Con l’avvio dei lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta incaricata d’indagare sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, si stanno “facendo vivi” uno alla volta tutti quei personaggi bisognosi di attenzione che millantano da anni di essere in possesso di chissà quale verità. Parlano sì, ma senza mai dire nulla. Grandi rivelazioni senza contenuto. È questo. In ultima battuta, il turno di Alì Agca che, dopo aver confessato di essere malato di cancro e di volersi liberare la coscienza prima di morire parlando alla Commissione, ha pubblicato un video in cui racconta la sua verità. E ancora una volta, parla senza dire nulla. Uno schema già visto, che ormai conosciamo a memoria. “Emanuela sta bene”. Perfetto, ma dove si trova? Dove ha trascorso gli ultimi quarantuno anni della sua vita? In questa storia c’è un fratello che non si è mai arreso, che sta cercando Emanuela smuovendo anche le montagne. Una ricerca che lo ha portato in ogni dove pur di riuscire a raccogliere qualche informazione in più. Come nel 2010, quando raggiunse Alì Agca, l’attentatore di Wojtyla a Istanbul. Pietro Orlandi ha condiviso con noi di MOW la registrazione di quell’incontro: “Questa è un'occasione unica e ultima per parlare di questa storia. Nessuna illusione. Sono un uomo libero ormai, non ho bisogno di nulla. Io vi dirò la verità assoluta. Sarà per voi una sorpresa inaudita. La verità. Emanuela è stata rapita dal governo Vaticano, ho delle prove indiscutibili, tutto ciò soltanto per ottenere la mia liberazione. L'esecuzione del piano è stata fatta dal Sismi (servizi segreti italiani) e dalla CIA. Il Vaticano sa tutto. Adesso, come possiamo liberare Emanuela? Io ti dico un nome, cardinale Giovanni Battista Re. Lui sa, dovete andare da lui. Se il governo del Vaticano non interviene, Emanuela rimarrà dove sta sotto il loro controllo. Ma se torna Emanuela, se si saprà che è stato il Vaticano, sarà una terribile… moralmente non possono sopprimerla, non possono farlo”. Menomale che doveva essere l'unica e ultima occasione per parlarne. E, ovviamente, il cardinale Giovanni Battista Re ha rispedito al mittente tutte le accuse...
Nessuna grande differenza rispetto al video pubblicato da Agca, e queste parole sono state pronunciate da lui stesso più di 10 anni fa, come ci ha raccontato proprio Pietro Orlandi: “Crede a quello che dice, perché probabilmente all’epoca lo convinsero che l’avrebbero liberato in cambio del silenzio sull’attentato al Papa. Questo suo racconto è molto simile a ciò che mi disse quando lo vidi nel 2010 a Istanbul, dopo che uscì dal carcere”. In questo incontro Alì Agca gli parlò anche di documenti che avrebbero dimostrato le sue parole, fatto sta che queste prove dopo quattordici anni ancora non si sono viste. Arriveranno mai? Ne dubitiamo. E su Wojtyla: “Il Papa polacco non sapeva nulla, ha sofferto con voi, ha sofferto tanto, ha fatto otto appelli, quindi la sua parola non deve cadere nel nulla. Emanuela adesso sta in un ambiente di preti o suore non importa, lei non sta male, non ha mai subito nessun maltrattamento, sta benissimo. Secondo me si trova in un paese europeo, in un paese straniero sarebbe difficile controllare tutto”. Adesso, invece, Agca parla con certezza di un monastero: “L’hanno lasciata vivere in un convento di clausura. Meglio così piuttosto che una vita laica e miserabile. Magari un giorno diventerà beata, santa della chiesa cattolica”. Grandi discorsi, grandi collegamenti e sul finale anche grande fantasia. E, come sempre, chi sa parli senza nascondersi dietro un filosofeggiare privo di sostanza.