L’inchiesta di Report sul Futurismo è stata giudicata in molto molto critico persino da molti giornalisti dell’opposizione. Si è parlato di finto scoop e di gossip. Aldo Grasso ha persino criticato la puntata sostenendo che non fosse “servizio pubblico”. Anche noi abbiamo criticato le modalità con cui è stata lanciata la puntata di domenica. Tuttavia una storia c’è e anche una notizia, che non si limita – come segnalato nella puntata di Report – a un presunto caso Boccia ma a molti di più. Noi vi abbiamo raccontato, anticipando la puntata del programma di Sigfrido Ranucci, tutta la storia, con i documenti e le chat originali, dall’inizio il 26 ottobre 2023 fino a oggi, quando, esattamente un anno dopo e a ridosso dell’apertura dell’esposizione a Roma il 2 dicembre, le presunte irregolarità e la poca chiarezza con cui sono stati gestiti i rapporti lavorativi non solo con il co-curatore Dambruoso ma anche con i componenti del Comitato scientifico, non sono state chiarite pubblicamente né sanate, nonostante le dimissione di Gennaro Sangiuliano e il passaggio di consegne al neoministro Alessandro Giuli, che almeno da luglio, secondo la nostra ricostruzione, avrebbe saputo dell’estromissione dei dieci esperti chiamati a organizzare la mostra e che, di fatto, per otto mesi hanno seguito, curato e gestito i contatti per conto del ministero della Cultura (MiC) e della Direzione generale dei musei nazionali. Noi abbiamo intervistato uno di loro, il critico Giancarlo Carpi, per approfondire ulteriormente questa storia (non andata in onda neanche su Report).
Dottor Carpi, ha visto la puntata di Report?
Report ha ricostruito male, in parte. Le insistenze di Russo sul curatore non sono niente di particolarmente irrituale. E sono convinto che Simongini ha scelto in scienza e coscienza. Non è vero che a luglio ci siamo opposti all’inserimento delle opere di Russo – e ad altre - perché “favorite” ma perché ce ne erano altre, escluse, più importanti, dal punto di vista storico critico. Ho saputo di quel favoritismo, “mantenere le opere di Russo”, imposto al curatore dalla direttrice Mazzantini, solo a settembre, dallo stesso curatore. Potrà smentirmi, ma in quel nostro incontro invece si rammaricava di non poterlo provare. Le opere legate al corridoio di Casa Balla non mi risulta fossero sostenute da Russo, ma dal Ministro Giuli perché voleva il legame con Casa Balla, che fa capo al Maxxi. Quanto al messaggio “Sono lo Stato. Mi dicono…” era in relazione alla lettera di luglio non a un diktat sui quadri Russo. Ovviamente non si percepiva una minaccia da Simongini, ma da chi gli aveva detto quanto ci riferiva. Cinque persone in Italia hanno seguito la vicenda di Maria Rosaria Boccia come vedendosi in uno specchio, perché ai primi di settembre noi eravamo non formalizzati, ma silenti. Mi colpì allora un articolo di Caruso sul Foglio. Fu l’unico a parlare anche di “lavoro senza tutele”.
Su MOW abbiamo raccontato tutta la storia. Lei faceva parte di un Comitato scientifico chiamato a lavorare alla mostra sul futurismo a ottobre 2023. Eravate dieci esperti. Ma a luglio, dopo otto mesi di lavoro, siete stati “scaricati” dal nuovo Comitato organizzatore. A cosa ha lavorato per otto mesi prima dell’estromissione?
