Tra pochi giorni saranno trascorsi trentuno anni dalla scomparsa di Elisa Claps, la ragazza di soli sedici anni brutalmente uccisa da Danilo Restivo il 12 settembre 1993. Il suo corpo è rimasto nascosto per diciassette lunghissimi anni nel sottotetto della Basilica della Santissima Trinità di Potenza, fino alla sua scoperta nel 2010. Da quel giorno sono trascorsi altri quattordici anni, ma la domanda continua ad essere sempre la stessa: è possibile avere un cadavere nella propria casa e non saperlo? A quanto pare non è poi così tanto impossibile, nonostante tutte le persone che negli anni sono passati per quel sottotetto. Eppure nessuno ha mai raccontato qualcosa, nessuno ha visto niente. La chiesa, dopo anni dalla macabra quanto sconcertante scoperta, è stata riaperta al “pubblico” lo scorso agosto. Poi la messa del 2 novembre in occasione della giornata di commemorazione dei defunti. “Una vergogna, hanno riaperto quella chiesa come ladri di verità. L’ennesimo insulto alla memoria di Elisa, nemmeno la dignità e il coraggio di mettere una targa commemorativa per mia sorella”. Queste le parole di Gildo Claps, verso chi una targa invece in quella chiesa l’ha messa. Ma non per Elisa, per Don Mimì Sabia, il parroco che continua a legarsi a doppio filo con questa drammatica storia: “Vengono celebrate le virtù pedagogiche di Don Mimì. Mi sono incaz*ato tantissimo perché le ombre su di lui continuano ad essere molte”. Lui che sostenne, potremmo dire mentendo, di non conoscere Danilo Restivo, l’assassino di Elisa, nonostante la foto che li ritraeva insieme al diciottesimo compleanno del giovane. Ma cosa è accaduto oggi?
Il nuovo vescovo di Potenza, Davide Carbonaro, ha pregato davanti la tomba di Elisa Claps nel cimitero della città. Carbonaro ha deposto un mazzo di fiori per poi raccogliersi in preghiera. Questa la nota della Curia: “Il pastore dell’Arcidiocesi ha affidato allo sguardo misericordioso e medicinale di Dio, capace di ogni perdono, tutta la storia di Elisa Claps che tanto ha segnato dolorosamente sia la comunità ecclesiale potentina che quella civile". La famiglia di Elisa sicuramente non è di un mazzo di fiori che ha bisogno, ma di gesti e segnali concreti, per tutta la comunità. Ma dopo il ritrovamento del corpo di Elisa nulla si è smosso, arrivando perfino a riaprire le porte di una chiesa dove non solo fu assassinata una ragazzina di appena sedici anni, ma dove il suo corpo è rimasto per anni, esposto a tutte le intemperie. La famiglia Claps ha sempre sostenuto che ci sono delle responsabilità riconducibili alla chiesa. Responsabilità che, ancora oggi, non sono state riconosciute. Come ci ha raccontato lo stesso Gildo, fratello di Elisa, che ci ha parlato dell’atteggiamento della chiesa di Potenza: “Un comportamento pessimo sotto ogni profilo. Qualcosa di davvero inqualificabile, mancanza totale di rispetto. Professano la carità cristiana ma il loro comportamento è lontanissimo da quei principi. Un’ostilità continua”. Elisa, tra l’altro, è stata ritrovata nel luogo in cui sì, era stata vista viva per l’ultima volta, ma anche il luogo in cui mai era mai stata cercata. E dopo trentuno anni ancora manca una spiegazione…