e piuttosto spostato verso destra. A marzo 2020, mentre la pandemia prende a colpire alla cieca, Ventura viene messo alla porta da CMTV. «Decisione editoriale», è la motivazione che, sulle prime, viene data in pubblico dalla direzione editoriale di Cofina. Ma è soltanto un attimo, prima che emergano le vere ragioni dell’allontanamento. Con un’eleganza eccessiva, rispetto al tenore delle esternazioni di Ventura, viene comunicato che «sono state oltrepassate alcune linee rosse». Fra i tanti elementi di questo oltrepassamento vi è l’atteggiamento dialetticamente aggressivo nei confronti della comunità rom. Un tema che torna in ballo nel prossimo paragrafo.

André Ventura a una manifestazione di Chega!
André Ventura a una manifestazione di Chega!

La svolta a destra e il partito personale – si è già detto che il leader di Chega! non è stato collocato sempre all’estrema destra dello spazio politico portoghese. Gli estratti della sua tesi di dottorato mostrano posizioni progressiste. Cosa sia successo dopo allora, soltanto lui potrebbe dirlo. La cosa certa è che Ventura si sposta verso l’estremo opposto del campo politico, ma lo fa progressivamente. Dapprima staziona lungamente nella casella della destra moderata come esponente del Partido Social Democrata (PSD). Quella militanza lo porta a intraprendere una carriera politica di livello locale, dove spende il peso della fama conquistata da commentatore televisivo. Nelle file del partito laranja (arancione, il colore del PSD) arriva a candidarsi come consigliere comunale a Loures, nel 2017. Ma in quel momento la sua traiettoria verso l’estrema destra si è già consumata. E ancora una volta è la sua ossessione per i ciganos il termometro di questa traiettoria. Le sue esternazioni contro la comunità Rom, accusata di vivere in modo parassitario, si fanno sempre più virulente e finiscono per mettere in allarme gli esponenti della sua stessa coalizione, che oltre al PSD vede la partecipazione del CDS-PP (Partido do Centro Democrático Social-Partido Popular). Alla vigilia delle elezioni municipali il CDS-PP ritira l’appoggio a Ventura. Invece il PSD lo mantiene, anche se non si sa con quanta convinzione. Il seggio da consigliere della Câmara Municipal di Loures viene conquistato. Ma a quel punto l’avvocato e docente di diritto, che deve la fama al ruolo da commentatore televisivo di cose calcistiche, ha già deciso di prendere la propria strada. Soltanto un anno dopo aver conquistato il seggio da consigliere municipale, Ventura fonda un partito personale. E nella scelta del nome opta per un’esclamazione che dà voce all’esasperazione e alle paure del ceto medio impoverito portoghese. Che è uno strato alquanto vasto della popolazione nazionale e ha vissuto molto male questo primo quarto di nuovo secolo. Va ricordato che già all’inizio degli anni 2000 l’economia portoghese veniva data come la grande malata dell’Eurozona. Lo era da prima che emergesse in tutta la sua virulenza la crisi greca, e che venisse reso noto il taroccamento dei bilanci da parte del governo di Atene. Né è stata, per i portoghesi, una grande consolazione scoprire che, nella Comunità, ci fosse qualcuno messo peggio di loro. Inoltre, dopo il periodo (2011-2014) in cui l’economia portoghese è stata praticamente retta dalla troika formata da Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale, il rilancio economico è passato anche per l’attrazione di persone e capitali, fatta attraverso l’offerta di condizioni estremamente favorevoli in termini di opportunità di investimento e fiscalità. L’effetto è stato trasformare il Portogallo, già da tempo a rischio di overtourism grazie all’estrema competitività dei costi di permanenza, in un buen retiro per pensionati provenienti da ogni angolo d’Europa, ma soprattutto in un vasto mercato immobiliare da mettere a disposizione non soltanto dei colossi della finanza internazionale, ma anche dei cacciatori di Golden Visa. Il riferimento alla politica dei “visti d’oro”, che per il Portogallo è stata un’esagerata fonte di finanziamento, ci porterebbe molto lontano e sarà tema di un prossimo articolo. Ciò che qui va rimarcato è la preferenza per il settore immobiliare da parte degli investitori in Golden Visa. Il combinato disposto di tutto ciò è un