Ho individuato, trovato, motivato scientificamente circa novanta opere (dal quadro alla fotografia) che sono ora in bella mostra negli elenchi pubblici per i trasporti, e che saranno nella mostra – a meno che non siano eliminate prima. Da musei come il Mart, Palazzo ducale, la stessa Gnam e altri, e poi da collezioni private. Ho sconsigliato alcuni quadri. Ho stilato l’elenco dei libri e dei manifesti. Ho fatto l’allestimento di una sezione ancora esistente e di altre 3, richiesto prima dalla direttrice poi dal curatore. La Direzione generale musei sapeva che stavamo curando le sezioni. Un’altra sezione che avevo concepito è stata smembrata e le opere sono state ridistribuite secondo idee di altri, immemori della ragione storica per la quale erano state scelte. Simongini mi chiedeva anche di cercargli delle opere: in un caso un fumetto di Andrea Pazienza. I futuri spettatori della mostra devono sapere, se tutto resterà come è ora, che dietro molte delle opere che vedranno c’è stato un abuso.
Lei ha lavorato come componente del Comitato scientifico sotto gli occhi di Osanna e del curatore Simongini a partire da ottobre 2023, quindi tutti conoscevano il vostro ruolo. A ottobre 2024, dopo un anno, la risposta dalla Direzione generale dei musei che dovrebbe smentirla: nessun Comitato scientifico era stato formato. Qualcuno vi ha fatto notare in tutti questi mesi la vostra intromissione, a questo punto indebita dal punto di vista del MiC, nei lavori per l’esposizione?
Nessuno. Eravamo messi in copia o da loro – Direzione generale musei e Gnam – o dal curatore. In un caso, a febbraio, rispondo a Massimo Osanna dicendo che le opere dalla Estorick Collection di Londra sono necessarie. Avrebbe dovuto eliminarmi all’istante, poiché, come mi scriverà solo in seguito, mi aveva mandato, a ottobre, una “mera richiesta di disponibilità”. La modalità solita era però questa: Simongini mi girava la mail ricevuta dal MiC o dalla Gnam con qualche problema, io fornivo la mia consulenza, e lui rispondeva a loro. In un caso usò le mie stesse parole per rispondere, un copia e incolla. Con quale diritto faceva quel che faceva? Pensava fosse tutto regolare, come noi. A maggio o aprile, Simongini mi chiese di andare al Maxxi di Giuli a scegliere le opere del Living Theatre individuate dallo stesso Simongini. Non ci andai per motivi di tempo, consigliai di prendere le più storiche, e così fece.
Di cosa parlava la lettera inviata al Comitato organizzatore a luglio?
La lettera non fu inviata al Comitato organizzatore ma al ministro Sangiuliano e a Osanna; Mazzantini e Simongini erano in copia. Era una sintesi di quattro lettere che io, Duranti, Scudiero, Baffoni inviammo a Simongini. Alla mia rispose che condivideva naturalmente la mia analisi. Poi ci scrisse che condivideva gran parte delle nostre osservazioni. Inserimmo questa sua risposta in quattro lettere identiche, dopo averglielo chiesto. Parlavamo dell’eliminazione di vari artisti futuristi, del fatto che altri, seppur presenti, non erano rappresentati in tutti i decenni del movimento, della sparizione quasi dell’arte sacra, della fotografia di movimento (che quasi fonda la ricerca pittorica futurista), dell’enorme debolezza della mostra sulla scultura, di scelte sbagliate nei prestiti esteri e nelle collezioni private. C’erano anche scelte condivisibili, come la rinuncia a tre opere non futuriste da musei stranieri. Se vuole un esempio per le collezioni private: non si era mantenuto il quadro più importante di Tato ma invece un altro. Per i musei: si manteneva il Marchi del Metropolitan, che il Guggenheim non aveva voluto nella sua mostra sul Futurismo nel 2014, e non si manteneva il Marchi in collezione privata che il Guggenheim aveva voluto, che era a Roma, prendendolo, si sarebbero risparmiati soldi per prendere un importante quadro degli anni Venti di Prampolini in un museo in Polonia. E poi ancora la scelta di prendere il Duchamp da Philadelphia invece del bronzo di Boccioni da San Paolo. Scrivevamo: “Appropriazione dei contenuti rimanenti che sono stati prodotti professionalmente dai curatori, ma estrapolati dall’insieme disegnato si è alterata la funzione scientifica”. Terminava così: “In conclusione, chiedo una sollecita convocazione in presenza e/o a distanza del Comitato scientifico per verificare la disponibilità a risolvere la questione in maniera costruttiva e condivisa”. L’intento era costruttivo. Peraltro alcune delle informazioni che davamo loro sono state utilizzate, perché risolvevano problemi. Non abbiamo avuto risposta.
