I cantautori hanno sempre fatto politica, anzi direi che sono gli unici a farne di vera, a sapere realmente dialogare con le persone e a captare i loro bisogni più profondi, perché sono allineati col cuore e perché mantenendosi con la musica non hanno bisogno di attingere alle casse dello Stato. Anche quando non sono andati in parlamento i cantautori sono sempre stati i rappresentanti democraticamente scelti dal popolo, e i messaggi che lanciano dai palchi sono molto più di comizi, perché sono liberi, sono le chiavi di lettura delle loro opere, le canzoni, che sono la più potente forma di arte in assoluto, sono il più importante nutrimento dell’anima di un essere umano.
Avrei sempre voluto De André o Battiato o De Gregori alla presidenza del Consiglio, e Pagani alla cultura, e Branduardi all’istruzione, e Jovanotti al turismo, e Gianna Nannini alle pari opportunità, e Zucchero agli esteri, e Guccini, e Bennato, e Renato Zero, e Vasco eccetera eccetera, persone intelligenti, lucide, coi piedi per terra, esseri culturali e accesi sul mondo, dialoganti, sensibili, autonomi e in ascolto. I cantautori sono una opportunità strepitosa sul piano politico, gli unici in grado di connettere generazioni e ideologie, passato e futuro, sogni e senso della realtà.