A Potenza c’è una chiesa dove è stata uccisa una ragazza di soli sedici anni e dove il suo corpo è rimasto nascosto per ben diciassette anni. Una chiesa che oggi è aperta al pubblico, senza una targa, senza un gesto, senza un’ammissione. Una messa alle sette e mezza del mattino per pochi anziani e poco altro. Nessuna attività, solo silenzio. Un mausoleo travestito da luogo di culto. Lì dentro, nel sottotetto della Basilica della Santissima Trinità, nel cuore del centro storico, è stato trovato il corpo di Elisa Claps. Trentadue anni dopo il suo assassinio ancora nessuna risposta e nessun riconoscimento delle responsabilità. Nessuna volontà di rimuovere la targa intitolata a Don Mimì Sabia, parroco di quella chiesa nel ‘93, mai indagato, ma che resta una presenza ingombrante e mai del tutto chiarita. Noi di MOW abbiamo parlato con Gildo Claps, fratello di Elisa, che non ha mai smesso di chiedere verità e giustizia. Gli abbiamo chiesto cos’è cambiato nell’ultimo anno. Risposta semplice: niente. La chiesa è ancora lì, aperta. La città è ancora spaccata. E chi dovrebbe fare un passo non lo fa. Perché ammettere anche solo un errore significherebbe fare i conti con tutto il resto.

Gildo, siamo arrivati a trentadue anni senza Elisa. È trascorso un altro anno da quel 12 settembre del 1993. Negli ultimi dodici mesi è cambiato qualcosa?
No, non c'è nessuna novità di rilievo, tant'è che per l’anniversario abbiamo deciso di fare una semplice conferenza per presentare l’iniziativa “Adotta la Panchina Rossa di Elisa”, promossa dal Presidio Libera Potenza. Si tratta di una panchina itinerante, chiunque può farne memoria e spostarla di volta in volta. La può chiedere una scuola o un ente. Poi ci sarà un aggiornamento del progetto in Africa. Progetto a cui avremmo dovuto prendere parte a settembre dell'anno scorso, ma poi non siamo riusciti ad andare perché prima è peggiorata la situazione sanitaria e poi c'è stata la guerra civile, la città è occupata dai ribelli. Mentre sul fronte della Chiesa è rimasto tutto immobile.
La Basilica della Santissima Trinità continua ad essere aperta?
Sì, e all’interno c’è ancora la targa a Don Mimì Sabia nonostante i nostri inviti a toglierla. Ovviamente non c'è nessuna volontà da parte loro di fare questo gesto. Speravamo che il nuovo Vescovo che potesse cambiare rotta rispetto ai precedenti, ma è nel solco assoluto della continuità praticamente. Resta la cosa assurda di questa chiesa che è stata riaperta.
Fanno attività parrocchiali?
No, non ci sono attività. Da quello che so fanno una messa alle sette e mezzo la mattina e basta.
È frequentata da poche persone?
Da quello che mi dicono, perché non sto lì a guardare, sono veramente pochissime, per lo più anziani residenti del centro storico. Alla fine è rimasta una sorta di mausoleo, perché c'è anche questo imbarazzo da parte loro, per cui alla fine non fanno niente con quella chiesa, dovevano mantenere il punto perché la dovevano riaprire. C'è stato quel momento drammatico di quella manifestazione dopo la riapertura due anni fa, e quindi loro mantengono consapevolmente un profilo bassissimo cercando di non provocare nessun tipo di reazione. Perché sanno benissimo che non solo noi famiglia, ma c'è tutta una città spaccata su questa storia.

Non solo l’hanno riaperta, ma senza nemmeno una targa in memoria di Elisa. Ma in ricordo di chi potrebbe aver avuto un ruolo nel suo mancato ritrovamento.
L'unica cosa che avevamo chiesto era che venisse tolta quella targa perché la riteniamo un offesa alla memoria e alla storia di Elisa. È un personaggio su cui gravano ombre pesanti. Il Vescovo l’abbiamo invitato pubblicamente a fare questo gesto, ma non c’è stata nessun tipo di risposta.
Vescovo che lo scorso anno è andato anche a far visita alla tomba di Elisa.
Sì, proprio in prossimità dell’anniversario di Elisa. Io lo invitai al nostro evento al Teatro Sabile, con l’auguro di un gesto che avrebbe potuto essere solo il prologo di un nuovo percorso verso una sorta di pacificazione.In quell’occasione dissi che una parte della città riteneva offensiva la targa, sempre con la speranza che venisse tolta. È passato un anno e non è successo niente, ma non mi aspetto più niente sono sincero. Quello che ho compreso è che per loro qualsiasi gesto di questo tipo significa in qualche modo ammettere che ci siano state delle responsabilità sotto l'aspetto delle omissioni.
Continuano in questa resistenza pur di non ammettere di aver sbagliato.
Questa è l'unica lettura che riesco a dare. In occasione dell’ultima festa patronale, in cui viene portata la statua del santo in giro per la città, è stata fatta inchinare davanti alla Basilica della Trinità e poi il Vescovo è entrato nella chiesa, non è entrato in nessun'altra chiesa, è entrato solo in quella. Quando ci sono atteggiamenti come questi capisci che da quel lato lì non ci sarà mai nessun gesto di conciliazione.
Elisa vivrà sempre nel ricordo di chi l’ha amata, e di chi oggi senza mai averla conosciuta continua a portare avanti la sua storia. Anno dopo anno. Per Elisa, che mai verrà dimenticata.