Crede che la sua estromissione sia legata a questa lettera?
Guardi, sull’Ansa Simongini ha scritto questo di me: “Lui ha collaborato fino a un certo punto quando loro non hanno più condiviso la direzione che stava prendendo la mostra”. Mente o non ricorda bene. Poiché dopo aver ricevuto da lui le liste post taglio ho continuato, per dovere, a fornirgli consulenza: mi chiese a che pagina aprire alcuni libri futuristi dalla Biblioteca Nazionale, poiché né lui alla Gnam lo sapevano. Poi mi chiese in quale sezione ricollocare le fotografie di Mario Gabino, da me individuate e volute, perché aveva di fatto smembrato la sezione sulla fotografia anni Trenta. Solo in seguito abbiamo scritto la lettera. Lui, dopo un po’, ci disse anche che forse avrebbe dovuto dissociarsi per iscritto dalle nostre considerazioni. Evidentemente qualcuno gli aveva chiesto di rinnegare ciò che pensava. Infine, mente o non ricorda bene perché anche dopo la lettera io gli scrissi: andiamo avanti lo stesso. Da allora la situazione non si è risolta. Simongini è sotto obbligo di riservatezza e si sta barcamenando su vari giornali per mostrare di condividere il progetto che stanno portando avanti, nonostante i documenti e le smentite. Ma l’obbligo di riservatezza è stato anche utile, infatti sul Giornale dell’Arte a settembre ha scritto: “Il lavoro del comitato scientifico…”, riconoscendo il nostro lavoro. La vera mentitrice pubblica in questa vicenda appare la direttrice della Gnam Cristina Mazzantini, come si vede dall’Ansa di Dambruoso, dal servizio di Piazzapulita e si vedrebbe, sempre che abbiano riportato correttamente il suo pensiero, nell’articolo sul The Times di Londra. Ma per tornare alla sua domanda, Simongini disse al telefono a Duranti che c’era la volontà di creare un nuovo Comitato scientifico e di sostituirci proprio a causa della lettera. È ciò che si è verificato, è il Comitato organizzatore, che forse non per un lapsus è stato definito “scientifico” sulla stampa dallo stesso ministro Giuli. Ne ha fatto parte anche lui. Mi lasci dire un’ultima cosa su Simongini. Le sue dichiarazioni pubbliche, secondo le quali si avrebbe il diritto di eliminare il proprio collaboratore alla curatela per preservare dei prestiti da “collezionisti miliardari”, sono quantomeno discutibili.
A febbraio del 2024 lei riceve, come gli altri esperti coinvolti, un’e-mail da Simongini in cui si parlava, per voi, di un contratto per i testi del catalogo affidato a Treccani. Ha mai ricevuto una comunicazione di smentita nel corso dei mesi successivi?
Formalmente nessuna smentita. Li ho dovuti contattare io a settembre, e lo stesso ha fatto Duranti. Tuttavia, le possibilità sono due: o il catalogo non è stato assegnato – cioè lo hanno fatto senza gara - e quindi hanno invalidato con uno stratagemma la e-mail che cita. O il catalogo è stato assegnato ma, ad oggi, non ci hanno fatto i contratti. Quel che so è che altri saggisti hanno firmato i contratti. Comunque Duranti ha una mail di settembre nella quale Simongini gli risponde che non è più lui a decidere dei testi, ma il Comitato Organizzatore.
