“L'Italia fino al 1945 non è stata mai una democrazia liberale e mio nonno ha avuto un'infanzia felice”. È un passaggio dell'intervento del professor Alessandro Orsini a Cartabianca sul tema della guerra tra Ucraina e Russia. “Spieghiamolo bene: io sono un antifascista radicale, non sto dicendo che dovremmo vivere sotto dittatura. Sto dicendo che se i bambini devono morire nel nome dell'autodeterminazione dei popoli perché questo è quello che hanno deciso gli stati io preferisco una società costruita intorno alla vita dei bambini". Nonostante le spiegazioni, non passa giorno nel quale il professore della Luiss non faccia discutere per qualche sua esternazione riguardante il conflitto in corso tra Mosca e Kiev, tanto che la Rai – dopo che era stata annunciata una sua presenza fissa nel programma condotto da Bianca Berlinguer – ha iniziato a lavorare a un regolamento in cinque punti per migliorare la qualità dei talk ed evitare “l’effetto pollaio”. Da ultime queste dichiarazioni che hanno fatto sobbalzare dalla sedia più di qualcuno e scatenato ancora una volta i social.
Per capire se queste comparazioni storiche avessero un qualsivoglia fondamento, abbiamo chiesto ad Alessandra Del Boca, professore ordinario di Politica economica all'Università di Brescia, che ha insegnato alla Sapienza Università di Roma e alla University of California di Berkeley, ma che è anche la figlia di Angelo Del Boca, lo storico e scrittore unanimemente riconosciuto per essere stato, fra le altre cose, il maggiore studioso del colonialismo italiano. E che da bambino sotto il fascismo ci ha vissuto eccome, oltre ad averlo raccontato diffusamente nei suoi libri. Ma praticamente su tutta la linea Alessandra Del Boca non è per niente d’accordo con il professor Orsini.
Professoressa Del Boca, quale reazione le provoca l'affermazione di Alessandro Orsini che di fronte al diritto all'infanzia anche l'autodeterminazione dei popoli perderebbe di rilevanza, in riferimento alla resistenza del popolo ucraino?
Se la sua affermazione avesse qualche fondamento dovremmo dire che nessuna rivolta, guerra o ribellione avrebbe avuto senso, quindi se pensiamo al prezzo della guerra civile anche la Resistenza non avrebbe avuto senso.
Sempre Orsini, in un passaggio, dice che "l'Italia fino al 1945 non è mai stata una democrazia liberale". Ma forse dimentica che, seppur con molti limiti, anche prima del fascismo l'Italia esprimeva i governi in base a un voto popolare, o sbaglio?
Non sbaglia … ma è questa una ragione per continuare a sbagliare?
È però la dichiarazione successiva che sta facendo più discutere: "Mio nonno sotto il fascismo ha avuto una infanzia felice", sempre alludendo alla questione ucraina, come a dire: meglio vivere sotto la dittatura di Putin che morire in guerra. Che ne pensa anche in relazione all'esperienza diretta di suo padre?
Mio padre mi ha cresciuta con due messaggi: la resistenza al fascismo e la memoria dell’Olocausto fin da piccolissima, quando ho ascoltato le sue storie di guerra partigiana e incontrato i protagonisti della memoria delle persecuzioni razziali.
Suo padre, Angelo Del Boca, ha realmente vissuto come bambino sotto il regime fascista e ne ha scritto nei suoi libri. Cosa pensa che risponderebbe a queste affermazioni del professor Orsini?
Mio padre aveva un gran senso dell’umorismo e gli avrebbe mostrato la sua foto a sei anni vestito da Balilla. Il fez troppo grande per la sua testolina e le scarpe enormi. Ma pur sempre scarpe erano, avrebbe detto, sua madre che si era impoverita con la guerra e la Quota 90 (il progetto di rivalutazione della Lira voluto da Benito Mussolini, ndr).
Sempre suo padre ha dedicato gran parte dei suoi studi alla storia del colonialismo e quindi anche a quella di alcuni paesi mediorientali. Orsini, per giustificare le sue tesi, cita il caso dell'Oman, retto da un sultanato, per spiegare che si può vivere felicemente anche in paesi non democratici. Le sembra un esempio azzeccato?
Purtroppo non ho una storiella umoristica anche per il sultanato. che posso dire? Sono dunque pazzi gli ucraini, madri e padri amorosi, che lottano per la libertà? A me fa orrore come a loro vivere nella menzogna sistematica e nell’impossibilità di dissentire come in Russia.
Ci avviciniamo alla ricorrenza del 25 aprile, Festa della Liberazione dell'Italia, e all'interno dell'Anpi (l'associazione dei partigiani) sono forti le spaccature fra chi considera legittima la resistenza ucraina e chi no, come il presidente dell'Anpi, Gianfranco Pagliarulo contrario anche all'invio di armi agli ucraini. In base alla sua esperienza e a quella di suo padre, lei come considera la reazione all'invasione russa?
Un ricordo molto limpido è papà che in ogni momento difficile diceva: se va avanti cosi dissotterriamo le armi. Anche a lui la guerra non piaceva. Sto rileggendo il suo libro “Viaggio nella luna”, un suo bel romanzo sulla atrocità della guerra e sulla difficoltà a riprendere la vita. Ma aveva combattuto con tutte le sue energie e le armi per la libertà del nostro Paese dal fascismo e successivamente dai suoi nostalgici.