“La sessualità è un canale privilegiato della comunicazione, è energia psichica che contribuisce allo sviluppo della personalità, va ascritta alla dimensione affettivo-relazionale e non può essere decontestualizzata dal discorso che coinvolge l’intera esistenza per ridursi a essere vissuta come un frammento. È qualcosa di estremamente complesso in quanto entrano in gioco una serie di fattori legati al vissuto individuale e comunque non è riconducibile soltanto alla sola dimensione biologica, poiché implica aspetti legati alla dimensione socio-culturale”: lo dice a MOW la sessuologa e sociologa Elisabetta Fernandez, che abbiamo intervistato e che ci parla della sessualità vissuta soprattutto dai giovani e dei loro problemi (in primis, l’eiaculazione precoce), di come social e tv parlano di sesso, della “moda” del gender fluid, dell’educazione nelle scuole, degli eccessi del gay pride e del popolo delle famiglie, e dell’utero in affitto che definisce “mercificazione della donna e del bambino”.
Elisabetta, cominciamo da una cosa che non è scontato che tutti sappiano: cos’è la sessualità?
La sessualità è vissuta in maniera diversa in relazione al luogo, all’educazione, al credo religioso, ai tabù. Ogni persona è una tessera di quel policromo mosaico che è la società e attraverso il comportamento sessuale vive il suo “con esserci”, che assurge a momento espressivo di una totalità nella quale si manifestano codici espressivi culturalmente determinati. In chiave sociologica, la definirei un insieme di comportamenti relazionali, mediati da un contesto storico sociale e rielaborati da una cultura che stabilisce i confini di liceità e ne condanna e sanziona il superamento”.
Televisione e i social network educano i giovani a una buona sessualità?
“I programmi televisivi mirati all’approfondimento del tema possono essere utili, come pure quei canali social dove professionisti del settore svolgono un’attività di divulgazione che ha grande impatto sugli utenti. Social e televisione, tenuto conto della grande potenza diffusiva che li caratterizza, possono rappresentare un valido supporto per riuscire a educare alla sessualità se riescono a veicolare in modo adeguato contenuti profondi che potrebbero destare imbarazzo, ma al contempo suscitare interesse se trattati in modo adeguato. Per esempio attraverso l’uso di modalità espressive non caricaturali e sfrondate da quella pesantezza che spesso caratterizza la comunicazione quando si vuole far assumere una valenza importante all’argomentare. Purtroppo, in particolare attraverso i canali social non di rado vengono diffusi anche messaggi che hanno un impatto negativo, che non forniscono una visione della sessualità rispondente al vero. Un’informazione errata può generare confusione diffondendo un’idea distorta del comportamento sessuale, troppo spesso annoverato nell’alveo delle tecniche, basate anche su superfici e volumi, misure ed equazioni. Non tenendo conto, tra l’altro, che una sessualità nell’ambito della quale il “come” abbia maggiore importanza del “quanto” allontana il pericolo di imbarazzanti défaillances ed è destinata negli anni della maturità a migliorare, arricchendosi di contenuti”.
La questione gender è davvero importante in confronto ad altri temi delicati quali lavoro ed economia?
“Gli incontri di culture, il passare del tempo, lentamente partoriscono realtà diverse dalle originarie con nuove ricchezze emozionali e intensità spirituali; il superamento del discorso relativo all’identità di genere ha messo in crisi la pretesa di stabilire un codice binario e il tradizionale distinguo antropologico che si basava su presupposti diversi diviene impalpabile realtà, qualcosa da mettere in discussione, creando perplessità e dubbi che si cerca di chiarire. Non è facile conciliare la nuova sensibilità e i vecchi modelli di riferimento. I media danno molto spazio al dibattito del gender fluid, a dimostrazione dell’importanza di tutto quel che attiene la dimensione sessuale; anche se le questioni economiche, nello specifico quel che concerne il lavoro che è un diritto sancito dalla Costituzione, per i più meriterebbero centralità nello spazio mediatico, alla luce di una logica in cui l’economia è la struttura sulla quale poggia il sistema sociale”.
L’essere gender fluid è uno stato di libertà o semplicemente una moda dettata dal pensiero unico imposta dai media?