Lei ha anche chiesto spiegazioni per l’estromissione dopo le dimissioni di Sangiuliano, quindi direttamente agli uffici sotto Giuli. Cosa le hanno risposto?
Massimo Duranti ha mandato una Pec e un telegramma al ministro Giuli due giorni dopo il suo insediamento, sottoscritta anche da Andrea Baffoni, Alberto Dambruoso, Maurizio Scudiero e da me – Simongini era stato avvertito e condivideva l’iniziativa. Non gli hanno risposto.
Parliamo del taglio delle opere. Lei ha seguito la selezione di alcune opere e si è relazionato con quali collezionisti e prestatori?
Con alcuni prestatori come Massimo Prampolini, erede del futurista, con sua sorella Anna Maria, con l’Archivio Pippo Rizzo, con i responsabili della collezione Giardini, con il collezionista siciliano Pusateri, con l’erede dell’aeropittrice Barbara, con Filippo Piazzoni, nipote di Marinetti, con gli eredi Ventura, con un collezionista e artista romano, con la Fondazione Sergio Poggianella, con un importante collezionista di libri futuristi emiliano. Poi con la galleria Lattuada di Milano, e di tutti questi ho fornito i contatti. Poi con la Galleria Mucciaccia di Roma, con un noto giornalista del Corriere per il contatto per un’opera di Gino Galli, con Francesca Barbi Marinetti, nipote di Marinetti, con la libreria Pontremoli di Firenze (suggerita da Claudia Salaris) e con la direttrice del Man di Nuoro, quest’ultima per avere i contatti dell’attuale proprietario della Tavola Tattile di Marinetti e di altre importanti opere d’arte, volute dallo stesso curatore oltreché da me. Ho fornito a Simongini – e dunque al MiC – i contatti degli eredi Balla, di Ada Masoero (saggista confermata), di Daniela Fonti (che non accettò di prendere parte al Comitato scientifico), di Giovanni Lista (saggista e membro non formalizzato del comitato scientifico). Günter Berghaus (saggista e membro non formalizzato del comitato scientifico), sono stato io stesso a contattarlo e a verificare la sua disponibilità a prendere parte al Comitato. Suggerii poi Jeffrey Schnapp per un testo, professore ad Harvard e Ilaria Schiaffini, professoressa alla Sapienza. Simongini, mi disse per motivi di budget, contattò solo il primo. Tra le decine di opere ottenute in prestito e poi tagliate mi fa piacere soprattutto ricordare Tinguely dal museo Tinguely di Basilea e Tarantella di Prampolini al Lodz Museum of Art in Polonia. Per il Tinguely scrissi anche una giustificazione critica per la richiesta del prestito, che fu girata al museo.
Che fine hanno fatto le opere che aveva seguito? Sono state tutte tagliate o qualcosa è rimasto?
Ne sono rimaste molte. [L’elenco completo è alla fine dell’articolo, ndr]
Quindi parte del suo lavoro è stato utilizzato e non le verrà riconosciuto?
A evidenza.
Per il taglio delle opere anche Federico Mollicone, come Mazzantini, ha parlato di un problema di soldi e budget. È una motivazione plausibile?
Il problema ci è stato comunicato direttamente da Simongini. Tuttavia, dopo il taglio la tecnologia d’epoca ha iniziato ad aumentare, sicché probabilmente sono stati impiegati dei soldi che erano destinati alle opere futuriste. Mollicone, che conosco da quindici anni e considero un cultore del futurismo, sbaglia quando afferma nella sua intervista integrale a Report che ci sono stati problemi con le opere a causa dei fee richiesti dai collezionisti, perché il Ministro Sangiuliano li aveva vietati a inizio marzo. Le opere sono diminuite per far spazio alla tecnologia d’epoca. Forse dal Ministero non lo informano bene.
