L’Associazione Pro Vita e Famiglia contava su Fratelli d’Italia al governo e, in fondo, anche l’opposizione, che ha sfruttato la loro presunta o reale alleanza per criticare Giorgia Meloni e il suo entourage, accusati di prestare il fianco al bigottismo ultracattolico di questa realtà italiana. Vero o meno che sia, l’incantesimo pare essersi rotto. E tutto questo per colpa di Alessandro Giuli, neoministro alla Cultura, che avrebbe nominato come capo di gabinetto Francesco Spano. I pro-vita avevano lanciato una petizione, che suonava più come un veto per Giorgia Meloni, ma Giuli non ha colto l’avvertimento e ha proseguito, cacciando il precedente capo di gabinetto, nominato da Gennaro Sangiuliano, e sostituendolo con l’avvocato pisano (47 anni). Ma perché i cattolici ce l’hanno con lui? Bisogna tornare al 2017, al cosiddetto scandalo Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, presieduto dal 2015 fino al febbraio di quell’anno proprio da Spano. L’ente era accusaot dia ver dato 55mila euro all’organizzazione lgbtqia+ Anddos, accusata di permettere all’interno delle loro sedi rapporti sessuali a pagamento. Una sorta di Sodoma per gli amici Pro Vita e, al tempo, anche per Giorgia Meloni, che colse l’occasione per lanciare un’interrogazione parlamentare e acquistare consensi in area conservatrice. “Chiediamo che l'Unar, il sedicente Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, venga chiuso oggi stesso. L'Italia non ha alcun bisogno di un ‘ufficio’ che con una mano finanzia un'associazione gay nei cui circoli si consumerebbero rapporti sessuali a pagamento e con l'altra scrive lettere ai parlamentari per censurare il loro pensiero. Non un euro in più delle tasse degli italiani deve essere buttato per pagare lo stipendio a dei signori, come il direttore dell'Unar Spano, che in evidente conflitto d'interessi assegnano decine di migliaia di euro di soldi pubblici ad associazioni di cui sono soci. Fratelli d'Italia presenterà oggi stesso un’interrogazione urgente al Governo per chiedere la chiusura immediata dell'Unar e le dimissioni del suo direttore”.
Peccato che oggi, proprio Spano, sia rientrato dalla finestra, quella del ministero della Cultura, spalancata dal pifferaio Giuli, che con sfrontatezza pagana non ascolta gli amici pro-vita e torna a fornire a Spano uno stipendio pagato con soldi pubblici. Tradimento, dietrofront, chiamatelo come vi pare. Giuli, non nuovo a sminuire le istanze e le pretese cattoliche, anche ultracattoliche (si ricordi la definizione degli elettori cristiani come “vedove inconsolabili del Papa re che vogliono rodersi il fegato”, come ricordato da La nuova bq), è diventato l’obiettivo polemico dell’associazione: “Nel 2017 Giorgia Meloni chiedeva che le tasse degli italiani non fossero «buttate» per pagare lo stipendio di Francesco Spano, funzionario di area Pd travolto dallo scandalo Lgbt all’Unar. Oggi, le tasse degli italiani tornano ad essere «buttate» per pagare lo stipendio dello stesso Francesco Spano, appena nominato Capo di Gabinetto del neoministro della Cultura Giuli con l'avallo di Palazzo Chigi. Non crediamo che questa nomina rispetti il patto di coerenza con gli elettori della maggioranza di Governo, e gli elettori lo terranno in conto. Alla fine della fiera, c'è una Lobby che vince sempre. Indovinate voi quale”. Cosa succederà ora? La santa alleanza finisce qui? E come risponderà Giorgia Meloni?