“Lo sviluppo della sessualità rappresenta un momento centrale del processo di definizione e consapevolezza identitaria; oggi è evidente un profondo mutamento in termini di eterogeneità e variabilità, sia individuali sia relazionali, tipico di un’epoca in cui c’è molta fluidità dei modelli di rifermento. Il gender fluid che va oltre la possibilità di autodefinirsi come maschio o femmina, inserendosi in coordinate prestabilite e fisse, potrebbe riflettere la crisi identitaria dei giovani, in questa epoca inquieta in cui soffiano venti di guerra e si è vissuta l’esperienza terribile di una pandemia che ha prodotto un cambiamento epocale. Essere gender fluid significa adattare la propria immagine esteriore all’identità di genere che si vive al momento, è un modo di esprimere ciò che si sente a livello di percezione del sé attraverso la manifestazione visibile, in una convergenza tra il dentro e il fuori. L’essere immersi in una cultura fluida, anche nell’ambito valoriale, è il contesto ideale per il diffondersi dell’approccio gender fluid. L’interesse dei media, che stanno dando un contributo consistente alla conoscenza di questo modo di concepire l’identità sessuale, può contribuire a generare una sorta di contagio sociale, così per chi nella fluidità del gender ha cercato una fuga da una livellante omologazione di un codice binario, correrebbe il rischio di trovarsi a enfatizzarla”.
I ragazzi di oggi, che molto apprendono dal web invece che dall’educazione scolastica, hanno un approccio sano al sesso?
“I giovani hanno bisogno di un’informazione che non si limiti soltanto a quel che apprendono dal web o confrontandosi con altri coetanei. Le tempeste ormonali sono violente, i tumulti di emozioni sempre più forti, il desiderio di autonomia e la voglia di legittimazione dominano nei ragazzi desiderosi di sperimentare, che sono incuriositi, affamati di informazioni. Saper coniugare esigenze emozionali e bisogni sessuali non è facile neanche nell’età adulta, e il divario tra l’essere e il dover essere a volte è incolmabile. La trasgressione fa parte del gioco e stabilire il limite tra il lecito e l’illecito rientra in un processo educativo che non consista in una mera informazione riconducibile a elementi nozionistici, ma sia un tipo di formazione ascrivibile nell’ambito di tematiche ancor più vaste, se pur strettamente connesse all’argomento. Educare alla sessualità comporta una serie di implicazioni dalle quali è impossibile prescindere; principalmente deve essere finalizzata a creare condizioni in cui l’individuo sia libero di fare delle scelte in modo consapevole. In ambito familiare, non di rado c’è difficoltà ad affrontare questo argomento con i figli, ma i genitori non possono pretendere di delegare la responsabilità della formazione di un aspetto così importante dell’esistenza solo alle istituzioni o sottovalutarne la rilevanza. Sarebbe, comunque, opportuno inserire l’educazione alla sessualità e al sentimento nelle scuole, insistendo sull’aspetto relazionale di quello che rappresenta un momento piacevole da condividere con consapevolezza. Purtroppo la sessualità non trasmette soltanto emozioni! Tra gli adolescenti sono in aumento le malattie a trasmissione sessuale; ogni anno, nel mondo, ci sono 340 milioni di nuovi casi di infezioni, È necessario attraverso metodiche appropriate, basate su contenuti anche scientificamente validi, realizzare un programma di educazione alla sessualità poiché l’argomento rimanda non soltanto alla dimensione biologica, ma rappresenta il punto di incontro tra questa e la dimensione etica. Educare vuol dire aiutare a crescere, a conoscere, a capire per scegliere sulla base dei principi di responsabilità e di autonomia, al fine di porre in essere quell’idea di democrazia esistenziale alla quale tutti hanno diritto e che si fonda sul rispetto degli altri e di sé stessi”.
"Alcuni sostengono che la maternità surrogata sia un gesto di generosità nei riguardi di chi non può avere figli, un atto d’amore; senza entrare nel merito delle motivazioni sottese, purtroppo il business della maternità surrogata sta aumentando a ritmo esponenziale"
I ragazzi di oggi, che molto apprendono dal web invece che dall’educazione scolastica, hanno un approccio sano al sesso?
