La “pacchia è finita”, direbbe qualcuno. Stiamo per affrontare un “nuovo disordine mondiale”, direbbe qualcun altro. La verità è in realtà molto semplice, oltre che sotto gli occhi di tutti: gli Stati Uniti di Donald Trump si sono rotti i co***oni dell'Unione Europea, dei burocrati di Bruxelles, di Ursula von der Leyen e di leader come Emmanuel Macron che vorrebbero dettare le proprie regole. E si sono stancati anche di finanziare, a suon di miliardi e armi, la guerra in Ucraina e la poltrona di Volodymyr Zelensky. In parole povere, è finita l'era degli “Usa gendarmi del mondo”, degli Usa chiamati a risolvere (gratis) ogni problema dell'Europa, giocando di sponda con la Nato e con capi di Stato atlantisti fino al midollo. È invece iniziato un nuovo capitolo della storia statunitense, nel quale Trump aspira a diventare una sorta di Lincoln 2.0. The Donald sogna da tempo di emanare l'aura imperiale che circonda le figure di Vladimir Putin e Xi Jinping, si è stancato del conformismo fine a se stesso dell'Ue, considera inutile ogni problematica assimilabile al “woke” e non vuole più essere responsabile di partner “parassiti”. “Ognuno faccia per sé, che l'America sa come camminare con le proprie gambe. Anzi: senza più pesi sulla schiena, andremo ancora più forti verso il nostro obiettivo”: potrebbe essere sintetizzato così il pensiero del tycoon. Che intanto, per distanziarsi ulteriormente dall'Ue, ha rotto con Zelensky e ha aperto le porte della diplomazia a Mosca...
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No, il vero nemico di Trump non è la Russia di Putin. Con Mosca, al contrario, il leader repubblicano intende negoziare, trattare, spartirsi le Terre Rare dell'Ucraina, se possibile, e fare in modo che nessuno crei problemi all'altro. Il nemico di The Donald, al netto di una inevitabile guerra commerciale e della pioggia di dazi riversata contro il made in China, non si chiama neppure Cina. I legami imprenditoriali tra gli Usa – o meglio: le grandi multinazionali del Paese – e il Dragone sono troppo forti, preziosi e importanti per sacrificarli in nome di un conflitto ideologico, di una guerra dicotomica del “bene contro il male” che non indebolirà l'America e probabilmente non servirà a cancellare la Repubblica Popolare Cinese. Con russi e cinesi si può trattare. E con l'Europa, intesa come Ue, traducibile come la Bruxelles filo-agenda Joe Biden? Impossibile. Considerando che il fondamentalismo islamico, già da un pezzo, non crea più particolari problemi agli Usa, ecco che il nuovo nemico degli Stati Uniti fa rima con Vecchio Continente, e dunque Europa. Certo, va detto che nel mirino di Trump non c'è l'Ue tout court, bensì quella plasmata sulle idee progressiste e liberal filtrate da oltre oceano nel corso degli anni, fatte proprie dai vari Macron di turno e adattate, in maniera ambigua, al contesto europeo. La fase uno della “guerra” iniziata ma non dichiarata tra Usa e Ue riguarda il commercio. La seconda, appena abbozzata, chiama in causa l'Ucraina: da mollare secondo Trump, da difendere a costo di scatenare un conflitto mondiale per Bruxelles. La fase finale? Meglio non arrivarci, ma potrebbe consistere in un muro contro muro a 360 gradi tra l'Unione e Washington.
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E quindi siamo destinati a scontrarci con gli Stati Uniti? Trump vuole che l'Europa finisca sul lastrico, travolta dai dazi e in preda a russi e cinesi? Manco per idea. L'inquilino della Casa Bianca vuole un'altra Europa. È qui che entra in causa la tecnodestra associata a Elon Musk, e cioè quella destra moderna filtrata dalla galassia Maga che sta iniziando a radicarsi nelle principali capitali europee. Detto altrimenti, ci sono decine di partiti pronti a collaborare con Trump abbandonando la vecchia gabbia istituzionale dell'Ue. In attesa del change, The Donald ha lanciato un messaggio indiretto all'Unione europea attaccando Zelensky, da lui definito “dittatore senza elezioni” e “comico modesto”.Trump ha sottolineato che il capo di Stato di Kiev dovrebbe “muoversi rapidamente se non vuole perdere il Paese che gli è rimasto”, insinuando che la guerra stia prendendo una piega sfavorevole per l'Ucraina. Non solo: il repubblicano ha accusato il suo omologo ucraino di “ammettere che metà dei soldi che gli abbiamo inviato sono mancanti”, di “rifiutarsi di indire elezioni” e che “l'unica cosa in cui è stato bravo è stato suonare Biden come un violino”. La vecchia Ue è sotto shock. Una nuova Ue è alla finestra...
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