Per qualcuno ha un gusto dolce, che richiama vagamente quello del pesce. Per altri ricorda un incrocio tra il maiale e il tacchino. Altri ancora ne parlano come se fosse un mix tra montone e manzo, con l’aggiunta di un aroma extra. Le variabili in gioco sono troppo numerose per ottenere una definizione unica capace di descrivere il sapore della carne di cane. Molto dipende da come viene servita e dal luogo in cui decidete (se mai vogliate farlo) consumarla. In Vietnam, ad esempio, ci sono almeno sette ricette consultabili, che spaziano dal cane al vapore al cane alla griglia, con varianti che comprendono salsa di gamberi, arachidi, spezie, germoglio di bambù e ossa del collo. Senza dimenticare il cane fritto in citronella accompagnato con il peperoncino. In Cina, laddove le leggi lo consentono, sono diffusi gli stufati di cane o la carne di cane croccante. In Corea del Sud, al contrario, è possibile assaggiare il Bosintang, una zuppa che include carne di cane come ingrediente principale.
La protesta dei commercianti coreani di carne di cane
A proposito di Corea, mentre in Italia tiene banco la vicenda della carne di orso servita da alcuni locali del nord-est del Paese, con levate di scudi e indignazione a valanga sui social, nella tecnologica e democratica Seoul centinaia di commercianti coreani di carne di cane hanno duramente condannato la spinta della first lady, Kim Keon-hee, moglie del presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol, e dei gruppi per i diritti degli animali a vietare il consumo della pietanza, esortando il governo a proteggere i loro mezzi di sussistenza e la libertà delle persone di scegliere ciò che desiderano mangiare. E così, circa 300 membri della Korean Association of Edible Dog provenienti da tutto il Paese si sono riuniti nella capitale e hanno tenuto una manifestazione davanti all'ufficio presidenziale nel distretto Yongsan. "Oltre 10 milioni di coreani consumano ancora carne di cane ed è per questo che noi ― gli allevatori di cani ― creiamo e forniamo oltre 70.000 tonnellate di carne di cane ogni anno. Opprimere il diritto di queste persone di scegliere ciò che mangiano non può essere accettabile in una società democratica", ha affermato il gruppo in un comunicato.
Libertà individuale contro principi etici-morali
"Il diritto delle persone di scegliere cosa mangiare e il nostro diritto di guadagnarci da vivere sono ciò a cui non possiamo mai rinunciare!" ha gridato Kim Byeong-guk, presidente della citata Korean Association of Edible Dog alla folla, che ha risposto con grida e rulli di tamburi. Kim ha rilasciato alcuni commenti al quotidiano coreano Korea Times, dichiarando che i gruppi animalisti sfruttano gli stessi animali per guadagnare donazioni anziché proteggerli realmente, minacciano i mezzi di sussistenza degli allevatori e limitano la libertà delle persone di scegliere cosa mangiare. Nel mirino degli stessi allevatori troviamo la consorte del presidente Yoon. Lo scorso aprile, Miss Kim ha tenuto un pranzo non ufficiale con una dozzina di rappresentanti dei gruppi per la difesa dei diritti degli animali domestici, ai quali – si dice - avrebbe promesso di porre fine al consumo di carne di cane durante il mandato di suo marito. La coppia presidenziale, che possiede sei cani e cinque gatti, in campagna elettorale aveva chiesto punizioni più severe per gli abusi sugli animali e spinto per imporre il divieto del consumo di carne di cane. Non ci sono sul tavolo promesse politiche, ma la posizione della first lady ha scatenato un vero e proprio vespaio.
Mangiare carne di cane
In Corea del Sud ci sono 1.150 strutture che allevano oltre 520.000 cani. La cifra è diminuita del 35% rispetto a cinque anni fa, così come sono calati i cittadini che mangiano questo animale. Stando ad alcuni recenti sondaggi, solo il 22% dei coreani consumerebbe o avrebbe consumato carne di cane, mentre il 13% ha dichiarato di volerla consumare. Numeri in discesa, che hanno di fatto affossato la domanda nazionale dell’alimento, di pari passo con la percezione pubblica, che sta diventando sempre più negativa nei confronti di tale commercio, e spinge affinché gli organi legislativi del Paese si mettano al passo con il “cambiamento sociale”. Per affrontare la questione, il governo ha addirittura lanciato una task force di 21 membri – una sorta di organo consultivo - invitandola a studiare la faccenda per poi elaborare raccomandazioni politiche di compromesso sul consumo di carne di cane, affinché vengano adottate adeguate misure per realizzarle (comprese eventuali revisioni legislative). A maggio, il gruppo di esperti ha deciso di estendere le indagini per altri due mesi, rimandando il suo resoconto a luglio. Nel frattempo, in Corea del Sud si contano 1.666 ristoranti che servono carne di cane. Nel 2019, meno di 100 locali l’hanno servita a Seoul (su oltre 520.000 ristoranti complessivi), con un calo del consumo del 20-30% all'anno. Stando ad alcuni report, i clienti che richiedono questa pietanza tendono ad essere stranieri o anziani (sopra i 70 anni). In ogni caso, basta entrare all’interno di uno dei suddetti ristoranti (come, per la cronaca ho fatto) per trovarsi davanti il piatto della discordia, sempre più osteggiato e meno ordinato. Il Bosintag, come detto, è una zuppa. Una zuppa abbastanza densa, che accompagna la carne di cane, bollita a cubetti, insieme a cipolle verdi, foglie di perilla, denti di leone e altre spezie. La carne di cane è magra, con una consistenza, a primo impatto, simile ad una gomma da masticare; può essere consumata insieme al brodo o anche separatamente, inzuppandola in un piccolo contenitore con spezie e olio di sesamo. Buona, non buona? Dipende dai gusti della singola persona. Fermo restando che la legge della Corea del Sud sulla protezione degli animali previene il crudele massacro di cani, ma non il consumo degli stessi, che risulta perfettamente legale. E tenendo ben presente che ogni nazione ha i propri alimenti, la propria cultura, i propri tabù culinari e le proprie linee rosse etico-morali da non superare.