In molti hanno fatto un paragone tra Elena Cecchettin e Ilaria Cucchi, due familiari di due vittime diverse che, prima del caso di cronaca, come dicono molti “non erano nessuno e ora una fa la politica e l’altra (Elena) è la donna dell’anno dell’Espresso”. Ilaria Cucchi a MOW ha risposto a coloro che la accusano di strumentalizzazione del fratello Stefano e ci ha detto la sua in merito alla scelta di Gino Cecchettin di ricorrere a un’agenzia di comunicazione. Ora abbiamo chiesto a Fabio Anselmo, l’esperto avvocato del caso Stefano Cucchi, come abbia aiutato la famiglia nella gestione del caso mediatico e cosa avrebbe consigliato di fare ai familiari di Giulia. Scoprendo che sotto alcuni aspetti (su tutti quello legato alle polemiche con Matteo Salvini) lui si sarebbe comportato diversamente.
Gino Cecchettin sembra che si affiderà a un’agenzia per la comunicazione, che tipo di scelta le sembra?
Io non conosco i contorni precisi della vicenda, ma, se ha fatto questa scelta, avrà avuto le sue ragioni. Una cosa è certa, la politica ha la pessima abitudine di entrare a piè pari nei tragici fatti di cronaca e questa pessima abitudine, in un senso o nell'altro, non può non determinare le reazioni di coloro che subiscono questi lutti, perché ne percepiscono la strumentalizzazione. E non mi riferisco assolutamente alle giuste proteste per l’ennesimo femminicidio che sono state sollevate e alla stigmatizzazione di una piaga che continua ad affliggere la nostra società. Subito dopo che ti hanno ammazzato la figlia in quel modo, c’è già qualcuno che si affanna a fare post o tweet sulla vicenda, è chiaro che c’è una strumentalizzazione politica sulla vicenda non richiesta. Un conto è sollecitare l’attenzione della politica quando si verificano storture o anomalie nelle indagini, un conto è che, con il corpo ancora caldo, si intervenga per sfruttare l’attenzione dell’opinione pubblica per esprimere una posizione politica. Io credo che la reazione di Elena e di tutta la famiglia Cecchettin sia stata più che legittima. Questo tipo di reazione ha poi suscitato una bagarre politica che tutti conosciamo e da qui penso che sia venuta anche l’esigenza di tutelare la propria immagine, visto che si annuncia un processo mediatico.
Lei si è trovato coinvolto in un lunghissimo processo mediatico. Come si è comportato?
L'attenzione mediatica di cui sono stato responsabile, perché Ilaria in quei momenti era devastata dal dolore, anche se ha reagito prontamente, era proprio perché le indagini erano state subito depistate, Stefano è stato subito dichiarato morto per morte naturale. Non dimentichiamo che, quando l'hanno riconosciuto, c'è stato quel momento particolarmente drammatico in cui lo videro in quelle condizioni pietose che purtroppo tutti noi conosciamo. Chiaramente, parlando di morte naturale, l'esigenza di far vedere le condizioni del corpo, decisione molto difficile che ha preso Ilaria, è stato poi l'inizio del fatto che è diventato un processo mediatico. I media io li utilizzo proprio quando ci sono queste storture, quando lo Stato si rifiuta di processare sé stesso, cosa che purtroppo succede ancora oggi e purtroppo questi media ci vengono tolti, perché la libertà di stampa, con le ultime leggi, viene sempre più compressa.
Che tipo di lavoro di filtro o di potatura ha fatto con Ilaria a livello di comunicazione?
Nessuna potatura, perché ci siamo capiti al volo. Ilaria nei primi momenti è rimasta molto perplessa. Quando ancora dovevo accettare l’incarico, e lei questo lei lo dice sempre, mi disse: “faccia scattare le foto”, quando mi aveva descritto le condizioni del corpo di Stefano. Io sapevo già, perché ero reduce dalla vicenda Aldovrandi, che la propaganda delle fonti ufficiali, che era una propaganda depistatoria (e va detto perché oramai è emerso in tutti e due i casi), voleva far passare la morte come una morte avvenuta per colpa di Stefano e poi per colpa dei genitori. Le condizioni del corpo andavano sbattute in faccia all’opinione pubblica e a tutti coloro che sostenevano che si trattasse di una morte naturale o di una “morte di suo” come si usava dire. Quindi non abbiamo avuto filtri, ma abbiamo avuto un’intesa.