Paese che viaggia a ritmo forsennato verso la gentrificazione, dove i costi dei consumi sono sempre più fuori dalla portata della popolazione locale e, soprattutto, l’alloggio è diventato un miraggio. È in questo quadro che attecchisce l’offerta politica di Ventura. Che usa il nome del partito per dar voce al sentire diffuso presso quella vasta parte fragilizzata e impaurita di Portogallo: «Basta!». La prima prova elettorale sono le elezioni europee del 2019, che si risolvono in un insuccesso. Ma poi nello stesso anno, mese di ottobre, matura il primo risultato rilevante in occasione delle elezioni politiche: Chega! raccoglie quasi 68mila voti (1,36%) e conquista un seggio nell’Assemblea nazionale. Ovviamente, quel seggio è di Ventura. Per la prima volta dal ritorno dalla democrazia, l’estrema destra antisistema torna a marcare una presenza in parlamento. Ma non è certo un punto d’arrivo. Anzi, per Ventura è l’avvio di un’ascesa che fin qui non ha (quasi) conosciuto frenate. L’inarrestabile ascesa – Un segnale forte arriva in occasione delle elezioni presidenziali di gennaio 2021. In Portogallo il presidente della repubblica è una figura rappresentativa, priva di poteri incisivi, ma viene eletto dal voto popolare. In quella circostanza l’esito del voto conferma i pronostici: l’uscente Marcelo Rebelo de Sousa, giurista di area PSD, viene confermato battendo largamente (60,6%) la concorrenza della candidata socialista Ana Martins Gomes (12,9%), ex diplomatica e parlamentare europea che si è distinta nella lotta contro la corruzione e la finanza offshore. Ciò che invece spiazza è la terza posizione acquisita da Ventura, con una percentuale (11,9%) molto prossima a quella della candidata socialista. Lo shock è grande. Anche perché, nel frattempo, Ventura ha sfoderato la versione più radicale di sé stesso: castrazione chimica per gli stupratori, deportazione degli immigrati irregolari, pronunciamenti contro aborto e eutanasia, pronunciamento per una drastica riduzione dell’immigrazione di matrice islamica nell’Unione Europea. Che quasi il 12% dei portoghesi veda in lui il possibile capo dello stato è un barometro di come si stiano spostando gli umori del popolo lusitano. Col passare dei mesi quel barometro segnala che il consenso per Chega! e il suo leader non è episodico né di breve durata. Le elezioni politiche del 2022 registrano un’ascesa del partito di Ventura al 7,77%. I seggi nell’Assemblea passano da uno a due. Ma a dargli una mano è soprattutto la profonda instabilità politica del Portogallo, che per ben due volte va a a elezioni anticipate nel 2024 e nel 2025, sempre per ragioni legate al cortocircuito nel rapporto fra politica e affari. Nel voto politico del 2024 si ha un ulteriore salto in avanti nel grado di consenso fatto registrare da Chega!: dal 7,77% del 2022 si passa al 17,02% (e i voti passano da 91.889 a 224.493). A questo punto il partito guidato da Ventura è la quarta forza parlamentare portoghese. Questo crescente peso politico rende il leader persuaso che calcare i toni è una condotta premiante, e che evidentemente c’è una quota (crescente) di società portoghese pronta a sentirsi dire certe cose. Va in questo senso anche la campagna di comunicazione social del partito. Toni alti, divulgazione di notizie che sovente non reggono la prova del fact checking, ma soprattutto una sfida sistematica ai tabù su cui si fonda la democrazia nata dall’emancipazione rispetto al regime dittatoriale di António Salazar. Durante uno dei tanti interventi in Assemblea nazionale, Ventura afferma che, rispetto al 1975 (anno della Rivoluzione dei Garofani, che ha riportato la democrazia in Portogallo), il Paese ha registrato un netto arretramento nell’Indice di Sviluppo Umano: dal 23° posto dell’anno in cui si è chiusa l’éra dell’Estado Novo, al 41° posto del 2015. Si tratta di argomenti che suonano benissimo non soltanto per chi non ha mai nascosto la nostalgia per il regime di Salazar, ma anche per quella vasta fascia di portoghesi che associano la loro sofferenza ai limiti di un regime democratico che insiste a parlare il linguaggio dei diritti e delle opportunità, ma senza porre rimedio alla sofferenza di chi rimane indietro. La grande capacità di reggere la scena – La leadership di Ventura