Ecco perché uscirei con Alessandro Orsini. Vado dritta al dunque: perché è elegante, è sensibile e intelligente, sa parlare ma soprattutto sa spiegare, lo trovo un analizzatore concreto, e di contro molto umano, un filantropo, anche empatico.
Non conoscevo Alessandro Orsini, ma da quando gli hanno dato del filo-Putin mi sono interessata al soggetto. Ho pensato: fammi vedere un po' chi è sto pazzo! E pur non conoscendo nel dettaglio il suo percorso, il suo pensiero e le declinazioni della sua carriera, mi sono fatta un’idea chiedendo a un paio di amici giornalisti qualche link che più lo rappresentasse per inquadrarlo. Gli amici subito mi hanno inviato un paio di link sui napoletani, per farmi probabilmente odiare il cristiano da subito, e un altro po’ di materiale che rendesse l’idea.
Ho letto qualcosa e visto dei video e più leggevo più mi trovavo con lui. Definirlo uno che odia i napoletani significa non saper leggere e ascoltare le sue parole. Lui ha tessuto le lodi dei napoletani, definendoli intellettualmente superiori, e mi ci trovo totalmente con lui: l’ingegno e la cazzimma che vengono spinti da alcune dinamiche ci rendono sicuramente più intelligenti di altri popoli, ma questo è dovuto proprio alla “collettiva” inferiore moralità (è una generalizzazione, si intende: magari il singolo campione non lo è). Ora, non ci si deve far abbindolare dalla parola “inferiore”: non è sviluppata una moralità etica nel napoletano, non c’è neanche il mutuo soccorso a mio parere, si accetta una legge del vicolo che ha confini molto labili con la legge di Stato. E questo è vero, chi dice il contrario mente.
È un gran peccato, ne conveniamo, ma per i napoletani (non solo, ma ora stiamo parlando dei napoletani) è normale accettare dei compromessi, se le cose vanno così è perché così sono sempre andate, è naturale ammettere che ci sono microcrimini, piccoli furti, rapine. Ed è vero che non si denuncia abbastanza, ed è vero che quello che succede a uno sono cazzi di quello: fin quando non tocca a me non è un problema mio, né tantomeno lotto per un altro in difficoltà, perché alla fine perderei e non ne vale la pena, o perché ho paura.
Io comprendo i sentimenti alla base di questo essere, ma resta il fatto che se vogliamo dare delle parole a un modus operandi, queste parole possono essere benissimo “moralità inferiore”, e conseguente “intelligenza superiore”. Tutto molto easy.
Lo stesso vale per come Orsini ha parlato della guerra in Ucraina. Sto parlando di Orsini, e non della questione russo-ucraina perché non è territorio di mia competenza. Lui non è filo-Putin, chi dice questo è un calunniatore. Lui non dice mai qualcosa a favore di Putin, altrimenti non sarei qui a rendere giustizia nel mio scritto all’intelligenza di Alessandro Orsini. Lui parla come un sociologo, e struttura delle fasi che rappresentino un percorso verso la pace. Chi ha interpretato male ha un pensiero, manicheo, spartano, sempliciotto, grossolano, così da dover per forza rinchiudere nelle categorie “buono” o “cattivo” discorsi o persone.
