Questa non è Gotham City. Pensiamo a un qualsiasi uomo di Stato di quando eravamo piccoli. Gente che parlava un lessico distante dal nostro parlato. Che si comportava, almeno formalmente, in una maniera quasi disumana, abbiamo visto tutti le immagini di Aldo Moro al mare con la figlia, all’epoca una bambina, vestito di tutto punto, anche con giacca e cravatta, foto fatte circolare certo per sottolineare le differenze con quelle che mostravano un ministro dell’interno, nello specifico Matteo Salvini, a ricoprire tale ruolo nel governo Conte, mentre ballava con mojito in mano al Papeete di Milano Marittima, a torso nudo, in mezzo a una folla festante. Ecco, non dico di arrivare a questi estremi, del resto tra quelle immagini di Aldo Moro al mare e quelle di Salvini, che proprio in queste ore dà il meglio di sé raccogliendo castagne a mani nude dai cesti dell’Esselunga, c’è stata Tangentopoli, e solo rimanendo alla questione dell’immagine, il ministro degli esteri De Michelis a ballare in discoteca, i capelli lunghetti tirati indietro con la brillantina, da qualche parte ho ancora la sua guida alle discoteche italiane edita da Mondadori, non dico di arrivare a questi estremi, ma partire con una prima dichiarazione una volta preso l’incarico di supervisionare la sicurezza di Milano, città che indubbiamente al momento qualche problema con la sicurezza ce l’ha, citando Gotham City, onestamente, mi sembra quantomeno di cattivo gusto, oltre che vagamente insensato.
Perché è vero che Milano ha da sempre, specie negli ultimi tempi, e specie da parte di chi la amministra, una vocazione a guardare altrove come metro di paragone. Si pensava a Londra per annettere i comuni circostanti, aprendo a una visionaria Grande Milano, il tutto mentre Monza e la Brianza chiedeva, prima, e otteneva, poi, di diventare provincia a sé stante. Si pensa a Parigi parlando di limite di velocità delle auto in città a 30 km orari. Si pensava sempre a Londra, e anche a Parigi, ideando prima l’EcoPass e poi l’Area C, oggi accompagnata anche dall’Area B. Si guarda alle capitali del nord Europa spingendo per una svolta green, le bici e le ciclabili, i monopattini, le aree pedonali, le auto guardate con ostilità, figuriamoci gli automobilisti. Si pensa all’Europa sentendosi, a tratti inspiegabilmente, poco italiane, il destino di essere il motore economico di una auto ferma ai box, immagino, l’arroganza di essere sempre in anticipo sui tempi, quello che a Milano succede oggi, nel resto del paese accadrà, forse, domani. Anche in negativo, a dirla tutta, Tangentopoli, appunto, il crollo della sanità pubblica a vantaggio di quella privata che ha poi portato alla malagestione delle prime fasi della pandemia. Tutto accade prima, che qui si va di fretta.
In questa visione vagamente megalomane del mondo, intendiamoci, vivo qui e ci vivo per scelta, anche gli indubbi problemi legati alla sicurezza, le baby gang, gli scippi e i tanti furti in casa, le strade che, di notte ma ultimamente anche di giorno sono spesso in balia di delinquenti e disperati, l’ex capo della polizia Gabrielli, chiamato da Sala a mettere una pezza forse tardiva a una situazione che nei mesi lo ha visto sempre tacere, forse più preso a occuparsi di "svendere" quartieri che nel mentre aveva bonificato che a occuparsi di mere faccende di vita quotidiana (e quindi ordine pubblico), vede bene da allestire un paragone, ovviamente negandolo nel momento stesso in cui lo faceva, con la città di Batman, mica con una semplice e vera altra città italiana o, toh, europea.
Certo, per chi segue il mondo dei comics, volendo anche semplicemente per chi negli ultimi trent’anni abbia frequentato di tanto in tanto i cinema, Gotham City è qualcosa di più di una mera città inventata e finita nel mondo dei comics, è una icona, come citare Fantasilandia volendo tirare in ballo l’immaginario di qualcuno che vive scollegato dal mondo, in un luogo idilliaco pieno di cose belle e divertenti, senza spigoli o ostilità, e nello specifico Gotham City è un luogo di tenebre, di delinquenza, di corruzione, dove un miliardario come Bruce Wayne, cui i genitori uccisi da un rapinatore hanno lasciato in eredità un vero e proprio impero economico, non può che vestire i panni dell’uomo pipistrello certo per portare a termine la sua vendetta, ma anche per ripristinare una oscura e velleitaria, idealista, forma di giustizia.
Dire che Milano non è Gotham City, quindi, è da una parte una ovvietà, di quelle cui si potrebbe rispondere con un serafico, “E grazie al caz*o”, ma è anche il voler fare un confronto con un luogo di fantasia, alto, immaginifico, così da poter poi comunque parlare del capoluogo lombardo con i medesimi toni trionfalistici che in genere in zona vengono usati per porre l’accento su qualsiasi risultato raggiunto.
