«Così finiremo alle due». Sono le parole di Giorgia Meloni, costretta a interrompersi per via dei numerosi applausi. Tanti i punti toccati, le garanzie fornite e le figure evocate. Giorgia Meloni esordisce parlando del momento della fiducia come di un passaggio fondamentale della nostra democrazia e ringrazia per i suggerimenti di questi giorni il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, gli alleati di centrodestra e Mario Draghi. Quest’ultimo, dice la Meloni, si è reso disponibile in questo periodo, garantendo un passaggio di consegna degno delle migliori democrazie, in cui un governo può e deve cedere il passo, talvolta, anche all’unico partito di vera opposizione, come è il caso di Fratelli d’Italia per il governo uscente. Ma andiamo a vedere sui temi che riguardano in primo luogo il settore dell’automotive che cosa ha annunciato la nuova premier.
Rincaro dei carburanti
Giorgia Meloni ha sottolineato che sarà necessario a livello nazionale “rafforzare le misure a sostegno di famiglie e imprese”, sottolineando che su bollette e carburanti prevederà un “sostegno imponente” per creare un “argine al caro energia” che “ci costringerà a rinviare alcuni provvedimenti” in programma. E ha aggiunto: “Il mare ha giacimenti di gas che dobbiamo sfruttare appieno”.
Potenziamento delle infrastrutture
Il rilancio economico del Paese passa anche attraverso le infrastrutture. Meloni ha così garantito il massimo impegno del Governo: "Se al Sud non sono più rinviabili, anche nel resto d'Italia - ha spiegato - è necessario realizzarne di nuove, per potenziare i collegamenti di persone e merci, ma anche di dati e comunicazioni. Con l'obiettivo di ricucire non solo il Nord al Sud ma anche la costa tirrenica a quella adriatica e le Isole con il resto della Penisola".
Clausola di salvaguardia su Autostrade
In seguito, pur senza citare apertamente la tragedia del ponte Morandi, Meloni nel suo primo intervento di fronte ai deputati, ha fatto indirettamente riferimento al crollo del 14 agosto 2018: “La transizione digitale, fortemente sostenuta dal Pnrr, deve accompagnarsi alla sovranità tecnologica, al cloud nazionale e alla cyber-security. E vogliamo finalmente introdurre una clausola di salvaguardia dell’interesse nazionale, anche sotto l’aspetto economico, per le concessioni di infrastrutture pubbliche, come autostrade e aeroporti. Perché – ha proseguito - il modello degli oligarchi seduti su dei pozzi di petrolio ad accumulare miliardi senza neanche assicurare investimenti non è un modello di libero mercato degno di una democrazia occidentale”.
Gli altri temi del programma di governo
Prima di passare oltre, Meloni ha riferito dell’enorme responsabilità di cui si sente investita in quanto primo Presidente del Consiglio donna. Per questo sceglie di omaggiare alcune grandi figure femminili della storia italiana, dall’unificazione a oggi, chiamandole per nome, in contrasto con il politicamente corretto che prevede l’uso anche con il cognome (cosa fatta invece quando son stati evocati dei personaggi maschili). Infine ringrazia il popolo italiano e si dispiace per il forte astensionismo, pur comprendendolo. La grande anomalia italiana è dovuta alla successione nel corso degli anni di governi totalmente scollati dalla base elettorale. Tiene alla larga anche le papabili accuse di governo ideologico, dicendo: «Non useremo il voto di milioni di italiani per sostituire un sistema di potere con un altro distinto e contrapposto». E non ha paura di «scomodare potentati»: «Non ci tireremo indietro». Inoltre critica i malumori per l’elezione di un primo ministro di centrodestra, a cui si è associata la volontà di vigilare da parte di altri Paesi. «Mancano di rispetto al popolo italiano che non ha lezioni da prendere». L’Italia, dice, è stata, insieme alla Grecia, la culla della civiltà. Passa poi all’Europa. All’interno del sistema, e non nel tentativo di sabotare dell’Unione, Giorgia Meloni promette che l’Italia «farà sentire la sua voce». «L’Europa non è un circolo elitario con soci di serie A e soci di serie B. O peggio, una società per azioni diretta da un consiglio di amministrazione con il solo compito di tenere i conti in ordine. L’Unione Europea è per noi una casa dei popoli europei». E critica l’attuale condizione dell’Unione europea in fatto di approvvigionamenti energetici e risorse, soprattutto alla luce della sua natura originaria, quella di “Comunità economica del carbone e dell’acciaio”. Tranquillizza anche gli ascoltatori di altri governi europei, dicendo che l’Italia rispetterà le regole condivise dell’UE, pur con la volontà di modificare il patto di stabilità e crescita. L’alleanza atlantica è un altro tema di cui si è dibattuto in questi mesi e la Meloni, confermando i rapporti con le forze europee e quella americana, manifesta l’intenzione di voler contribuire, al pari degli altri Stati, alla difesa dei valori occidentali. L’intervento italiano in missioni passate e odierne, garantisce al Paese, secondo Giorgia Meloni, un posto di diritto al tavolo del confronto, dove poter poi avanzare le proposte italiane. E in questa occasione ha ricordato il sacrificio dei tanti uomini e donne morti nelle spedizioni: «La Patria vi sarà sempre riconoscente». Così l’Italia continuerà sulla linea di difesa dell’Ucraina e di opposizione strenua alla Russia: «Non si baratta la libertà ucraina con la nostra tranquillità». Proprio per questo saranno dunque necessarie manovre di