C’è un tuo amico che è in giro e che ti scrive su Instagram, ti dice che è "chill", che "sta passando un periodo di schifo", e nel mentre ha il cadavere della sua ex nel bagagliaio. Si chiama Mark Samson, ha 23 anni, viene dalle Filippine e per giorni ha portato in giro il corpo di Ilaria Sula tra le vie di Roma, mentre usciva con altre ragazze e sorseggiava drink in centro come se niente fosse. Quattro giorni prima del femminicidio, scriveva a una ragazza conosciuta sui social. Quattro giorni dopo, andava in un locale con due turiste, forse con Ilaria già chiusa nella valigia dentro la sua Ford Puma. Il dettaglio che fa rabbrividire? "Non voleva lasciare incustodita la sua auto", racconta un amico. "Una pattuglia ci ha fermati e lui continuava a guardare dietro". Non solo, anche quella che appare una excusatio non petita (accusatio manifesta). Una ragazza ha spiegato al programma di Rai3 lo scambio via chat con il 23enne che insiste per vederla: "A che altezza stai di Furio Camillo? Tipo vicino al centro commerciale? E… hai coinquilini?". La giovane non risponde, ma lui manda foto nei pressi della sua abitazione e le propone un “deep night”, un appuntamento vis a vis nel quale si bevono alcolici e si parla dei propri problemi. E la tranquillizza: "Non sono un serial killer sia chiaro". E se invece lo fosse?

Anche perché nel frattempo, la recita continua: messaggi a un'amica di Ilaria, chiacchiere da bar sulla palestra, un finto sfogo da cuore spezzato. "Quel pezzo di merda mi ha scritto il giorno stesso", dice Maria Sofia, migliore amica della vittima. "Sembrava tranquillo. Parlava come se Ilaria fosse viva". Ma Ilaria non lo era più. E Mark, invece di crollare, faceva finta di nulla, orchestrava messaggi dal telefono di lei, inventava amanti napoletani mai esistiti, depistava amici e parenti, tenendo la scena come uno psicopatico da film americano. Il 31 marzo, chiuso nel bagno di casa dell’amico, pubblica addirittura una storia su Instagram dal profilo di Ilaria: “Sto bene, grazie a tutti”. "Ha usato tutti", dice Maher, uno degli ultimi a vederlo prima che venisse arrestato. "Mi ha fatto credere che fosse solo triste per la rottura. Invece era già un assassino". La cronaca nera qui non ha bisogno di abbellimenti. È già una distopia. Un ragazzo normale, una ragazza innamorata, un messaggio su Instagram e una macchina con un cadavere nel baule. Cosa manca per un film dell'orrore?
