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A un passo dalla pace, sicuri che l'Ucraina meriti l'adesione all'Unione europea? Il paese distrutto da guerra e corruzione, i rapporti con la Russia, la concorrenza agricola. E Serbia, Albania, Macedonia e Turchia...

  • di Paolo Gambi Paolo Gambi

29 aprile 2025

A un passo dalla pace, sicuri che l'Ucraina meriti l'adesione all'Unione europea? Il paese distrutto da guerra e corruzione, i rapporti con la Russia, la concorrenza agricola. E Serbia, Albania, Macedonia e Turchia...
L'Europa sta per fare un passo scellerato: accogliere l'Ucraina senza rispettare le regole. Un Paese devastato dalla guerra e dalla corruzione, che rischia di portare il continente sull'orlo di una crisi geopolitica ed economica senza precedenti. Ma è davvero la soluzione per la pace e la prosperità, o una ricetta per il collasso?

di Paolo Gambi Paolo Gambi

Esiste un tempo per ogni cosa. Un tempo per costruire e un tempo per distruggere. Oggi, nell'Europa che finge di essere madre ma si comporta come matrigna, sembra giunta l'ora della distruzione. E l'accelerazione sconsiderata dell'accesso dell'Ucraina all'Unione Europea, di cui si sta parlando in questi tempi, è solo l'ultimo capitolo di una tragedia annunciata. Nulla contro gli ucraini, la loro cultura, le loro sofferenze e la loro situazione, sia ben chiaro. Ma ragionando in modo realistico l’Europa deve essere in grado di trarre delle conclusioni realistiche e fondate su dati di realtà. Non è il cuore, non è la pancia, non è nemmeno la ragione ad animare questa folle corsa verso l'assurdo. È l'ideologia, quell'infezione dello spirito che trasforma l'uomo in un automa e le istituzioni in strumenti di propaganda. Mentre Paesi come Serbia, Albania, Macedonia del Nord, e anche Turchia, attendono da decenni fuori dalla porta europea, l'Ucraina, devastata dalla guerra e da una corruzione radicata come edera su muri in rovina, viene trascinata all'interno senza rispettare nemmeno le apparenze.

Zelensky e Von der Leyen
Zelensky e Von der Leyen

L'Unione Europea è in ginocchio, lacerata da una crisi economica che non accenna a placarsi, con sei Stati membri il cui debito pubblico supera il 100% del Pil. E in questo scenario da film distopico, quale mente illuminata potrebbe anche solo pensare di accollarsi il peso economico di un Paese che è, dati alla mano, il più povero e il più disastrato tra i candidati? Non si tratta di cinismo, ma di realismo. Un realismo che l'Europa sembra aver gettato alle ortiche. E non è solo questione di numeri. È una questione di volontà popolare. Mentre i burocrati di Bruxelles brindano nei loro saloni dorati, la gente comune dice no. Il 45% delle persone interpellate dal centro-studi European Council on Foreign Relations ritiene che l’adesione di Kiev all’Unione europea avrebbe un “impatto negativo” sulla sicurezza della stessa Unione europea, contro un basso 25% il quale ritiene che l’adesione potrebbe invece avere un “impatto positivo”. Il 39% degli intervistati considera inoltre che l’ingresso dell’Ucraina avrebbe un “impatto negativo” sulla sicurezza del proprio Paese, mentre solo il 24% si aspetta un “impatto positivo”. Se la democrazia ha ancora un senso, perché ignorare così sfacciatamente la voce dei cittadini? Ma l'assurdità non finisce qui. I procedimenti di adesione sono da sempre lenti e laboriosi, pensati per garantire che chi entra nel club europeo sia in grado di rispettarne le regole e gli standard. Perché allora l'Ucraina dovrebbe godere di un trattamento di favore, quando altri Paesi hanno visto le loro speranze frantumarsi contro il muro delle lentezze procedurali? Forzare la mano equivarrebbe a delegittimare l'intero processo di allargamento, trasformandolo da percorso di crescita a farsa geopolitica. Poi c'è l'agricoltura, il cuore pulsante delle nostre campagne. Con 41 milioni di ettari coltivabili, l'ingresso dell'Ucraina stravolgerebbe la Politica Agricola Comune. I nostri agricoltori, già vessati da norme folli e da una concorrenza sleale, si ritroverebbero schiacciati da un mercato drogato. La stessa coesione economica, uno dei pilastri su cui è nata l'Unione, verrebbe compromessa: molti Stati membri passerebbero da beneficiari a contribuenti netti, aggravando ulteriormente tensioni già esplosive.

Zelensky e Giorgia Meloni
Zelensky e Giorgia Meloni

E mentre a Bruxelles si disegnano futuri radiosi, la realtà ucraina racconta un'altra storia. Un Paese devastato, con un'economia a pezzi e una corruzione sistemica che nessuna bacchetta magica potrà cancellare. L'accesso dell’Ucraina alla Unione Europea non aiuterebbe gli ucraini, li annienterebbe: i giovani emigrerebbero in massa verso ovest, lasciando un Paese spopolato, invecchiato, senza futuro. Infine, la questione più esplosiva di tutte: la Russia. L'ingresso dell'Ucraina nell'Ue significherebbe trascinare l'intero continente in una tensione permanente con Mosca. Il confine orientale dell'Europa diventerebbe una polveriera pronta a esplodere al primo sussulto. Dire sì all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea significherebbe dichiarare ostilità perpetua alla Russia. L'Europa, se vuole sopravvivere, deve ritrovare il coraggio della verità. Non si costruisce la pace ignorando la realtà. Non si difende la libertà tradendo la giustizia. Non si salva l'Ucraina condannando l'Europa. Fermate questa folle corsa. Prima che sia troppo tardi.

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