è ormai consolidata. Viene costruita su una capacità comunicativa di elevato livello. Anche agli avversari politici tocca riconoscere che il presidente di Chega! possiede capacità oratorie superiori alla media. Lui ne è consapevole. Soprattutto, capisce che può osare, spingersi a lanciare provocazioni che nessuno mai immaginerebbe. Fra le più pesanti c’è quella che ha come obiettivo il presidente della repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa. Succede nel 2024, nei giorni che precedono la celebrazione del 25 Aprile (che in Portogallo è festa nazionale come in Italia). Durante un’iniziativa conviviale tenuta coi corrispondenti della stampa estera, Marcelo (come affettuosamente lo chiamano i portoghesi) riconosce che il suo paese si è macchiato di crimini durante l’era coloniale e avanza l’ipotesi di un atto di riparazione verso i popoli che ne hanno subito le conseguenze. L’esternazione del presidente provoca critiche trasversali dai partiti portoghesi. Ma Ventura si spinge oltre e etichetta il capo dello stato come traditore della patria. Aggiunge che, se la costituzione portoghese lo consentisse, Chega! chiederebbe la destituzione di Marcelo Rebelo de Sousa. Il dibattito parlamentare che si scatena intorno alla dichiarazione di Ventura è praticamente un “uno contro tutti”. Ma la cosa davvero notevole delle scene che seguono è l’imperturbabilità del leader dell’estrema destra parlamentare portoghese. Si lascia scivolare addosso critiche ferocissime, discute coi suoi come se stesse affrontando una qualsiasi seduta parlamentare. Però, in filigrana, si legge la grande soddisfazione: ha monopolizzato il dibattito parlamentare, catalizzato l’attenzione su di sé, forzato i partiti presenti in Assembleia da República a discutere di un concetto di patria i cui contenuti sono dettati dall’estrema destra. La presenza pubblica di Ventura ha proprio queste caratteristiche: una grande capacità di occupare la scena e dominarla. È grazie a questo talento che Chega! continua a macinare successi elettorali. Invero, una battuta d’arresto si ha con le Europee del 2024. Il partito ottiene il 9,79%, una quota che permette di acquisire due seggi nell’Europarlamento e il terzo posto fra i partiti. Ma rispetto al 17,02% delle Politiche di pochi mesi prima è un netto arretramento. In quei giorni si diffonde l’idea che Chega! possa avere esaurito la spinta propulsiva. Lo stesso Ventura pare abbastanza deluso. Ma non demorde. Inoltre, le vicende della politica portoghese gli danno una mano. A poco più di un anno di distanza si torna a votare per l’Assembleia da República. È il 18 maggio 2025 e il risultato che esce dalle urne è un terremoto politico. Il partito di Ventura riceve 1.438.554 voti. In termini percentuali (23,74%) è la terza performance dietro quella di Aliança Democrática (la coalizione di centro-destra guidata dal premier uscente Luís Montenegro, che così si guadagna la conferma), che conquista 2.008.488 voti corrispondenti al 33,15%, e al Partido Socialista guidato da Pedro Nuno Santos, che colleziona numeri di pochissimo superiori a quelli di Chega! (1.442.546 voti, 23,81%). Ma il complicato incastro del conteggio dei seggi ribalta l’equilibrio nel rapporto fra il partito guidato da Ventura e quello guidato da Santos: 60 a 58 in favore di Chega!, che diventa così la seconda forza parlamentare. L’esito conferma una tendenza registrata altrove in Europa: la sinistra crolla nella sua versione moderata e svanisce nella versione antagonista, mentre la dialettica politica e parlamentare si costruisce fra destra moderata e destra estrema. Una dialettica che in Portogallo si sta trasformando in un inseguimento della destra estrema da parte della destra moderata, soprattutto sul tema dell’immigrazione. Ventura se la gode e aspetta di vedere se la prossima prova elettorale sarà quella che lo porterà al governo del Paese. Intanto si prepara a affrontare di nuovo la corsa alla presidenza della repubblica, che culminerà nel voto di gennaio 2026. Ha lo spessore per diventare il leader dell’estrema destra europea. Ma l’Europa continua a guardarlo con distrazione. Al limite, con degnazione. In fondo, è soltanto un ex commentatore di calcio, no?

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