Quindi, seppur il confronto con Gotham City, negandolo, potrebbe essere coerente a una narrazione 2.0, vista la carriera dell’ex capo di polizia, poi prefetto di Roma e L’Aquila, a capo della protezione civile e oggi incaricato di occuparsi della sicurezza di Milano è indubbio che anche la comunicazione sia stata parte del suo percorso, trovo un filo azzardato partire direttamente con una dichiarazione del genere, un po’ troppo col botto. Anche perché, e qui la palla che l’ex capo Franco Gabrielli è davvero invitante, Milano e Batman, anche Palazzo Marino, sede del Comune, e Batman qualche legame, recentemente ce l’hanno avuto.
Ricorderete infatti tutti che, nel 2011, quando sindaco era Letizia Moratti, quella Letizia Moratti che negli ultimi mesi è basculata con una certa spavalderia, degna proprio di uno di quei personaggi che corredano certe pagine di Batman, passando dal centrodestra al centrosinistra, per altro determinando una ulteriore disaffezione alla politica da parte di tanti vecchi militanti, per poi tornare proditoriamente sui propri passi, di nuovo nel centro destra, quando lei era sindaco scoppiò un caso piuttosto eclatante legato a suo figlio Gabriele. Non certo in stato di difficoltà economica, ricordiamo che l’ex sindaco Moratti si chiamerebbe all’anagrafe Letizia Maria Brichetto Arnaboldi, e che il cognome che ostenta con un certo orgoglio è in verità quello del marito Gianmarco, con lei sposato dal 1973 al 2018, quando è morto, Gianmarco a sua volta figlio del petroliere e imprenditore Angelo, e fratello di Massimo e Bedy, unico dei tre figli con una solida carriera imprenditoriale, Massimo più preso a seguire l’Inter, Bedy impegnata in una carriera artistica, patrimonio stimato dell’azienda di famiglia Saras quasi due miliardi di euro, ecco Gabriele, indubbiamente non in stato di difficoltà economica, anche figlio dell’allora sindaco di Milano, già ministro dell’Istruzione e con una ottima carriera politica alle spalle e di fronte, è entrato nei disonori delle cronache per quella che tutti i giornali hanno chiamato la sua Bat-Caverna. In un ex capannone di via Cesare Ajraghi, infatti, il baldo giovane aveva costruito una villa in tutto simile alla nota base logistica di Bruce Wayne, alias Batman. Una casetta di quasi cinquecento metri quadri, arredata in tutto e per tutto come la Bat-Caverna, di qui il nome che le era stato affibbiato dai media, che però non era stata convertita a uso abitativo, e per la quale il nostro non aveva ovviamente pagato la tassa sulla casa. Fatto che lo ha portato nel 2011 in tribunale, con l’accusa di abusivismo e concorso falso ideologico, e che si è chiusa con un patteggiamento che lo ha visto condannare a sei mesi e quattromila euro di ammenda, convertiti in una multa pecuniaria di quarantanovemila euro. Bazzecole per un Bruce Wayne in salsa meneghina, credo. Gli articoli che parlavano di un bunker, di un ponte levatoio, di un ring, di una piscina, elementi forniti ai media dall’architetto Gian Matteo Pavanello, tutti atti a corredare un loft così grande, hanno comunque ai tempi occupato parte delle giornate dei milanesi, quella parte dedicata al cazzeggio, decisamente minore rispetto alle tante ore passate a lavorare. La vicenda, un’ombra molto batmaniana sull’allora sindaco Moratti, il figlio ai tempi aveva comunque trentatré anni, non era certo un bambino non in grado di prendersi le sue responsabilità, ha fatto il giro del mondo, anche in virtù di una certa allure che in effetti Milano ha anche fuori confine, oltre che per la pesantezza del nome Moratti. Nell’ambito dell’inchiesta risultò comunque che la madre Letizia, ai tempi sindaco, non fosse a conoscenza della questione, tra ricchi evidentemente ci si frequenta poco e la paghetta era sufficiente per mettere comunque in piedi il tutto.
Le dichiarazioni inizialmente scanzonate di Gabriele Moratti, che preferiva semmai essere paragonato a Superpippo che a Batman, onestamente, ex post hanno fatto lo stesso effetto che può fare il passare una porzione importante della propria giovinezza sui libri per prepararsi a un futuro si spera carico di fatiche ma anche di soddisfazioni, ben consapevoli però che lui, Superpippo, nel mentre con la sua laurea in sociologia e storia dell’arte è nel consiglio di amministrazione dell’azienda di famiglia, ai miei tempi si diceva che la laurea in sociologia non servisse a nulla, e si può comunque permettere una Bat-Caverna sicuro di uscirsene impunito, Batman dove sei?