Erano tutti d’accordo nel mostrare le foto di Stefano?
No, ricordo che la mamma di Stefano era un po’ ritrosa nel mostrare quelle foto orribili, ma si è decisa a farlo perché era necessario. La finalità delle foto era quella, poi sappiamo tutti come è andata la vicenda, con 6 anni di processi sbagliati, 6 anni di umiliazioni e sentenze sfavorevoli e una battaglia mediatica che Ilaria si è assunta sulle sue spalle. All’inizio, come avvocato, la consigliavo anche in funzione di quelle che erano le emergenze processuali che contraddicevano la propaganda che ci veniva contrapposta e Ilaria ha saputo condurre tutto da sola mirabilmente.
Che tipo di consigli le dava lei?
Ricordo il primo incontro che ci fu con Mentana, in cui le venne chiesto se preferisse una trasmissione in diretta o registrata e chi non è esperto in queste cose non sa bene cosa rispondere. Io le consigliai di farla in diretta e tutto il resto è venuto da sé, fu una trasmissione memorabile, con un’intervista che sarebbe dovuta durare 20 minuti ma che ne durò 70, perché lo share andò alle stelle. Il tema vero è la finalizzazione diretta all’esposizione pubblica rispetto a quelle che erano le deviazioni delle indagini che poi sono state provate e riconosciute successivamente, che hanno portato a processi sbagliati, contro imputati sbagliati, con imputazioni sbagliate. Quindi l’unica arma che si aveva era l’attenzione della stampa e dei media, e questo è un tema molto attuale, perché ora tutto quello che Ilaria ha fatto, non si sarebbe potuto fare e Stefano Cucchi sarebbe morto per morte naturale.
Prima parlava del ruolo della politica nel caso di Giulia Cecchettin: come si è comportata la politica nel caso di Stefano Cucchi?
Quella di Giulia Cecchettin è una delle vicende in cui la politica si è precipitata come un avvoltoio. Nel caso di Stefano Cucchi chi è intervenuto politicamente, essendo dotato di una buona cultura ed educazione, prima ha interpellato la famiglia, per delicatezza e rispetto per il dolore dei parenti, lasciando alla famiglia stessa la possibilità di scegliere se entrare al centro dell’attenzione mediatica o meno. Nel caso di Giulia Cecchettin, invece, questo non è stato fatto e alcuni sono intervenuti subito e da qui chiaramente si è scaturita un’esposizione mediatica che non è facile gestire. Trovarsi al centro di certe situazioni, in cui l’adrenalina sicuramente aiuta, non è facile e, quando l’attenzione mediatica è così forte e prolungata nel tempo, non è facile gestire i media. I giornalisti giustamente fanno il loro lavoro, non è mica colpa loro, ma non è semplice riuscire a non cedere alle emozioni, non esagerare cercando di essere il più misurati possibile, perché accettare in questo modo la morte di un figlio è una cosa terribile. Si deve trovare fin dall’inizio un motivo, un qualcosa che possa esitare in una ragione di vita successiva.
La sorella di Giulia Cecchettin, Elena, che è finita sulla copertina dell'Espresso e che potrebbe entrare in politica, viene accostata sempre a Ilaria Cucchi come "modello", sono così simili?