Credo che l’inceppo sia avvenuto al suo pronunciare parole come “bisogna normalizzare Putin, umanizzarlo”. Credo che il misunderstanding risieda in queste parole, ma se si ascolta il discorso per intero, discorso apprezzabile anche per la calma e chiarezza con il quale è stato esposto, diversamente dall’urlame costante e sovrapposto della tv che tutto fa a volte tranne che chiarificare concetti, Orsini è stato antropologicamente analitico, e per quanto (ripeto in riferimento alle poche cose che ho letto o visto di lui, non conosco il suo percorso dettagliatamente) credo che lui magistralmente spieghi idee che io ho in mente, meglio di me, usando le parole e mettendole insieme tanto da spiegare alcuni concetti (in primis quello sui napoletani) meglio di quanto potessi fare io, e il che è tutto dire perché credo di essere una abilissima comunicatrice e forse poche volte mi è capitato di pensare che uno parlasse e spiegasse meglio di me, e una di queste poche volte che ho pensato questo di una persona, questa persona era Umberto Galimberti, non uno proprio così… comunque, senza tergiversare, nonostante io creda che lui sia stato chiarissimo, provo a parafrasare io, magari in maniera un po’ più pop quanto Orsini ha in realtà detto di Putin:
Siccome l’idea è sedersi a un tavolo della pace, STRATEGICAMENTE converrebbe “abbracciare” il nemico per capire come comprenderlo e poi “sconfiggerlo”, cioè porre fine alla guerra. D’altronde non mi sembra che si abbiano altre valide strategie concrete, se non aspettare che lo stesso Putin conceda tregue, e tra l’altro io personalmente, pure appoggiando in toto la resistenza Ucraina, credo sia uno dei modi per non far finire la guerra (e attenzione io per guerra non intendo motivazioni politiche e/o simili, intendo soltanto smetter di far morire bambini in primis, donne e civili). Ora tocca trovare un modo per ragionare, ecco: a un tizio (Putin) a cui vengono solo dette le peggiori cose, lo fai incattivire, invece di capire strategicamente cosa fare, sedendosi e parlando, per questo lui dice “umanizzare” il nemico. Non è un mostro, è umano come noi, pertanto avrà delle esigenze e dei sentimenti come noi, bisogna capire quali punti toccare. L’avversario perciò non deve essere demonizzato, e visto come un mostro, come volete che un pazzo furioso e violento reagisca se viene demonizzato? La svolta, la chiave strategica, sta nell’abbracciare il nemico per farlo virare. Bisogna NORMALIZZARLO, così si può ragionare: questo, in sintesi, Orsini intendeva dire. Con questo modo di fare strategico sarebbero secondo me d’accordo terapeuti, coach e antropologi. Quello che manca è una concreta strategia.
Ora non mi resta che concludere sul perché uscirei volentieri a cena con Orsini:
- è nato a Napoli ma è biondo con gli azzurri come me, e credo che i napoletani chiari siano realmente il non plus ultra. Sì, lo ammetto, sono molto orgogliosa di me e anche Orsini lo è di sé, dunque siamo simili, anche vagamente egocentrici, ma non credo proprio narcisisti o megalomani (su di me posso sottoscriverlo, su Alessandro non posso saperlo, non lo conosco, ancora…);
- è “femminile”: credo che la dolcezza e la delicatezza in un uomo siano una marcia in più. Lui quelle caratteristiche le ha. Sentendolo parlare di un episodio in cui dei marines spararono a dei civili tra cui un bambino di 12mesi, mi è venuto un colpo, mancava poco piangessi: evidentemente sentiva realmente ciò che diceva, dunque sarà anche empatico;
- è accogliente: questo si ricollega alla femminilità, ma un uomo che pensa alla strategia dell’umanizzazione del cattivo, per accoglierlo, senza rigettarlo, in favore della pace, pace totale che parta dalla pace non da altre accuse, è un uomo aperto, comprensivo, che magari ascolta…
- è un bell’uomo e sarei felice di farmi dare qualche risposta: magari sarebbe l’unico uomo con cui uscirei a cui poter chiedere cose, notizie, informazioni, probabilmente per il lavoro che fa e perché è anche più grande potrebbe essere l’unico uomo più acculturato di me. Non sono per niente sapiosessuale, anzi ho gusti concreti e banali, però a ’sto giro mi ecciterebbe l’idea di essere stuzzicata nel cervellame più che nel pucchiaccame. Mi incuriosisce l’eccitamento provato dal soddisfare bisogni culturali o anche solo nozionistici. Il 14 aprile è il compleanno di Alessandro, se non sa con chi andare a cena… mi propongo. Se accetta offro io, sarà un piacere.
- ps: ultimamente voglio solo pallidi pesci con pallide palle, e a livello di colori credo che lui abbia quel tipo di pesciolame lì.