“I giovani hanno bisogno di un’informazione che non si limiti soltanto a quel che apprendono dal web o confrontandosi con altri coetanei. Le tempeste ormonali sono violente, i tumulti di emozioni sempre più forti, il desiderio di autonomia e la voglia di legittimazione dominano nei ragazzi desiderosi di sperimentare, che sono incuriositi, affamati di informazioni. Saper coniugare esigenze emozionali e bisogni sessuali non è facile neanche nell’età adulta, e il divario tra l’essere e il dover essere a volte è incolmabile. La trasgressione fa parte del gioco e stabilire il limite tra il lecito e l’illecito rientra in un processo educativo che non consista in una mera informazione riconducibile a elementi nozionistici, ma sia un tipo di formazione ascrivibile nell’ambito di tematiche ancor più vaste, se pur strettamente connesse all’argomento. Educare alla sessualità comporta una serie di implicazioni dalle quali è impossibile prescindere; principalmente deve essere finalizzata a creare condizioni in cui l’individuo sia libero di fare delle scelte in modo consapevole. In ambito familiare, non di rado c’è difficoltà ad affrontare questo argomento con i figli, ma i genitori non possono pretendere di delegare la responsabilità della formazione di un aspetto così importante dell’esistenza solo alle istituzioni o sottovalutarne la rilevanza. Sarebbe, comunque, opportuno inserire l’educazione alla sessualità e al sentimento nelle scuole, insistendo sull’aspetto relazionale di quello che rappresenta un momento piacevole da condividere con consapevolezza. Purtroppo la sessualità non trasmette soltanto emozioni! Tra gli adolescenti sono in aumento le malattie a trasmissione sessuale; ogni anno, nel mondo, ci sono 340 milioni di nuovi casi di infezioni, È necessario attraverso metodiche appropriate, basate su contenuti anche scientificamente validi, realizzare un programma di educazione alla sessualità poiché l’argomento rimanda non soltanto alla dimensione biologica, ma rappresenta il punto di incontro tra questa e la dimensione etica. Educare vuol dire aiutare a crescere, a conoscere, a capire per scegliere sulla base dei principi di responsabilità e di autonomia, al fine di porre in essere quell’idea di democrazia esistenziale alla quale tutti hanno diritto e che si fonda sul rispetto degli altri e di sé stessi”.
L’eiaculazione precoce tra i giovani è ormai una costante. Siti espliciti e un mondo che corre velocissimo possono essere le cause?
“L’eiaculazione precoce consiste nel non avere il controllo del riflesso eiaculatorio una volta raggiunto il massimo livello di eccitazione. I ritmi velocizzati tipici del nostro tempo si ripropongono spesso durante il rapporto sessuale, ma sotto le lenzuola la velocità non è proprio un pregio. Purtroppo l’eiaculazione precoce si sta diffondendo tra i giovani, spesso carichi di un’ansia difficile da gestire. L’effetto antierotico di una serie di problemi, che gravano su una generazione che avverte il proprio futuro sfuggente, si riflettono nell’arena del sesso e se non risolti rischiano di cronicizzarsi. I problemi vanno affrontati, non ignorati e la soluzione non consiste nell’essere irretito dalla rete, mi si conceda il gioco di parole. Il web è un formidabile strumento per la veicolazione di contenuti sessualmente espliciti ed è facile accedere a siti porno, che propongono situazioni appaganti per una tendenza voyeuristica che però può anche non produrre gli effetti desiderati. È sempre crescente da parte dei giovani la frequentazione di questi siti che, però, offrono una visione lontana da quella sessualità fatta di comunicazione, scambio, condivisione e desiderio di dare piacere. Questa forma di sesso mediatico è distante da una corresponsione di amorosi sensi e di affettività che sono alla base di una sessualità sana, e può accrescere nei giovani, che si affacciano alle prime esperienze, l’ansia da prestazione, un senso di inadeguatezza con quel che ne consegue, fino al rifiuto del contatto fisico e del rapporto stesso. Se già anni fa si parlava di sex recession fra i ragazzi, ormai si sta facendo spazio una forma di anoressia sessuale preoccupante. Le cause del disagio giovanile sono tante e il loro modo di vivere la sessualità ne è testimonianza tangibile. In Occidente, sono in aumento i casi di impotenza psicogena, che può essere