La prima volta è stata, purtroppo, pressoché dimenticabile. L'esordio di Belve nel primetime di Rai 2 ha portato con sé interviste loffie, salvo qualche goduriosa eccezione nelle ultime tre puntate. Francesca Fagnani e il suo team di autori hanno faticosamente tentato di adattare il talk dalla seconda alla prima serata del Servizio Pubblico, con risultati altalenanti. Se di certo siamo ben lontani dai fasti de Le Invasioni Barbariche, comunque lo show è riuscito a rimettersi in carreggiata portando a casa il benestare dei social e, alla fin fine, qualche punto percentuale Auditel in più rispetto al tristanzuolo battesimo che non lasciava presagire nulla di buono. Sussistono, in ogni caso, alcuni interrogativi riguardo all'edizione appena scorsa e siamo qui per porli. Nel mirino la "famiglia allargata" di Belve ossia il parterre di comparse che avrebbe dovuto animare il programma, finendo invece per esserne zavorra. Oltre agli evitabilissimi siparietti "TikTok" de Le Etero Basiche che avevano se non altro il pregio di durare poco, ci riferiamo alla costante presenza di Michela Andreozzi, attrice e regista prezzemolina del piccolo come del grande schermo, che ha di fatto sostituito sin dal minuto zero l'annunciato Ubaldo Pantani di cui si è persa ogni traccia senza che nessuno si sia preso la briga di ufficializzarne le motivazioni. Indaghiamo.
Ognuna delle cinque puntate di Belve è stata funestata da un monologo ad hoc di Michela Andreozzi. Arrivava all'improvviso come la pioggia d'estate e, proprio come la pioggia d'estate, senza lasciare alcuna traccia se non un fastidioso ricordo di quella bella giornata di sole rovinata per un tratto. Senza contare che all'epoca delle sacre Invasioni Barbariche, per almeno un'edizione, il ruolo della inopportuna interferenza del sistema era stato affidato a Geppi Cucciari (bei tempi!), vediamo temi e travagli di Andreozzi per cercare di dare una ragione all'inspiegabile.
I monologhi della donna tristo-contenta, è noto, hanno oramai da anni fatto la fine della musica balcanica al Concerto del Primo Maggio. Non che, fin dai primordi, siano mai davvero piaciuti a qualcheduno. La disanima emotivo-sensoriale della dama moderna in crisi esistenziale è fastidioso stratagemma a cui la nostra tv oramai ricorre da fin troppo tempo, arrivando a permettergli di funestare perfino il sacro palco dell'Ariston. Andreozzi, c'è da ammetterlo, si è distinta per superfluo dire. In una occasione ha dettagliato, per la gioia di noi tutti, l'amore indissolubile che la lega al suo cane, di nome Renato. In un'altra, si è concessa una riflessione sul tempo che passa fino ad arrivare alla voce di Mimma, sua compagna di classe di gioventù, che ancora oggi la tormenta a ogni risultato raggiunto, rendendola edotta di come e perché, in fondo in fondo, non se lo meriti davvero. Porella. "Esilarante" è l'aggettivo con cui il sito di RaiPlay definisce gli andreozziani interventi. Nessun altro, a occhio, ha mai osato tanto. Ma, già che ci siamo, parliamo appunto di questi risultati.
Andreozzi, classe 1967, è presenza fissa della nostra tv dal 1988 quando esordì a Domenica In. Da lì, una carriera passata tra tv e cinema, davanti come dietro alla macchina da presa. Se, fuori Roma, si propone a qualcuno il suo o nome e cognome, però, nove volte e mezzo su dieci la risposta del malcapitato interlocutore non potrà che essere: "Ma chi?". Gli ultimi traguardi tagliati dall'artista hanno del criminoso, a conti fatti: oltre alla soporifera partecipazione a Belve, annoveriamo la regia della mefitica serie Netflix Guida Astrologica per Cuori Infranti e, ancor più grave, pure quella dell'ultimo film tratto dal recente libro di Fabio Volo: Una gran voglia di vivere. Quest'ultimo capolavoro è stato rilasciato su Prime Video la stessa sera della partenza del Festival di Sanremo, si suppone con la segreta speranza che nessuno se ne accorgesse. Sciaguratamente, ce ne siamo accorti. In tre, ma ce ne siamo accorti.
A Belve si parla spesso di "Circoletto" del cinema romano, espressione coniata dalla sempre meravigliosa Giuliana De Sio nel corso di una memorabile intervista in loco. Ecco, Andreozzi è costantamente citata e ringraziata via social da grandi nomi dello spettacolo della capitale. Pressoché mai, invece, da fan e sostenitori di qualsivoglia lavoro da lei portato a termine con maggiore o minore successo. Un ostinato silenzio che vale più di mille ciak, si direbbe. Eppure. Eppure Andreozzi ha di fatto soppiantato Ubaldo Pantani, comedian certamente di più chiara fama, annunciato con tutti gli onori nel cast fisso di Belve e intravisto sullo schermo secondi trenta, giusto il tempo di un saluto a Massimo Giletti di cui è celebre imitatore. Qual è la ragione di questo brutal taglio (al montaggio)?
Per ora, non esistono risposte a tal quesito. E di certo non ci perderemo il sonno. Vista, però, la claudicante prova fornita da Andreozzi a Belve, inevitabile domandarsi come sarebbe stato il programma se le anticipazioni non fossero state così disattese. Avremmo visto in scena parodie di personaggi che già avevano animato i vari Mai Dire come anche le più fortunate edizioni di Quelli che il Calcio? Il talk di Fagnani, alla disperata ricerca di una linea comica che lo ghosta, ne avrebbe sicuramente giovato. Invece no, la scelta a monte è stata quella di appesantire i raccordi tra un'intervista e l'altra con gli ombelicali e trascurabilissimi monologhi di Michela Andreozzi, attrice, regista e "paracarra" al punto da dedicare il suo ultimo intervento in puntata al fatto di non sentirsi all'altezza delle occasioni che la vita le concede. Alle volte, quella vocetta interiore, sia pure di "Mimma", andrebbe tenuta in considerazione. Un attimo prima di ritrovarsi a risultare per davvero un percepito salasso, magari...