Ogni storia è a sé. La storia di cui si è fatta carico Ilaria è quella di rivendicare subito la verità sull’uccisione del fratello ed è stata un’impresa talmente lunga, con 160 udienze, 14 anni, 16 gradi di giudizio, che la dicono lunga sullo sforzo enorme di questa famiglia. È una storia disumana, perché, al dolore, si è aggiunta la disumanità di questa battaglia che ha assorbito e anche distrutto la vita dei genitori di Ilaria, perché Rita è morta per questo, subito dopo aver saputo la verità giudiziaria riguardo agli assassini di suo figlio. Giovanni, il padre, è gravemente malato, nonostante un’età non particolarmente anziana. Il messaggio politico di Elena Cecchettin è diverso, perché quello di Ilaria riguarda i diritti umani, i diritti degli ultimi. Non dimentichiamo che noi partiamo da Stefano che ha una doppia frattura alla colonna vertebrale, ha i polmoni e il midollo spinale pieni di sangue, ha la vescica piena di sangue e una serie di lesioni alla base cranica. Si presenta in quelle condizioni in un’aula giudiziaria e tutti fanno vinta di niente. Lui ha un respiro affannoso e dice “scusate non riesco a respirare tanto bene” e noi abbiamo le registrazioni della sua voce.
Cosa hanno detto il giudice e il pm?
Che non l’hanno guardato in faccia e che non si sono accorti di niente. La segretaria d’udienza ha detto di essersi accorta che Stefano stava male, ma che era abituata a vederli portare così gli arrestati della notte. Queste sono tutte frasi messe a verbale negli atti giudiziari. Capisci che la valenza politica è enorme rispetto al trattamento degli ultimi. Nel caso di Giulia Cecchettin abbiamo un tema diverso, quello del patriarcato e del femminicidio, che Elena percepisce come motivo d’impegno anche per poter metabolizzare, superare e dare una ragione al dolore che sta provando. Io sono vent’anni che faccio questi processi e ogni famiglia reagisce al dolore in un modo diverso. Anche Ilaria fu criticata per il suo ingresso in politica, che è avvenuto molto tempo dopo, quando già la verità sostanziale, non giudiziaria, si conosceva.
I tempi, quindi, non sono importanti?
Io critico chi critica, bisogna esserci in quelle situazioni e bisogna viverle. Siamo tutti bravi a essere generosi con le vite degli altri, ma, quando ci troviamo coinvolti personalmente, la musica cambia completamente. È facile giudicare per chi, con una tastiera in mano o con un’esigenza politica, acquisisce visibilità prendendo una posizione non richiesta e questo determina la più che legittima reazione della famiglia. Le opinioni politiche della famiglia di Elena non c’entrano nulla. È chiaro che se Elena ha delle posizioni politiche che non coincidono con chi interviene, questi ultimi avrebbero dovuto avere la delicatezza, come è successo con Ilaria, di chiedere il permesso di esprimersi sulla vicenda.
Si riferisce a qualcuno in particolare?
C’è stato un intervento immediato di Matteo Salvini, in seguito al quale c’è stata una risposta secca della famiglia. Non credo che Salvini si sia preoccupato di chiedere il permesso alla famiglia di poter intervenire sulla tragedia, in quelle ore, in quei minuti terribili, dato che il fatto era appena successo. Il fatto che la reazione della famiglia possa non essere piaciuta ha legittimato una serie di commenti e critiche che stanno continuando, perché io attribuisco a questo la genesi di queste critiche. Si tratta di una famiglia molto duramente provata e siamo tutti formidabili con i destini degli altri, per cui bisogna avere rispetto di queste persone. Secondo me il fatto che lui sia rivolto a un'agenzia è riferibile a una richiesta di aiuto per continuare ad affrontare una dimensione di vita che chiaramente non avrebbero mai voluto vivere, e per le quali hanno sentito il bisogno di essere supportati.
Lei avrebbe consigliato alla famiglia di rispondere a Salvini?
Io no, perché era prevedibile che questo avrebbe scatenato una serie di polemiche che continuano ancora oggi. La strumentalizzazione non è da parte delle donne, ma è cavalcare il dolore della prima ora, salvo poi mutare posizione difronte alla reazione della famiglia. Se si vuole esprimere solidarietà sincera, questa deve permanere anche quando la famiglia della vittima esprime una posizione che non ti piace.