L’elenco delle opere su cui ha lavorato Giancarlo Carpi per la mostra
Stando al bando pubblico per i trasporti di settembre queste sono le opere riconducibili al mio intervento: Depero Fortunato Padiglione pubblicitario per matite (MART); Depero Fortunato, Studio del marchio pubblicitario Depero Futurista (Depero futurista) (MART); Depero Fortunato Serie di 4 rinoceronti (MART); Fillia Mistero aereo (MUSEO CAPRONI); Fides Testi Stagni Rifornimento nel deserto (MUSEO CAPRONI); Benedetta Cappa Marinetti, Cime arse di solitudine (MUSEO CAPRONI); Autore non identificato
Padiglione del libro Treves e Bestetti Tumminelli, nel giardino della Villa Reale. Architettura tipografica di Fortunato Depero (TRIENNALE DI MILANO); Leonetto Cappiello
Bitter Campari (lo Spiritello), (GALLERIA CAMPARI MILANO); Manlio Rho
Motivi geometrici decorativi Composizione 63 R.D.S.A. (Ritratto di uno stato d'animo) (Museo Novecento. Collezione Alberto Della Ragione, Firenze); Mario Radice
Composizione G.R.U. 35/b (PINACOTECA CIVICA DI PALAZZO VOLPI COMO); Mario Gabinio Ripresa notturna di una giostra Zeppelin in movimento [varie fotografie] (GAM TORINO); Enrico Prampolini; Mario Radice Ritratto segreto (GAM TORINO); Giacomo Balla Strumento musicale rumorista (Ciac Ciac) (Direzione Musei statali città di ROMA, Museo Nazionale degli Strumenti Musicali); Piroscafo da carico Ansaldo Savoia II, costruito nei Cantieri Officine Savoia di Cornigliano per la Società Nazionale di Navigazione (titolo attribuito) (FONDAZIONE ANALDO GENOVA); Piroscafo da carico Ansaldo Savoia II, costruito nei Cantieri Officine Savoia di Cornigliano per la Società Nazionale di Navigazione (titolo attribuito) (FONDAZIONE ANALDO GENOVA); Sinopico Primo (Chareun Raoul), SPICA, Albissola Grattacieli e aeroplano (COLLEZIONE WOLFSON PALAZZO DUCALE WOLFSONIANA); Diulgheroff Nicolaj, Casa Giuseppe Mazzotti Albissola Vaso (COLLEZIONE WOLFSON PALAZZO DUCALE WOLFSONIANA); Rubino Antonio
Sedia (COLLEZIONE WOLFSON PALAZZO DUCALE WOLFSONIANA); Rubino Antonio
Il bimbo buono (COLLEZIONE WOLFSON PALAZZO DUCALE WOLFSONIANA); Depero Fortunato, Officina Grafica La Sicilia, Messina Decennale della marcia su Roma - Camera Agrumaria di Messina. (COLLEZIONE WOLFSON PALAZZO DUCALE WOLFSONIANA); Alfredo Gauro Ambrosi
Volo su Vienna (PALAZZO DEL QUIRINALE); Emilio Buccafusca 28 ottobre (DRM CAMPANIA, CASTEL SANT'ELMO E MUSEO DEL NOVECENTO); Tullio d'Albissola (Tullio Mazzotti); illustrazioni di Bruno Munari, L'anguria lirica (BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE); Filippo Tommaso Marinetti, Parole in libertà: futuriste: olfattive, tattili-termiche, Roma, edizioni futuriste di poesia (BIBLIOTECA NAZIONALE CENTRALE FIRENZE); Fortunato Depero, Magnesia San Pellegrino (MUSEO NAZIONALE COLLEZIONE SALCE DRM VENETO); Fortunato Depero
