Vince la libertà di espressione, questo è quanto. La notizia è che il gip militare ha archiviato i procedimenti messi in atto contro il generale Vanacci, per le accuse di istigazione all'odio razziale, di istigazione a commettere reati e di invito a disobbedire le leggi della Repubblica Italiana. Ma non ci dovrebbe essere bisogno del maloox suggerito da Matteo Salvini, per la sinistra, anzi. Gli avversari politici del generale dovrebbero essere i primi a festeggiare, e possiamo dirlo senza nessuna retorica elettorale. Partiamo dalla Costituzione Italiana. Articolo 21, comma 1: tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. I limiti del diritto di critica, così come sancito dalla Costituzione, sono tre: la veridicità dei fatti, l'interesse pubblico e il linguaggio appropriato. Quest'ultimo in particolare riguarda la forma espositiva, che non deve mai sfociare in attacchi personali o in insulti. Il punto è che le frasi di Vannacci erano così allusive e scialbe che nemmeno quando ha fatto riferimenti personali, come nel caso di Paola Egonu, è stato condannato. Il problema è semplice: le opinioni vanno giudicate con la logica e gli argomenti, per capire se sono vere o no. Il bello, nel caso delle opinioni di Vannacci, è che sono così basiche e risibili che non ci si deve nemmeno impegnare tanto per classificarle come stupidaggini. Portare il Mondo al Contrario davanti a un tribunale può servire soltanto ad aumentare la fama del generale. Poi c'è un altro problema, che è quello specifico del reato contestato, ovvero l'istigazione.
Intellettualmente, il paragone fa inorridire soltanto a pensarlo, eppure anche Socrate fu condannato per istigazione. La sentenza di condanna al padre del pensiero occidentale diceva che il filosofo corrompeva i giovani, e che voleva introdurre nuovi Dei nel culto cittadino. La differenza è che Socrate, con il suo metodo, metteva in dubbio ogni opinione per trasformarla in verità. Vannacci, al contrario, vende come verità delle opinioni insulse, al solo scopo di accontentare chi già la pensa come lui. Socrate era davvero pericoloso per il potere costituito, perché lo metteva in crisi con le sue domande. Vannacci è sempre stato parte del potere, prima da militare poi da parlamentare europeo, anche se ha giocato la sua popolarità sull'idea di un potere che gli vieterebbe di dire quello che dice in ogni occasione, e che ha liberamente scritto in un libro altrettanto liberamente venduto a centinaia di migliaia di persone che liberamente lo hanno comprato. Le stupidaggini sono assolutamente lecite, dal punto di vista legale, così come la libertà di dirle. Qualche mente eccelsa ha fatto anche di peggio.
Giusto per citarne due: i quaderni neri di Martin Heidegger e l'antisemitismo di Celine. Rispettivamente, uno dei maggiori filosofi e uno dei migliori scrittori del Novecento. La gravità delle loro affermazioni è sicuramente superiore, soprattutto qualitativamente, alle corbellerie di un generale che ha scritto un libro per velleità. Lo ha detto lo stesso Vannacci che la fortuna del suo libro è stata quella di aver avuto dei detrattori che hanno sollevato un polverone. Se Vannacci è arrivato a prendere così tanti voti da finire al Parlamento Europeo, è merito dei giornalisti che hanno istigato i lettori a leggere il suo libro. Ecco il vero Mondo al contrario, ed ecco perché l'archiviazione dei reati contestati al generale è una cosa positiva. La libertà di dire stupidaggini deve rimanere tale: demonizzarle ha l’unico effetto di farle diventare popolari, accettate, riconosciute. Così adesso Vannacci ha buon gioco nel cantare vittoria sul politicamente corretto, nel dire che tutte le critiche ricevute non avevano altro che “Lo scopo evidente di denigrare la mia figura e di ostacolare la mia elezione”. Però “Gli italiani”, aggiunge Vannacci, “Sono stati più accorti nel non conferire importanza a quanto divulgato con grande leggerezza”. Forse è questo l’atteggiamento giusto nei suoi confronti, e lo suggerisce lui stesso. Non conferire importanza alle stupidaggini divulgate con leggerezza. Non ha vinto nessun coraggio, ma la libertà, che è un concetto enorme, se non infinito. Non lasciamo che un generale ne diventi l'alfiere, e che magari abbia anche ragione.