Alessandro De Santis dei Santi Francesi durante la conferenza stampa del Festival di Sanremo risponde ai giornalisti che chiedono come mai lui non sia più sui social. Lui risponde: “Per salute mentale, senza sto meglio. Non te ne accorgi neanche ma quando ce li hai passi troppo tempo lì sopra”. Quello che ha fatto Alessandro è un taglio netto e radicale, che talvolta serve proprio per ristabilire l’equilibrio che si sente di aver perso. I social bisogna saperli usare e spesso nessuno di noi si rende conto di quanto tempo viene dedicato a essi, che sia durante una pausa pranzo o tra una riunione e l'altra o in un momento in cui si cerca del relax. Tanto per cominciare è la prima volta che durante il Festival di Sanremo la scienza, in modo o nell’altro, viene tenuta in così alta considerazione prima tramite le parole di Alessandro, poi tramite quelle struggenti di Giovanni Allevi, che ci ricorda che, senza la ricerca scientifica, lui non sarebbe stato su quel palco. Questa è una forma di operazione simpatia nei confronti della scienza e soprattutto della salute mentale che merita la giusta attenzione, soprattutto per i più giovani. Alessandro ha detto di aver tolto i social e di stare meglio, anche se sappiamo che a volta la virtù sta nel mezzo. E, probabilmente, sarà il primo che dopo un periodo di detox li riaprirà ma con un’altra consapevolezza. La tecnologia ha un impatto molto forte sul nostro cervello ed è una delle nuove forme di addiction, quindi di dipendenza, che non coinvolge sostanze stupefacenti o alcol, ma qualcosa di intangibile che prende possesso della nostra mente, rendendoci schiavi di un aggiornamento costante e perenne. Ma perché i social possono essere pericolosi?
Prima di tutto possono esserlo per chi non ha gli strumenti adatti per utilizzarli, come i giovanissimi e gli adolescenti, che prendono, proprio da queste piattaforme, degli esempi da seguire e determinati modelli come punti di riferimento. Il problema è che non tutto ciò che circola sui social è uno stimolo positivo per la nostra mente, perché vediamo corpi scolpiti, donne meravigliosamente belle, senza un minimo di imperfezione e pensiamo che quella sia la realtà. Nel momento in cui alleniamo gli adolescenti a capire che esistono i filtri, che esistono i ritocchi, che sui social si mostra solo il meglio e mai il peggio, allora forse, con una sorta di manuale di istruzioni per l'uso virtuale, possiamo ridurre determinate forme di disagio mentale o di malessere che spopolano tra i giovani. C’è l'ansia da prestazione, ci sono i disturbi del comportamento alimentare, c'è l'ansia generalizzata. Quell’ansia di non essere all'altezza di un mondo che appare perfetto. Facciamo molta attenzione, perché l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha stimato che nel 2030 il disagio mentale sia la malattia più diffusa sul pianeta e che gli adolescenti sono e saranno sempre di più. Questo perché il cervello di un’adolescente ancora in fase di definizione del proprio assetto assorbe, anche ovviamente sulla base della predisposizione genetica, tutti gli stimoli provenienti dall'ambiente esterno. Tanto che si parla di tarda adolescenza, quell’età che arriva fino a circa ventuno anni, in cui bisogna stare molto attenti a quali sono gli stimoli che diamo al nostro cervello. Per cui ad Alessandro va un grandissimo applauso per aver ulteriormente aperto il faro su un tema fondamentale come quello del disagio mentale e della dipendenza da social. Lui è un modello per i giovani e sono proprio persone come lui a cui bisogna dire grazie per operazioni come questa. Lo sappiamo benissimo che se lo dice il nostro cantante preferito piuttosto che il nostro idolo, quell'argomento sarà molto più ascoltato e attenzionato rispetto alle parole di un qualunque esperto in materia. Che tra vip come Alessandro e la comunità scientifica ci possa essere sempre un sodalizio più forte per aiutare il nostro Paese.