Una carriera politica prima in Alleanza Nazionale, poi nel Popolo della libertà e infine, con la grande crisi del centrodestra che portò alla rottura tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, con quest’ultimo in Futuro e libertà per l’Italia. Ora si dedica esclusivamente al giornalismo ed è direttore editoriale del Secolo d’Italia. Ospite di molte trasmissioni, anche di di sinistra, come Piazzapulita e Di Martedì, abbiamo incontrato Italo Bocchino a L’Italia dei conservatori a Roma sabato 5 ottobre, all’interno dell’Hotel Quirinale. Abbiamo parlato del suo libro e del governo, di Matteo Salvini (in quegli stessi giorni a Pontida) e dello ius scholae, una versione aggiornata e più debole dello ius soli già auspicato proprio dal suo maestro politico, Fini.
Nel libro sostiene che nei tre momenti cruciali della storia della Repubblica, la popolazione ha sempre scelto la destra. Cosa manca alla sinistra per raccogliere la fiducia degli italiani?
Gli italiani scelgono la coalizione alternativa alla sinistra perché la sinistra è compromessa con altri poteri, il potere giudiziario, il potere giornalistico, e quindi non è affidabile sui grandi temi, come la sicurezza o la difesa della proprietà privata. Inoltre ha pagato i suoi errori programmatici. Nel ’48 la scelta fu del blocco popolare, liberale, conservatore, rappresentato allora dal Fronte popolare, nel 1994 scelsero il centrodestra e nel 2022 ancora una volta hanno scelto una coalizione un po’ più a destra.
La destra come dovrebbe sfruttare questo vantaggio attuale?
Dovrebbe dare il via a una stagione di grandi riforme che deve culminare con il cambio di assetto della forma di governo e la nascita della Terza Repubblica.
Michela Ponzani, criticandola, ha sostenuto questa equazione: De Gasperi non era di destra perché era antifascista. Perché questa identità fascismo uguale destra?
Io non ho tra l’altro mai detto che De Gasperi era fascista, anche se votò la fiducia a Mussolini in Parlamento. C’è anche un atto parlamentare di vicinanza a Mussolini da parte di De Gasperi. È chiaro che De Gasperi sia stato un grande antifascista, un grande statista. Ma è anche indubbio che rappresentasse in quel momento anche la destra, quella conservatrice e liberale. Le persone di destra moderata e cattolica votarono il Fronte popolare.
Lei ha attraversato la politica sia da politico che da giornalista. La destra è cambiata molto in questi anni. Ma già Fini parlava di ius soli dieci anni fa. Ora invece la destra al governo si oppone. Lei che ne pensa?
La destra di oggi ha corretto degli errori e si è chiusa in difensiva per evitare errori. Io sono dalla parte dell’integrazione, credo che l’Italia abbia bisogno di immigrati e deve integrare al meglio i loro figli. Ovviamente io parlo di immigrazione buona e di immigrazione cattiva. Se per esempio abbiamo bisogno di cinquecentomila immigrati nei prossimi tre anni, scegliamoci cinquecentomila immigrati buoni, che abbiano rispetto per la nostra civiltà, per la nostra religione. Tra un immigrato delle filippine, che ha un indice di propensione a delinquere inferiore a quello degli italiani, che è cattolico e rispetta il mio modello sociale, e un immigrato del Pakistan che vuole il matrimonio combinato per la figlia, l’infibulazione per la bambina appena nata e il velo per la moglie quando esce, io scelgo il primo. Il problema quindi non è quanta immigrazione deve arrivare, il problema è che l’immigrazione deve essere regolare e proveniente da Paesi che possono convivere con il nostro modello sociale.
E invece sullo ius scholae?
È correttissimo, bisogna fare in modo che la cittadinanza sia favorita ai ragazzi che fanno due cicli di studio. Se frequentano le scuole elementari, le scuole medie, finisce l’obbligo scolastico a sedici anni, se anticipiamo la sua cittadinanza è un fatto positivo. Anche se non è nel programma del governo, ha ragione Meloni. Non è nel programma, una forza politica della coalizione non lo vuole e quindi non si fa, punto. È un fatto di trattativa politica. Ricordo sempre alla sinistra che è stato un uomo di sinistra che ha reso difficile la cittadinanza in Italia. Perché la legge prevedeva che si potesse diventare cittadini italiani dopo cinque anni di residenza sul nostro territorio, poi Giuliano Amato cambiò la legge e portò da cinque a dieci anni. Quindi loro si lamentano di una legge fatta da loro.
Giorgia Meloni ha rafforzato la reputazione della destra italiana a livello internazionale. Non crede allora che i “vecchi populisti” come Salvini – Fini parlava di un surplus di propaganda – siano un peso morto per la premier?
Assolutamente no. Salvini è un pezzo importantissimo della coalizione, se non ci fosse dovremmo cercarlo un Salvini per almeno due ragioni: intanto perché è riuscito sostanzialmente a trasformare la Lega da un partito egoista di una parte del Paese contro un’altra parte a un partito nazionale di destra. Certo sovranista, non è la mia destra, ma svolge una funzione importante per la democrazia italiana. E fa un regalo enorme a Meloni con il suo posizionamento. Perché consente a Meloni di diventare più credibile in quanto destra conservatrice.