Il giornalista Giorgio Santilli, scrivendo su Il Foglio, promuove il lavoro del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. Nonostante la bufera ferroviaria che secondo l’opposizione dovrebbe portare alle dimissioni del ministro, Salvini potrebbe vantare un bilancio complessivamente positivo. Santilli ricorda che Salvini si era inizialmente presentato a Porta Pia con il suo consueto approccio, concentrato sul consenso politico, sulle battaglie mediatiche e sugli slogan capaci di parlare alla pancia del Paese. Fin da subito, il Ponte sullo Stretto era stato il simbolo di questa impostazione, anche se aveva comportato critiche e tensioni, come quelle con il presidente dell’Autorità anticorruzione Giuseppe Busìa. Tuttavia, nel periodo iniziale, erano in pochi, tra i rappresentanti di quei settori economici che dipendono dal ministero e che rappresentano una fetta significativa del prodotto interno lordo (pil) nazionale a scommettere sulla sua capacità di affrontare sfide impegnative come la riforma del codice degli appalti e la gestione del Pnrr. Secondo Santilli, invece, Salvini è riuscito a portare a termine la prima di queste sfide con successo, mentre la seconda resta aperta.
All'inizio nessuno, sottolinea il giornalista, avrebbe creduto nella possibilità che si potesse intraprendere un percorso in grado di sviluppare politiche concrete su temi fondamentali per il Paese, come la casa, l’acqua, la riforma del testo unico dell’edilizia e della legge urbanistica. Eppure, pur riconoscendo che si tratta di riforme solo abbozzate, con risorse insufficienti e una struttura ancora fragile, Santilli sostiene che queste iniziative sembrano comunque orientarsi nella direzione giusta. “Molti avevano scommesso, invece, su un ruolo decisivo del viceministro Edoardo Rixi, pure lui della Lega, uno che su tutte queste cose ha idee piuttosto chiare e precise da tempo. Salvini gli ha concesso solo scampoli di spazio politico (prevalentemente nella sua terra a Genova) e per il resto lo ha silenziato, certamente usufruendo del suo aiuto decisivo nel silenzio delle stanze ministeriali. Il ministro non gradisce la concorrenza di altri politici, è noto, soprattutto del suo partito, ma ai tecnici sorprendentemente ha dato spago, per ora”. In molti, poi, non avrebbero evidenziato a sufficienza il ruolo fondametale dei collaboratori del ministro, Elena Griglio e Davide Ciferri. Griglio, capo dell'ufficio legislativo, ha gestito la riforma del codice degli appalti con abilità, mentre Ciferri, capo della task force sul Pnrr, cura i rapporti con la Commissione Ue. Mentre Salvini ha superato la sfida del codice degli appalti, ora la vera prova riguarda l'attuazione del Pnrr, in cui dovrà affrontare i ritardi nei settori ferroviari e urbani e dare una nuova direzione agli investimenti.
codice appalti
Si legge su Il Foglio che il decreto correttivo al codice degli appalti è stato attivato il 31 dicembre. In molti hanno criticato la nuova normativa, ma si tratterebbe di un'iniziativa destinata a dare risultati positivi. Sebbene ci siano ancora zone problematiche che potrebbero generare effetti negativi nel medio periodo, la struttura complessiva del codice risulta consolidata. Santilli continua la sua analisi sotenendo che molti media e istituzioni abbiano segnalato un calo delle procedure di appalto nel 2024 rispetto al 2023, attribuendolo al codice entrato in vigore a luglio 2023. Tuttavia, fa notare il giornalista, confrontare i dati del 2024 con quelli del 2022-2023, anni influenzati dal Pnrr, non sarebbe significativo. Oggi, il mercato degli appalti è superiore del 30% rispetto al 2021, questo dunque sarebbe il dato rilevante. Il decreto Salvini non doveva creare discontinuità, afferma il giornalista, ma apportare modifiche mirate a risolvere problematiche specifiche. Così è stato. Il decreto rafforza il codice, affronta criticità come l’equo compenso per i progettisti e consolida la revisione dei prezzi. Inoltre, trasforma la paternità politica del 2023, con Salvini che ora si assume il merito delle riforme, creando così il codice Salvini. Tuttavia, alcuni problemi grandi restano ma staremo a vedere cosa succederà nei prossimi mesi. Santilli: “Il primo è il bombardamento, in nome di un liberalismo giuslavoristico, del contratto “unico” del settore che funziona bene e tutela i lavoratori con il sistema delle casse edili. Il secondo è il vulnus concorrenziale (il 90 per cento del numero di appalti va senza bando di gara) che le imprese sentiranno quando non ci saranno più i lavori Pnrr. Salvini ha il vantaggio che, dopo aver vinto nel settembre 2023 il primo round con la Ue sulla verifica degli obiettivi Pnrr, incorcerà di nuovo il tema concorrenza non prima del 2026, perché oggi il Pnrr congela tutto e perché l’unica autorità in grado di piegare Salvini, la commissione Ue, è alle prese con nuove direttive appalti e la revisione complessiva del suo pensiero sulla concorrenza”.