supporto soprattutto per quel che riguarda il prezzo del carburante e le bollette. La priorità sarà arginare il caro energia promuovendo anche la diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Fa poi riferimento ai giacimenti di gas nei nostri mari e al Sud, visto come «il paradiso delle rinnovabili», grazie alle correnti, al sole, ai fiumi. Da lì si potrà ripartire, contrastando anche i troppo frequenti veti immotivati. Nella stessa direzione si muoverà la nuova legge di bilancio, anche in contrasto all’aumento dell’inflazione. Le previsioni MEF citate, infatti, che vedono la crescita nel 2023 al di sotto di un punto percentuale, sembrano essere, dice la Meloni, del tutto ottimistiche rispetto alle più recenti del Fondo Monetario Internazionale. «Siamo tra gli ultimi per crescita e occupazione». Il motivo? Per Giorgia Meloni il susseguirsi di governi senza reale legittimazione popolare, oltre che profondamente traballati. Ma nonostante la “nave” italiana sia così ammaccata, «noi non siamo persone abituate a scappare», dice. L’Italia rimane il Paese «più bello del mondo».
I problemi del passato da superare
Nonostante il debito al 145% del PIL, Giorgia Meloni promette la possibilità di investire con sicurezza in Italia, guardando con lungimiranza a 10 anni e non a soluzioni contingenti. Questo senza inquinare il tessuto economico italiano con agevolazioni per le imprese estere, comunque benvenute, e contrastando lo spirito predatorio. Fondamentale sarà anche l’uso del PNRR, con un approccio pragmatico e non populistico, dicendo addio alla «logica dei bonus». La stabilità politica dovrà essere ripristinata, tornando a un’alternanza di governo quinquennale e non, come in questi ultimi anni, di soli due anni in media. Per questo si è deciso di puntare anche su una riforma costituzionale in chiave presidenziale o almeno semipresidenziale, alla maniera francese. Parallelamente si dovrà rinfocolare il discorso delle autonomie differenziate delle regioni. Cita Bolzano e di dare più potere e autonomia a Roma Capitale, oltre che di una ravvivata attenzione per i comuni, in difesa dell’identità e favorendo la residenzialità. E il Meridione? La questione del Mezzogiorno è al centro del progetto di ammodernamento del Paese, consistente in maggiori investimenti e in nuove occasioni di profitto anche sul lato dell’economia del mare. Tra gli investimenti, sarà necessario puntare sulle infrastrutture, carenti al Sud e da rafforzare in tutta Italia, così da garantire spostamenti e facilitazioni tra la costa adriatica e tirrena e con le nostre isole. Infrastrutture, compresa quella delle telecomunicazioni, sottolinea la Meloni, che dovranno rimanere pubbliche, aprendosi però alla libera concorrenza, liquidando quel modello di libero mercato degli oligarchi «non degno di un Paese occidentale». La pubblicità delle infrastrutture servirà inoltre all’introduzione di una clausola di interesse nazionale, per esempio per autostrade e aeroporti. E riscopriamo la bellezza. Questo un punto centrale e sentito dalla neopremier. La bellezza deve tornare a essere vista come una risorsa economica imprescindibile, per il turismo e per la cultura. L’Italianità deve essere difesa come valore strategico, così come la lingua italiana fuori dai confini italiani. Per questo il nostro Paese, sostiene la Meloni, dovrà tornare a stringere rapporti con le comunità italiane all’estero. Il libero mercato che ha in mente Giorgia Meloni passa anche da un incentivo all’impresa, dato non da un paternalismo di Stato, bensì da una semplificazione e deregolamentazione dei processi amministrativi. Il problema per le imprese sembra infatti essere la troppa burocrazia che comporta, secondo la Meloni, troppe irregolarità. Meglio meno regole ma più chiare. Questo servirà anche al cittadino qualunque per entrare in contatto con la realtà della pubblica amministrazione. Il motto dello Stato sarà: «Non disturbare chi vuole fare». Tuttavia, c’è l’altra faccia della medaglia, consistente in un patto fiscale che miri alla riduzione della pressione fiscale per le famiglie e le aziende (con la flat tax estesa e la progressiva introduzione del quoziente familiare), a una tregua fiscale per regolarizzare la propria posizione con il fisco; e alla lotta all’evasione soprattutto delle grandi aziende e degli evasori totali. Arriva la stoccata al reddito di cittadinanza, attraverso una frase di Papa Francesco: la libertà non si combatte con l’assistenzialismo, ma con il lavoro. Il reddito di cittadinanza, dice, «ha rappresentato una sconfitta per chi poteva fare qualcosa per l’Italia e la propria famiglia». E proprio sul lavoro si dovrà tornare a puntare, anche attraverso la formazione e una scuola che miri a maggiori competenze. Per questo l’università tornerà a essere un «fattore strategico», in cui verrà premiato il merito. E si stupisce della contrarietà della sinistra all’introduzione proprio di questo termine, "merito", nel ministero per l’istruzione: i ragazzi provenienti da famiglie agiate, puntualizza, possono colmare le lacune del sistema scolastico con estrema facilità, al contrario proprio di quei ragazzi meritevoli ma poveri. Per questo la meritocrazia sarà il cuore della formazione, così da trasformare l’Italia in un paese per giovani. Un Paese giovane che punti non alla cannabis libera, ma allo sport e all’educazione, così da onorare la memoria di quei giovani che, 161 anni fa, hanno unificato il Paese.