primaria, quando è causa dell’impossibilità di avere rapporti sessuali, oppure secondaria, quando si verifica in persone che hanno sperimentato il coito altre volte prima che la disfunzione insorga. Ridurre l’atto a mera prestazione svuota la sessualità dei suoi significati profondi costringendo l’uomo a fornire prove della sua virilità per dimostrare la sua vis sexualis e sottoponendolo al rischio di restare imbrigliato nell’ansia che, inevitabilmente, conduce a comportamenti disfunzionali il cui esito è l’amplificazione di eventuali fallimenti. Quello dell’impotenza è un problema non solo della modernità, già nell’antico Egitto era una disfunzione ricorrente, nel Medioevo la cura era demandata all’esorcista, nel Rinascimento, invece, venivano proposti alcuni rimedi naturali, come il consumo di alimenti ai quali si attribuivano qualità energetiche, utili ai fini dell’erezione. Le cause di questo disagio furono ricondotte a fattori organici con la cultura illuminista, ma soltanto dopo la prima metà del XX secolo si cominciò a porre l’enfasi sull’aspetto psicologico, al punto da considerare soltanto un ristretto numero di casi riconducibili a fattori organici. L'impotenza psicogena può derivare da disturbi quali ansia, stress, depressione, nevrosi, psicosi e da problemi di coppia, a conferma che l’organo primario della sessualità è il cervello e sia sempre il caso di farlo funzionare. Il tentare di imitare personaggi vigorosi e sexy che riempiono le pagine satinate di riviste alla moda, ospiti in programmi televisivi, belli e impossibili che imperversano sui social, o perfino i protagonisti dei siti porno che appaiono come eroi dell’amplesso, con muscoli sovradimensionati e non solo e farli assurgere a termine di riferimento nuoce alla salute sessuale. Il pensare alla sessualità come a una performance è debilitante, si corre il grosso rischio che l’ansia di prestazione prenda il sopravvento su un sano desiderio e il tutto assuma una connotazione in bilico tra la farsa e la tragedia”.
Un gay pride troppo esibizionista e un family day troppo conservatore fanno bene alla società?
“Credo che la moderazione sia somma virtù, quindi non sono favorevole agli eccessi, anche per quel che concerne l’esibizione, pur se a volte un messaggio per troppo tempo inascoltato per essere divulgato ha bisogno di quel fragore che ne faciliti la diffusione”.
Utero in affitto. Abominio o passo avanti culturale?
“La locuzione utero in affitto già è esplicativa in quanto rimanda a una sorta di mercificazione dell’essere umano, comunque pur se parliamo di ‘maternità surrogata o succedanea’, nel tentativo di attribuire una sorta di dignità a questa metodica edulcorandola a livello terminologico, resta una pratica che rende oggetto di consumo sia il nascituro sia la donna che porta avanti una gravidanza per altri. Altri che giuridicamente diverranno i genitori del neonato, mentre lei perderà ogni diritto dopo essere stata utilizzata come una sorta di incubatrice; invece è un essere umano che prova emozioni e sentimenti, la cui dignità dovrebbe essere rispettata. Alcuni sostengono che la maternità surrogata sia un gesto di generosità nei riguardi di chi non può avere figli, un atto d’amore; senza entrare nel merito delle motivazioni sottese di chi si offre disponibile, magari senza compenso, purtroppo il business della maternità surrogata sta aumentando a ritmo esponenziale, Nei Paesi in cui è legalmente consentita, esistono perfino agenzie che si occupano di tutti gli aspetti burocratici e creano il contatto tra la madre surrogata e i genitori richiedenti. In Italia è una pratica medica vietata, nei riguardi della quale la maggioranza degli italiani si schiera contro. Papa Francesco l’ha definita “inumana”. È innegabile la presenza di implicazioni etiche rilevanti, ed è bene ricordare che non sempre tutto quel che è possibile è moralmente auspicabile e nello specifico se la scienza medica offre delle opportunità è consigliabile restare entro le frontiere dell’etica che non si possono dilatare all’infinito. Tra le varie soluzioni per arginare il fenomeno forse facilitare le pratiche per l’adozione potrebbe favorirne la riduzione, inoltre rappresenterebbe un atto di grande solidarietà accogliere un piccolo essere umano che ha bisogno di amore, evitando che rischi di vivere in un clima di deprivazione affettiva”.