Il sangue sulle piastrelle di via Pascoli torna a parlare, o almeno ci si prova. A Garlasco, il caso Chiara Poggi sembra uscito da un limbo lungo quasi vent’anni per tornare, di colpo, sotto le luci di Quarto Grado. Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero aprono la puntata con la notizia dell’incidente probatorio partito martedì: una nuova analisi di reperti mai toccati prima, mai ascoltati fino in fondo. Due vasetti di Fruttolo, un brick di tè freddo, la buccia di una banana. Oggetti piccoli, banali. Ma potrebbero contenere tracce di DNA dell’assassino. Oppure di chi sapeva e ha taciuto. C’è anche un pezzo del tappetino del bagno, macchiato di sangue, forse calpestato da una scarpa che non era la sua. Non era di Chiara. Troppo tempo è passato, ma il tempo, in certi casi, non è solo nemico. A volte conserva. A volte svela. Così si torna a scavare nella villetta dove Chiara fu trovata morta, un pomeriggio d’agosto del 2007, mentre il Paese cercava un colpevole, e intanto costruiva un mostro, Alberto Stasi, senza sapere quanto ci fosse di vero.


Ma la puntata non si ferma lì. C’è anche Lily, Liliana Resinovich. Una scomparsa che ha più facce di un cubo di Rubik e che sta lentamente diventando il nuovo noir della provincia italiana. Si guarda negli hard-disk, quelli che il marito Sebastiano Visintin avrebbe fatto sparire perché contenevano foto con Claudio Sterpin, l’amante della donna. Un triangolo emotivo e digitale in cui niente è mai davvero chiaro. Tornano anche i volti noti del format: da Luciano Garofano a Carmen Pugliese, da Picozzi a Collovati. Ospiti, criminologi e opinionisti si alternano, mentre i quartograders, la community social del programma, dice la sua in diretta. Perché Quarto Grado non è più solo un programma: è un’arena. Dove i cold case diventano show, e lo show (a volte) aiuta la verità a venir fuori.