Una piccola deviazione sul discorso principale, il fatto che la famiglia Moratti, nello specifico proprio Gianmarco e la moglie Letizia, fossero i principali sostenitori, economici e non, della comunità di San Patrignano di Vincenzo Muccioli venne fuori, almeno a livello mediatico, nel momento in cui il fondatore finirà nell’occhio del ciclone per i processi che lo videro coinvolto. Credo, per altro, sia anche quello il momento in cui Red Ronnie, chi ha visto la serie Sanpa su Netflix avrà visto il coinvolgimento non solo emotivo del critico del Roxy Bar con le vicende di San Patrignano, è entrato in contatto con Letizia Moratti, con la quale avrà poi una chiacchierata collaborazione negli anni in cui quest’ultima siederà sulla poltrona di Palazzo Marino, la sua fuga al momento della vittoria di Giuliano Pisapia è diventato uno dei momenti più epici della recente storia cittadina, fino a un momento prima lui lì a parlare del Museo del Rock ’n’ roll, poi via, di corsa verso Bologna. In molti, me compreso, pensarono, ma ero un ragazzo ai tempi, che il tutto fosse dovuto magari a un qualche figlio che, ricchi come erano, fosse finito nelle maglie della droga, l’eroina faceva danni ben visibili a chiunque abitasse in una città, quei ragazzi, poco più grandi di me, con le siringhe infilate nel braccio e una cinta a fare da laccio emostatico sono immagini che ricordo ancora oggi. Invece, facendo due conti, Gabriele, Batman, ai tempi non era neanche nato, classe 1978, e comunque i due un figlio drogato negli anni Settanta non avrebbero potuto averlo neanche se lo avessero concepito prima di conoscersi, l’anagrafe lo attesta, lei è del 1949, lui al limite sì, era del 1936, ma di un altro figlio non vi è traccia in nessuna biografia. Nella serie Sanpa, sempre lei, Cantelli, che di quella serie è indubbiamente il personaggio più potente, spiega che questo coinvolgimento così forte fosse figlio di un senso di colpa proprio di Gianmarco, per essere un predestinato, nato ricchissimo in una famiglia comunque che, caverne di Batman a parte, non avrebbe mai avuto grandi ferite, anche in seguito.
Oggi Franco Gabrielli, ex capo della polizia, tra i tanti ruoli coperti ovviamente è questo quello su cui si fa maggior leva visto il ruolo che andrà a ricoprire, è stato incaricato da Beppe Sala, sindaco di Milano senza figli e quindi senza figli che possano sputtanarlo andando a costruire, che so?, una Fortezza della Solitudine in stile Superman ai Frigoriferi milanesi di via Piranesi, di occuparsi della sicurezza di Milano, tra baby gang, scippi, atti di violenza vari e disperati che ormai spuntano ovunque. Nel farlo non trova di meglio che ribadire come Milano non sia Gotham City. Volendo neanche Topolinia o il villaggio dei Puffi, giuro che ho passato qualche minuto a cercare su Google se il villaggio dei Puffi avesse un nome proprio, che so, Puffolandia, senza venirne a capo, ma scoprendo che ci sono in Spagna un paio di parchi a tema, dove tutto è puffoso, vedi tu cosa succede a passare la vita a scrivere di cose effimere. Tanta grazia che Sala, ricordiamolo il sindaco coi calzini arcobaleno eletto per il secondo mandato da un elettorato di centro sinistra, non abbia chiamato direttamente Giovanni Di Gennaro, che a capo della polizia c’è stato durante il G8 di Genova. Siccome però quell’aver citato Gotham City è sì funzionale a una comunicazione da disattenzione da analfabetismo funzionale, Gabrielli ha poi aggiunto anche che Milano non vive in uno stato di emergenza, proseguendo che “bisogna avere particolare attenzione ai temi della percezione, non considerarla come una cosa che dipende dagli umori perché se un cittadino vive una condizione di percezione di sicurezza non adeguata alle sue aspettative è un problema”.
Chi, sapendo che il delegato alla sicurezza del Comune ha iniziato il suo incarico fugando dubbi sul fatto che Milano non sia Gotham City oggi non percepisce la città come più sicura?
Batman, del resto, dopo aver risolto i suoi problemi con la legge, oggi è impiegato nell’azienda di famiglia. Certo, basterebbe lanciare in cielo il bat-segnale, chiunque sia appassionato di Comics lo sa bene, ma sa anche bene che uno coi calzini arcobaleno, dentro le pagine di un fumetto, durerebbe poco più di un paio di pagine, poi verrebbe trovato dentro un cassonetto.
Questa non è Ibiza, per usare un refrain ancora in voga in questo inizio autunno in effetti particolarmente caldo, non è Gotham City e non è neanche una città sicura.
Per dirla con le parole che Stan Lee ha prestato a zio Ben, lo zio di Peter Parker, alias Spider-Man, così vuole leggenda, “da un grande potere derivano grandi responsabilità”. Lo tenga a mente Gabrielli, lui che uomo di potere lo è da lungo tempo. Essere percepito come uno che non è riuscito a risolvere un problema reale perché ha parlato a vanvera di città inventate da fumettisti e di pericoli reali come pericoli percepiti è un attimo.