Silvio Berlusconi è stato il primo turboinfluencer, tanto turbo che non ha avuto neanche bisogno dei social, per lui l’Instagram era la vita stessa. È stato il primo a creare promuovere e vendere brand attraverso la sua immagine. In lui – come poi sarà per gli influencer - testimonial e imprenditore coincidevano. Ed è stato l’unico ad avere un “ismo” tutto suo, esiste il berlusconismo mentre non è mai esistito un chiaraferragnismo. Per questo motivo vedere il suo Instagram, fermo a 31 settimane fa, dà tristezza. Soprattutto oggi, dove è l’immagine più che il ricordo a sopravvivere a una persona (l’immagine, sarebbe anche inutile dirlo, è un ricordo pubblico, il ricordo di chi ha avuto con una persona rapporti esclusivamente “mediati”: l’immagine è il ricordo dei media). Alcuni sostengono che il problema fosse proprio questo: era solo immagine, intendendo solo “bugie”. Chi non lo è? Luigi Pirandello nacque ben prima di Silvio Berlusconi e soprattutto di questo parlavano le sue opere che lo portarono al Premio Nobel. La “maschera” nacque insieme al teatro. Alcuni dicono che Berlusconi ha cambiato il paese con le sue televisioni, intendendo, ovviamente, in peggio. Ma mi sembra che Guy Debord diede alle stampe La società dello spettacolo nel 1967 e la sua disquisizione sulla “merce come spettacolo” precedesse e di molto l’avvento della televisione commerciale in Italia e le televendite di Mike Bongiorno. D’accordo, il libro di Debord era critico, ci mancherebbe, è solo per chiedere: come ha fatto allora Debord a criticare la società dello spettacolo se ancora il Berlusconi pubblico era di là da venire? Non è stato Berlusconi a cambiare l’Italia, è stata semmai l’Italia a partorire Berlusconi restando sempre uguale a se stessa.
Oggi, tutti coloro i quali erano convinti che Berlusconi avesse il potere di soggiogare le masse grazie al suo “baraccone” spettacolare rimproverano alla televisione di “inseguire il pubblico”, vorrebbero insomma che i media si comportassero così come rimproveravano a Berlusconi, nella convinzione, errata, che dall’alto si possa cambiare il basso, quando invece è sempre stato il “basso” a decidere. Ovviamente sono gli stessi che una volta sostenevano l’importanza del pensiero della “base” che invece hanno sempre disprezzato. Questa non è un’arringa difensiva di Berlusconi, è l’espressione di una convinzione: Silvio Berlusconi è l’Italia, l’Italia tutta, quella della destra liberista e spietata, l’Italia della sinistra che con la scusa di aiutare fo*te, l’Italia del centro con il suo perbenismo ipocrita. Non esiste un difetto e non esiste un pregio che non sia insieme di Silvio Berlusconi e di tutti gli italiani. E non esiste un difetto come non esiste un pregio di Silvio Berlusconi che non appartenesse agli italiani ben prima di Silvio Berlusconi. Basti guardare la commedia all’italiana nobile, degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, o ancora bastino i resoconti di viaggio dei “Grand Tour” del Settecento, dove l’Italia era amata e al contempo disprezzata. Vogliamo andare indietro? Basti allora leggere le cronache che riguardano l’Impero romano o le commedie classiche greche. Ecco, oggi in cui l’immagine ha definitivamente trionfato, nel bene e nel male, quell’account ufficiale chiuso, non aggiornato, nega all’Italia l’immagine di se stessa, nega all’Italia il suo specchio. Un’Italia di destra che specchiandosi possa vederne quotidianamente la moderazione (che oggi sembra essere persa di vista) e un’Italia di sinistra che specchiandosi in Berlusconi possa vederne – oggi che non è più un avversario politico – la propria, incredibile, somiglianza. Aggiornate quella pagina. Se non c’è nessuno disposto a farsene carico (la cosa ci stupirebbe, ma allo stato dei fatti è proprio così) MOW è a disposizione.