Uovo sorpresa Unica (MUSEO NAZIONALE COLLEZIONE SALCE DRM VENETO); Fortunato Depero
Bragaglia, fantasia architettonica (MUSEO NAZIONALE COLLEZIONE SALCE DRM VENETO); Fortunato Depero L’aperitivo Bitter Campari (MUSEO NAZIONALE COLLEZIONE SALCE DRM VENETO); Corrado Mancioli Campionati del mondo di scherma. Merano (MUSEO NAZIONALE COLLEZIONE SALCE DRM VENETO); Corrado Mancioli Pelota Diana (MUSEO NAZIONALE COLLEZIONE SALCE DRM VENETO); Tato (Guglielmo Sansoni) Ala Littoria (MUSEO NAZIONALE COLLEZIONE SALCE DRM VENETO); Gino Boccasile Donna avanza con le braccia aperte attorniata di rondini in volo (cartolinaprimavera Elmitolo) (MUSEO NAZIONALE COLLEZIONE SALCE DRM VENETO); Marcello Nizzoli Lubrificanti Fiat (MUSEO NAZIONALE COLLEZIONE SALCE DRM VENETO); Anton Giulio Bragaglia, Violoncellista (FONDAZIONE RAGGHIANTI); Anton Giulio e Arturo Bragaglia Salutando, fotodinamica (GALLERIA CIVICA DI MODENARACCOLTA FOTOGRAFIA CONTEMPORANEAFONDO FRANCO FONTANA FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE); M. Delle Site Fuga in altezza (Aeropittura: innalzarsi), (Collezioni della Fondazione Carisbo) – insieme a Duranti; Giacomo Balla Fiore futurista (FONDAZIONE BIAGIOTTI CIGNA); Giacomo Balla Modello di golf a motivi prismatici (FONDAZIONE BIAGIOTTI CIGNA); BALLA Giacomo Studio per casa Lowenstein (GNAM); Primo Conti Simultaneità d'ambienti, (FONDAZIONE PRIMO CONTI); Primo Conti Profughe alla stazione (FONDAZIONE PRIMO CONTI);
FARFA (Vittorio Osvaldo Tommasini) Ritratto geografico (GNAM); FILLIA (Luigi Colombo) Idolo meccanico (GNAM); PRAMPOLINI Enrico
Simultaneità di ritmi (GNAM); Prampolini Enrico Esaltazione coreografica di un essere in fuga(GNAM); PRAMPOLINI Enrico Dinamica Cromatica di una ballerina (GNAM); PRAMPOLINI Enrico Rarefazione Solare (GNAM); PRAMPOLINI Enrico Animismo Geometrico (GNAM); PRAMPOLINI Enrico Ritmi nello spazio (GNAM); PRAMPOLINI Enrico Astrazione Plastica X (GNAM); SCHWITTERS Kurt Box - R – Bild (GNAM); STRAZZA Guido Il decollo (GNAM); STRAZZA Guido Combattimento (GNAM); STRAZZA Guido Volo notturno (GNAM); Julio
Continuel lumière-mobile GNAM); Giacomo Balla, Fiore futurista verde rosa (COLLEZIONE PRIVATA); Giacomo Balla, Fiore Futurista giallo ocra; (COLLEZIONE PRIVATA); Teatro sintetico futurista. Parallelepipedi - bozzetto di scena (COLLEZIONE PRIVATA); Mario Chiattone
Edificio industriale a gradinate (COLLEZIONE PRIVATA); Mario Chiattone
Complesso industriale (COLLEZIONE PRIVATA); Benedetta Cappa Marinetti
Velocità di motoscafo bozzetto (COLLEZIONE PRIVATA); Ruzena Zatkova
Acqua scorrente sotto ghiaccio e neve (COLLEZIONE PRIVATA). Arturo Bragaglia
Gerardo Dottori futurista (COLLEZIONE PRIVATA); Djulgheroff L'uomo razionale (COLLEZIONE PRIVATA), con Duranti; Il Marinaio Djulgheroff (COLLEZIONE PRIVATA) – con Duranti.
Quanto alle opere manca sicuramente qualcosa. Poi ci sono 200 tra libri e manifesti.