Vento dal Sud, vento Brigante... Aboubakar Soumahoro, il sindacalista ivoriano difensore dei braccianti, eletto deputato con Verdi e Sinistra italiana, cade come il cacio sui maccheroni sul refresh d'immagine della sinistra ormai ibernata nel buco nero delle boldrinate e degli altri illuminanti colpi di fioretto alla Serracchiani e compari. Vince facile il paladino degli ultimi, a cominciare dalla sua prima apparizione alla Camera con gli stivali sporchi di fango ai piedi per arruffianarsi le simpatie dei vari Lorenzo Tosa a celebrarlo sui canali ufficiali.
Senza dimenticare il botta e risposta col presidente del Consiglio per quell'irrispettoso “tu” che ha eccitato come pochi i compagni. Quando non c'era il lei. Chiacchiere su chiacchiere, anche lecite sia chiaro. Eppure siamo davvero sicuri che Soumahoro sia l'eroe di cui tutti parlano?
Intanto riavvolgiamo il nastro sull'altra immagine che ha trastullato ciò che rimane dell'opposizione. Ossia proprio quella del neo deputato incatenato davanti a Montecitorio, nel mese di luglio, per sostenere il salario minimo e un piano nazionale contro le morti sul lavoro. Parliamo per la precisione dei ghetti del sud Italia, che a distanza di anni hanno sempre gli stessi nomi. Ghetto dei Bulgari, Ghetto Ghana, Borgo Mezzanone... segnatevi a mente l'ultimo, intanto. Ebbene, onorevole iniziativa, anzichenò. Eppure eppure... non scopriamo oggi l'acqua calda. Secondo quanto emerso, infatti, la coop - di casa (della suocera e moglie) non pagherebbe i dipendenti da ben 15 mesi, sfiorando con gli arretrati i 300 mila euro e accumulando di rimando debiti per 2 milioni di euro. Ma non è tutto, sì perché la cooperativa Karibu e relativo consorzio collegato partecipano al progetto di accoglienza per minori stranieri. Insomma, oltre il danno, la beffa. Non solo, “vantano” (si fa per dire) pure delle buste paga, a detta dei dipendenti, ben inferiori a quelle previste dai contratti nazionali di lavoro. Il paradosso di chi lavora nel programma di contrasto del caporalato!
Ma non è finita ancora. Già perche com'è noto il “vizietto” è proprio affaire di famiglia, e ci riferiamo nello specifico all'accusa degli ex compagni di lavoro del deputato. Così solleviamo la questione con un sindacalista che rappresenta l'Usb di Roma, e portavoce anche dei colleghi di Foggia, che preferisce rimanere anonimo per non avere conseguenze. Quanto riferisce è cosa risaputa, ma c'è anche dell'altro. “Abbiamo raccolto la denuncia dei suoi soci di associazione Lega Braccianti che lamentano una mancata trasparenza della gestione dei fondi raccolti durante il periodo di pandemia”. In riferimento alle baraccopoli di Torretta e Borgo Mezzanone. Eppure Soumahoro è incontrastato simbolo dei più deboli. A quanto pare solamente una questione di facciata. “La consideriamo una costruzione mediatica”, fa sapere infatti senza tanti giri di parole. “Addirittura i braccianti dei ghetti e delle campagne dalla Puglia alla Sicilia alla Calabria preferiscono non incontrarlo. Non è un personaggio che ha costruito le sue fortune in maniera limpida, chiaro?”. In parole povere: “È solo marketing della sinistra, dalle campagne nei suoi confronti solo sfiducia”, liquida chiaro.
Stringi stringi, alla fine nient'altro che una tigre di carta, e con relativi scheletri nell'armadio. C'è ben poco da celebrare...