Angela Terzani Staude, moglie di Tiziano Terzani e autrice di numerosi libri di successo sulla sua vita in Asia, ha accettato di rilasciare una intervista a Mow per parlare del mondo che suo marito ha visto e di come tanti problemi che ci riguardano oggi fossero prevedibili già nel secolo scorso. La mancata libertà, la disumanizzazione della nostra società, l’avvento della fredda AI, la guerra in Ucraina. Partendo anche dal documentario uscito su Prime Video, Tiziano Terzani: Il viaggio della vita, emerge lo sconforto per una costante e sempre più frequente mancanza di ideali nell'uomo moderno. Nello specifico Terzani si è sempre detto deluso dall’esito della vittoria nordvietnamita e della coalizione comunista: “Il sogno di una società più giusta era fallito e allora tanto valeva vincessero gli altri se devi fare capitalismo con il totalitarismo comunista tanto meglio il capitalismo” . Insomma, come diceva Giorgio Gaber qualcuno era comunista perché vedeva la Cina come una poesia, la Russia come una promessa e il comunismo come il paradiso terrestre. E Giorgia Meloni? L’elezione della leader di Fratelli d’Italia non se la poteva immaginare neppure lui…
Terzani nel suo libro La fine è il mio inizio, scriveva: «Fin da piccolo io sentivo che non c'entravo con Monticelli, che non era quello il mio mondo. Con tutto il rispetto che ho avuto per i miei genitori – perché sono stati meravigliosi, hanno fatto di tutto per me – ma insomma, non erano la mia famiglia.». In quegli anni il signor Terzani come fu accolto dalla sua famiglia?
I miei genitori rimasero affascinati dall’idealismo di Tiziano, un uomo pieno di sogni. Mia madre lo ha accolto subito, mio padre era un po’ preoccupato poi quando l’hanno conosciuto bene si sono resi conto del suo valore umano come persona, della sua serietà di sentimenti e di valori e Tiziano che veniva da una famiglia operaia molto alle strette trovò nella mia qualcosa di nuovo, di diverso.
Tiziano Terzani: Il viaggio di una vita è il titolo del nuovo documentario su suo marito. Come mai avete deciso oggi, dopo oltre 15 anni dalle registrazioni, di realizzare questo documentario?
È stato Mario Zanot a volerlo fare. Il fatto che ancora oggi dopo vent’anni dalla sua scomparsa ci siano delle persone che parlino di Tiziano fa capire molto sulla riuscita del suo operato. La sua preoccupazione per l’America, la Russia e la costante domanda “dove sta andando l’uomo?” in un mondo che era sempre più vittima della globalizzazione, del demanio e i cui ideali erano stati ammazzati dal potere, tutti questi problemi di ieri costituiscono i problemi di oggi. Zanot ha risposto con questo film in modo buono e interessante, mettendo in chiaro le domande di Tiziano e le sue paure, che sono anche le nostre.
Perché sentiamo Terzani ancora attuale?
Tiziano amava la vita, la possibilità di esserci in questo mondo, e ha sempre saputo che la sua fosse una permanenza destinata a finire e quindi per lui era importantissimo usar bene e in maniera sensata il suo tempo e aveva visto che con il giornalismo a una certa non si andava più oltre. Da qui la scelta di parlare agli uomini e alle donne del problema che attanaglia ancora la nostra società, quello legato al “come vivere”. Il punto è che ancora non abbiamo trovato una soluzione.
Nel documentario sentiamo Terzani dire: “L’America era violenta, ingiusta e un paese orribile e sul piano internazionale il più grande pericolo dell’umanità…il Vietnam, l’America latina…”. Cosa ne pensava all’epoca una giovane Angela Staude? L’America in Ucraina sta facendo quello che ha fatto in passate con altre guerre?