Il Pnrr e congestione ferroviaria
Procedendo con la lettura, si passa in esame la questione del Pnrr. Il giornalista sottolinea che Salvini è consapevole che il giudizio finale sul suo operato nel 2026 dipenderà dai risultati della revisione del Piano prevista per febbraio. Sarebbe però urgente elaborare idee per riallocare risorse da progetti in stallo a quelli in corso e per spostare l'attenzione dagli investimenti in ritardo al grande valore riformatore che il Pnrr ha portato all'Italia. La Commissione Europea, guidata da Ursula von der Leyen, non attaccherà direttamente l'Italia, ma ha bisogno di argomentazioni solide per dimostrare che il Pnrr non è stato un fallimento. Il punto di partenza per il Mit sarebbe difficile, sottolinea il giornalista de Il Foglio, con l'obiettivo di spendere 15 miliardi dei 20 assegnati. La soluzione di Salvini prevede tre idee principali: cancellare progetti bloccati per dirottare le risorse su quelli in corso, meno grandi opere e acquisto di treni e autobus elettrici; far passare a Bruxelles un principio contabile per spostare la rendicontazione dalle performance alla spesa; “prendere le risorse che non si riescono a spendere e spostarle in fondi che finanziarizzino e alimentino nuove riforme sfidanti o mutamenti strutturali di mercato proiettati oltre il 2026“. La terza idea è quella che, Santilli, considera geniale e capace di attrarre pareri favorevoli della commissione. In seguito, in chiusura del paragrafo dedicato al Pnrr, ci si sofferma su quelle che sono le nuove riforme per sbloccare la capacità di spesa che il Pnrr non è riuscito a sbloccare. Il giornalista fa quindi il punto sulla congestione ferroviaria. Evidenziando il crescente disagio degli italiani e il fatto che lo stesso Salvini e l’amministratore delegato di Fs Donnarumma debbano ragionare su una buona idea capace di aiutare l’Alta velocità a recuperare la credibilità oramai persa, mettendo da parte “favole” fornendo qualche spunto per riflettere su una concreta soluzione. Da qui una riflessione sui punti di saturazione della rete Av (che sono Milano Centrale, Firenze Santa Maria Novella e Roma Termini), che comportano 15-20 minuti di occupazione dei binari da parte dei treni, rispetto ai 3 minuti del passante Av di Bologna. Questo problema è noto sin dagli inizi dell'Alta Velocità, osserva Santilli, che inizialmente prevedeva fermate a Milano Porta Garibaldi e Roma Tiburtina. “Si vuole affrontare l’emergenza? Il ministro dia indicazione di usare queste stazioni alternative, almeno nelle ore di punta e finché non finiranno i lavori del Pnrr. Nel rispetto delle reciproche competenze, d’intesa con l’Autorità di regolazione dei trasporti. Per il ministro è il momento di capire che, nel rispetto reciproco, le Autorità di regolazione sono sue alleate per risolvere i problemi che tormentano gli italiani”.