Morte, bugie e silenzi che urlano. Chi l’ha visto?, lo storico programma di Rai 3, torna a scavare nei buchi neri delle cronache italiane. E lo fa con nuovi dettagli, testimonianze mai sentite e una Sciarelli che ancora una volta sembra avere l’occhio più lungo della giustizia. A Villa Pamphili, il corpo senza vita di Anastasia e di sua figlia di un anno sono stati trovati in una zona appartata del parco. Lei, giovane madre russa, legata a Francis Kaufman, un nome che fa suonare più di un campanello. A parlare, in esclusiva, è la madre della vittima: sostiene che Francis l’avesse isolata, portandole via tutto, documenti, SIM, contatti. Niente più voce, niente più via di fuga. E poi c’è quel presunto film, progetto fantasma di Kaufman, finanziato con quasi un milione di euro di soldi pubblici. Ma le riprese, a quanto pare, nessuno le ha mai viste. Nessun set, nessun copione. Solo fondi spariti e due cadaveri nel verde di Roma.

Intanto, a Garlasco, si continua a indagare sul caso di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007. L’avvocato De Rensis, ospite in studio, parla di un oggetto che torna a galla: una cannuccia con il Dna di Alberto Stasi trovata in un sacco dell’immondizia. La sua teoria? Quella cannuccia risalirebbe a prima del delitto. Una pista mai davvero battuta, quella di una seconda presenza, forse più scomoda che improbabile. E il processo, sostiene De Rensis, sarebbe pieno di voragini investigative. Si torna a parlare anche del caso di Liliana Resinovich, trovata morta nel gennaio 2022, legata e chiusa in due sacchi in un boschetto a Trieste. Il marito, Sebastiano Visintin, ora è formalmente indagato per omicidio. Un colpo alla vertebra T2, secondo il gip, non può essere frutto di manovre post mortem. I vecchi reperti, abiti, coltelli, tracce, saranno riesaminati l’8 luglio in incidente probatorio. Un’ultima occasione, forse, per trovare qualcosa che dica finalmente cosa è successo. Poi, come sempre, volti e nomi di chi manca all’appello. Persone scomparse che nessuno cerca più, tranne una manciata di familiari e un programma che da trent’anni si rifiuta di voltarsi dall’altra parte.

