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Guccini, cantaci qualcosa di sinistra nel nuovo disco, perché se aspettiamo il Pd...

  • di Maria Francesca Troisi Maria Francesca Troisi

15 ottobre 2022

La sinistra esiste ancora? Forse nel nuovo disco di Guccini, perché se aspettiamo il Pd...
A sorpresa Francesco Guccini torna a cantare, e con un nuovo disco bell'è pronto, in libera uscita dal prossimo mese. Per combinazione mentre si forma il nuovo governo, che più a destra non si può. Allora finalmente sentiremo qualcosa di sinistra, perché se aspettiamo il Pd...

di Maria Francesca Troisi Maria Francesca Troisi

Finalmente sentiremo qualcosa di sinistra. No, non dal Pd, risparmiatevi altri sogni infranti. 

È notizia corrente, Francesco Guccini rompe la promessa di non cantare più, e spunta fuori un album bell'e pronto, quasi ad addolcire gli animi dei nostalgici, in combo con la formazione del nuovo governo che più a destra non si può. “Canzoni da intorto” il titolo, e già perché il Maestrone ci ha intortato con tutti i crismi, facendoci credere che non avrebbe fatto più musica. D'altronde, e non ce ne voglia, è davvero il mago della simulazione, ben usata non solo con le donne, come precisa a suo comodo, ma anche quando sostiene di non essere mai stato comunista.

Proprio lui che era di casa alle feste dell'Unità. Proprio lui che al Che ha dedicato versi sublimi: “Il terzo mondo piange, ognuno adesso sa, che Che Guevara è morto, forse non tornerà, ma voi reazionari tremate, non sono finite le rivoluzioni, e voi, a decine, che usate parole diverse, le stesse prigioni; da qualche parte un giorno, dove non si saprà, dove non l’aspettate, il Che ritornerà!”. Mentre brilluccicano gli occhi dei “compagni”, che di pianti se ne sono già fatti parecchi finora.

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Ancora lui che chiudeva ogni concerto (ormai vaganti solo nei ricordi) con la platea dal pugno alzato irrompere per il fuochista anarchico caricato a bomba contro le ingiustizie. La locomotiva, una delle canzoni-simbolo.

Ci meritiamo le cazzate. Anche perché, a essere onesti, oggi votare partito democratico, come specificava alla vigilia delle elezioni, non è meno grave che essere stato comunista, vero o presunto. Intanto che i teatrini abbondano, nella due giorni nerissima, si diceva, per i sostenitori dell'altra sponda, e a cui stavolta nemmeno il più grande dei cantori può opporsi con una versione di Bella Ciao modificata al volo.

Altro che Laura Pausini. Anno 2020, in occasione della Festa della Liberazione il maestro di Pavana pensò bene di omaggiare gli italiani con una versione attualizzata dell'inno della resistenza e ormai da tempo immemore diventato altra canzone politica, individuando per l'appunto negli invasori tre personaggi della scena attuale, alias Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. “Stamattina mi son svegliato e ho trovato l'invasor. C'era Salvini con Berlusconi, o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao, con i fasci della Meloni che vorrebbero ritornar. Ma noi faremo la resistenza, o bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao, noi faremo la resistenza come fecero i partigian. O partigiano portali via, come il 25 april”.

Ebbene, il grido di liberazione da una certa politica, che poi ha stravinto le elezioni, non andò a genio alla leader di Fratelli d'Italia, che a mezzo social rispose per le rime al padre dei cantautori. “Questa si chiama istigazione all'odio, cari compagni. Ma noi non ci faremo intimorire, mai. Dovete batterci nelle urne, se ne siete capaci”. Ecco, di batterli alle urne non s'è parlato, anzi ormai l'opposizione è più una mano tesa al governo che altro. Ci restano solo i ricordi, o quantomeno i simboli. Così intanto che si avvicendano due estremisti di destra al vertice delle istituzioni, da un lato come presidente del Senato della Repubblica Ignazio Benito Maria La Russa, un nome con in serbo un destino, fiero collezionista di busti di Mussolini nonché fondatore di Fratelli d’Italia, e dall'altro il cattolicissimo e fedelissimo di Salvini Lorenzo Fontana, ammiratore di Putin e in prima fila contro aborto, eutanasia e unioni civili, dal fronte Pd regna in solitaria lo scrittore-montanaro, con un album in libera uscita dal 18 novembre. 

Eppure questa volta è andata meglio a loro, nevvero, nonostante l'operazione spottone della casa discografica, che ha deciso di spalmare il nuovo lavoro del maestro, a dieci anni dal suo presunto testamento -  L'ultima Thule – sì in formato fisico, ma declinato pure in altre cinque versioni. E quando gli ricapita. Un'operazione nostalgia che ci riporta ai bei tempi che furono. A quando Guccini sfornava capolavori. A quando la sinistra era in vita. Ei fu, Enrico Letta. Intanto che si consumano popcorn per l'alterco delle ultime ore su quel foglio del leader di Forza Italia destinato alla Meloni, per la mancata nomina delle Ronzulli. “Non sono ricattabile”, una chiosa da spunto di gucciniana memoria.

 

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