Dal ruolo di delfino di Silvio Berlusconi al vertice di una delle più importanti società private di gestione delle autostrade: è la parabola di Angelino Alfano, ex ministro in vari governi, nominato presidente di Astm, l’azienda del gruppo Gavio che ha in concessone migliaia di chilometri di tratte autostradali non solo in Italia, la Torino-Milano, ma anche in Inghilterra e Brasile. Alfano assume la carica ma senza deleghe: l’operatività resterà all’amministratore delegato, Umberto Tosoni. Astm è una realtà da 3,4 milioni di ricavi che deve risolvere la difficile partita delle autostrade piemontesi, l’A5 e l’21, con la bretella A4/A5 Ivrea Santhià, la Torino Quincinetto e le Torino-Pinerolo e Torino-Piacenza. Il ministero dei Trasporti le aveva appaltate alla Sis del gruppo Dogliani e l’Atsm aveva fatto ricorso, perdendolo in prima battuta presso il Consiglio di Stato, dove è si attende un nuovo giudizio di revocazione.
Un banco di prova perfetto per Alfano, avvocato specializzato in diritto d’impresa, nonché dotato di un retroterra politico senz’altro utile. Dieci anni fa, Alfano, già democristiano in gioventù, è stato infatti segretario del Popolo della Libertà, ma Berlusconi in seguito se ne disamorò perché, disse, gli “manca il quid”. La sua carriera in politica lo ha visto comunque ministro della Giustizia con il leader di Forza Italia, ministro degli Esteri nel governo Gentiloni, agli Interni con premier Enrico Letta e poi anche con Matteo Renzi. Un pedigree di tutto rispetto per muoversi nei meandri del business, a metà fra pubblico e privato, delle autostrade.