Sono sempre i giovani a tenere alla difesa dell’ambiente. Così, menzionando il teorico conservatore Roger Scruton, e l’idea che la natura e la sua conservazione debbano far parte del discorso politico della destra, Giorgia Meloni decide di farsi portavoce della salvaguardia del territorio, ma non come certo «ambientalismo ideologico»: «Vogliamo difendere la natura con l’uomo dentro», trovando il compromesso anche con economia e vivibilità. Giorgia Meloni, inoltre, si impegna per sostenere la natalità e riportare al centro dell’alleanza intergenerazionale la famiglia. Ma famiglia non vuol dire, per Giorgia Meloni, ridurre diritti. La libertà, sostiene facendo eco a Montesquieu, è il “bene che fa godere di tutti gli altri beni”. «Si vedrà chi mentiva sulle nostre reali intenzioni», garantendo il rispetto di tutti i diritti civili esistenti. Perché sui diritti e sulla libertà, ritiene Giorgia Meloni, si fonda una società civile. Per questo promette che contrasterà antisemitismo, razzismo e violenza politica, anche memore del suo passato di militanza, in un periodo in cui «in nome dell’antifascismo militante» tanti ragazzi sono stati uccisi «a colpi di chiave inglese». Il rifiuto di ogni ideologia totalitaria, fascismo compreso, si affianca, dunque, a una strenua volontà di «pacificazione sociale», di cui la destra si è fatta promotrice, sostiene Giorgia Meloni, giurando più e più volte sulla Costituzione e storicizzando il Novecento (il riferimento è probabilmente alla svolta di Fiuggi della destra italiana). Sul tema della pandemia Giorgia Meloni sceglie di muoversi, dopo aver ringraziato il personale sanitario e il terzo settore (che ha tenuto in vita l’economia) sempre sulla china della libertà e della democrazia, criticando la gestione pandemica del governo Conte e la forte limitazione in tutti i campi della vita civile. «Non replicheremo in nessun caso il modello della coercizione». Parla anche delle responsabilità politiche sotto emergenza, soprattutto riguardo ai danni e alle morti in un periodo in cui alcune case di produzione di presidi sanitari, come le mascherine, hanno guadagnato moltissimo. Torna così l’idea di una futura commissione d’inchiesta per la gestione della pandemia negli ultimi due anni. Verso la fine del discorso ricorda Paolo Borsellino e tutte le figure che hanno combattuto quello che definisce «il cancro mafioso». Dalla Chiesa, Piersanti Mattarella, Falcone. Nessuna pietà e connivenza con la criminalità organizzata. Queste le parole della Meloni. E in nome della legalità prevede una riforma del sistema carcerario, così da migliorare le condizioni di lavoro della polizia giudiziaria, nella speranza diminuiscano anche il numero di suicidi. La sicurezza e l’incremento delle forze di polizia è previsto anche fuori dagli istituti penitenziari, soprattutto nelle città in cui si chiede più protezione e vigilanza e dove lo Stato è stato sempre meno presente, arrivando a mostrarsi quasi più solidale con certe forze sovversive che non con le forze dell’ordine. Il tema migrazione viene trattato con mano ferma. «Non si entra illegalmente». E torna l’idea del blocco navale per i barconi che partono dall’Africa. Questo non minerà il diritto d’asilo per i rifiutati di guerra, precisa Giorgia Meloni, ma servirà ad evitare che i flussi vengano gestiti dagli scafisti, sostituitisi alle forze dell’ordine presenti sulle coste. Per realizzare un progetto di controllo dei flussi servirà tuttavia promuovere una strategia risolutiva dei problemi presenti in Africa. Per questo Giorgia Meloni propone un “Piano Mattei” per la crescita dei Paesi africani in partnership con l’Italia, sulla scorta dell’esempio imprenditoriale di Enrico Mattei. Chiude con un po’ di autoironia e definendosi un underdog, la sfavorita, perché donna e perché a capo di una forza politica neonata. Ma promette che combatterà. E cita Papa Giovanni Paolo II: «La libertà non consiste nel fare ciò che ci piace, ma nel diritto di fare che si deve. Io sarò sempre una persona libera e per questo intendo fare esattamente quello che devo».