Vai a fidarti delle folle inferocite. Quando le aizzi sono lì a incensarti e a obbedire ai tuoi ordini come il cane di Pavlov affamato di sangue; ma basta un niente e via, ti si ritorcono contro, la testa che ora vogliono decapitare improvvisamente è la tua. Da piazza Venezia a piazzale Loreto in un giro di Rolex: questo il percorso di Selvaggia Lucarelli e del suo improbabile inquisitore con la padella in mano - più che un Torquemada, un Tortellomada. Chi semina vento raccoglie tempesta, si diceva una volta, e se tu da un decennio fai cherrypicking di essere umani, scegliendone ogni settimana uno a casaccio per metterlo davanti al plotone di esecuzione del popolo bue, poi non puoi sorprenderti se il popolo bue se la prende con te. E no, Selvaggia, stavolta non puoi neanche tirare fuori l’unico portentoso argomento ye-ye che utilizzi quando qualcuno ti critica – mi attaccano perché sono donna – visto che al tuo fianco c’è Tortellomada, che a dire il vero è già corso a nascondersi sotto al letto non presenziando negli studi televisivi il giorno dopo la tragedia. Un cherry-picking, badate, che ha sempre nel mirino i poveri diavoli, il mio milione e mezzo di follower contro i tuoi duecento, come da manuale del buon balilla virtuale. La pizzaiola depressa, il disgraziato con la gamba mangiata dallo squalo: domani con chi ve la prenderete? La moglie picchiata dal marito? Il paraplegico? Almeno Chiara Ferragni ha avuto il merito di chiedere scusa e poi tacere. Questi invece no: nemmeno davanti alla morte rinunciano a caricare la story per fare engagement. Anche uno studente delle medie capisce che le notizie si pesano. Verificare la dichiarazione di un politico o di un banchiere si chiama fact-checking, azzannare un signor nessuno significa fare squadrismo virtuale. Volevate - insieme all’altro fenomeno del Tg3, che sperava di fare la mossa della vita agganciandosi a voi come una roulette per ottenere un po’ di quella benedetta notorietà che evidentemente insegue da una vita – dimostrare che i quotidiani “non verificano le loro fonti”? E allora dovevate andare sotto casa di Molinari, di Fontana, di Giannini, non certo di chi non può difendersi per palese sproporzione delle forze in campo. E se davvero Selvaggia non capisci che tra la Ferragni che mette la faccia a un’operazione di beneficenza poco trasparente ricavandone in cambio molti denari e quattro amici al bar che per solidarietà a un amico vittima di una tragedia tanto immane quanto assurda – una gamba mangiata da uno squalo – organizzano una colletta raccogliendo la miseria di 62 mila euro, significa una delle due cose: o devi ripetere le medie o perdi anche l’alibi della buona fede, e qui un attimo dovrei pensarci, perché un paio di settimane fa ti ho sentita definire un’inchiesta del quotidiano più prestigioso sulla faccia della Terra, il New York Times, come “fumosa” e ti assicuro non ho più smesso di ridere per almeno un paio di giorni.
La stessa risata che mi sono fatto quando ho visto il tuo amico-nemico, Federico Lucia in arte Fedez, che sventolava a favore di camera la faccia di un altro povero Cristo additandolo come nemico pubblico. Si sa: dove c’è Fedez c’è figura di palta, ne ha raccattate così tante che ormai nemmeno si riescono a contare, credo che la gente ormai lo segua come potrebbe seguire Fantozzi, “vediamo oggi cosa combina questo povero sventurato”. Se non fosse che anche qui c’è poco da scherzare, perché il principio usato è lo stesso, utilizzare la propria enorme fama come una pistola da puntare addosso casualmente, stile roulette russa. E non cominciate a blaterare sulle eventuali colpe: noi altri siamo cresciuti con Marco Pannella, col principio del “nessuno tocchi Caino”. Per chi sbaglia, fosse anche responsabile delle peggiori nefandezze, ci sono le denunce e i tribunali. I plotoni di esecuzione virtuali, invece, sono altra cosa, contraria alla società civile e alla presunzione di innocenza. E quindi risparmiateci il piagnisteo, e anzi, siate felici: la vostra grande fortuna è non avere mai incontrato, nelle vostre crociate da Santa Inquisizione spagnola, un tipo come me; la vostra immensa fortuna è che i parenti della donna suicida, gli amici del ragazzo attaccato dallo squalo, il povero Cristo la cui foto viene mostrata da quella grandissima testa di rapper in diretta sono delle brave persone. Perché se invece fossero state delle semplici persone normali, esasperati dalla vostra arroganza, dal vostro senso di onnipotenza basato sul nulla, sarebbero venuti a cercarvi di persona. E allora sì che ci sarebbe stato di che divertirsi.