Quello che non va in America è la politica estera aggressiva perché è un Paese che ha sempre creduto di avere il diritto di mettersi in mezzo. Con la guerra in Vietnam ha impedito che lo Stato divenisse comunista, ma che diritti aveva? Lo stesso in Laos, in Cambogia, l’America ha cercato di frenare in tutta l’America Latina una prima tendenza a passare dall’essere paesi colonizzati a quelli che decidono liberamente la propria politica futura, mettendo al potere gente terrificante, tutti dittatori senza alcun ideali, venduti… E ora con quello che sta succedendo in Ucraina si tratta ancora di una guerra che l’America ci fa fare a noi in gran parte e se la fa da sé con l’invio di armi per impedire di fare la propria politica. Per salvare i paesi dal diventare totalitari inserisce dei personaggi che poi fanno fallire l’intera economia del paese, questa storia si ripete a non finire e devo dire che non è stato solo Tiziano a dire “basta”.
Terzani parla di Tokyo come di un luogo in cui non riusciva a descriver l’angoscia che lo aveva colto della società moderna che disumanizzava l’uomo. Si fa riferimento inoltre al libro che voleva scrivere, “Il Giappone Puzza”, ma che poi non uscì mai. Esce invece il suo Giorni giapponesi, scritto nel 1994. Come mai ha sentito lei, Angela Staude, il bisogno di scriverlo un libro sulla società nipponica? Quel mondo ha angosciato anche lei, o no?
Dovevo adattarmi agli spostamenti di Tiziano e ho sempre tenuto un diario dove poi ho basato anche il libro dell’Età dell’entusiasmo e avevo già pubblicato un libro sulla nostra vita in Cina, Giorni cinesi . Io notai che le donne in Giappone erano messe in disparse, in epoca di rivoluzioni nessuno era libero. Il Giappone non era un impero ma una democrazia in cui uomini e donne da secoli venivano addestrati a non emergere e a fare il loro dovere, a non differenziarsi. Tiziano diceva che pur essendo un paese democratico era l’unico al mondo in cui il comunismo funzionava, con cui la persona volontariamente non voleva essere libera ma sottomessa.
Tiziano aveva predetto quello che poi sarebbe stato il male della nostra società…
Sono stati 5 anni e basta in Giappone ma Tiziano che aveva in sé la natura della “Cassandra”, di uno che riesce a vedere nel futuro e stilarne le conseguenze era così spaventato nel vedere quel mondo che gli aveva preso l’angoscia e oggi diremmo che aveva ragione. Se l’uomo deve ubbidire e abbassare la testa per arricchirsi tanto vale rinunciare e farne a meno perché si perde la libertà.
Terzani aveva espresso il suo dissenso nei confronti del patriottismo: “Ho pietà di coloro che l’amore di sé lega alla patria che è soltanto un campo di tende in un deserto di sassi”. Oggi che al governo c’è una donna, la Meloni, sarebbe piaciuta a suo marito? Lei, che ne pensa?
Conoscendo gli obiettivi di Tiziano, sarebbe rimasto stupito da questo risultato elettorale, non se lo sarebbe potuto immaginare, perché abbiamo fatto tanto in Italia con l’estrema destra che era il fascismo e quando ne siamo usciti pensavamo di averne capito la lezione…. All’epoca avevamo fatto una costituzione che aveva dato all’uomo tanti diritti che poi sono stati annullati. Con il covid abbiamo visto di recente che la legge non vale più, non consente il dubbio, è stata messa fuori uso e pure ora con l’Ucraina il popolo non viene consultato, non si tiene conto della nazione. Tutto questo Tiziano non lo avrebbe tollerato.
Cosa avrebbe fatto suo marito se fosse rimasto ancora in vita per un po’?
All’inizio mi diceva semplicemente che avrebbe voluto andarsene, tornare in viaggio. Poi però ha detto che forse un tentativo lo avrebbe fatto nel cercare di unire i paesi europei e di restituire all’Europa il suo valore e la storia antica di idee, di ideali, di bei pensieri che portano alla sopraffazione. Questo avrebbe cercato di fare.