È quasi incredibile come, in Italia, spesso finisca tutto a tarallucci e vino. Politici, personaggi del mondo dello spettacolo, artisti dicono la qualunque e noi, grandi allocchi, ci indigniamo, pubblichiamo post polemici, per poi finire a farci tutti una grande risata al bar, probabilmente davanti a uno spritz annacquato e sovrapprezzato. Wanna Marchi diceva che “i coglio*i vanno incula*i”, e noi siamo lì, pronti a farci incula*e. Siamo quelli che non vanno a votare per il referendum non perché non sia importante (o perché siamo razzisti e la cittadinanza a questi immigrati brutti e cattivi non la vogliamo dare, neanche tra dieci anni), ma perché c’è il sole, il mare, ed è meglio farsi un weekend fuori piuttosto che contribuire alla riuscita (e anche qui, se ne può discutere) di un mezzo democratico che ci è stato messo a disposizione. Saranno anche discorsi populisti, ma in parte è la realtà dei fatti. Se c’è una cosa che però fa veramente incazzare gli italiani sono i soldi, o meglio ancora, le tasse. Quando si discute di pagamenti allo Stato e di evasori fiscali, grandi o piccoli che siano, è la fine. Il nostro cervello fa una specie di downgrade, riportandoci a essere quasi dei primitivi. Poi c’è anche chi su questi discorsi cerca di fare analisi serie, ma c’è soprattutto chi, nonostante la notizia di un presunto accertamento fiscale, decide di fare ironia. “Non ho mai fatto beneficenza in vita mia. E mai la farò. Ma la beneficenza allo Stato sì. Quella l’ho sempre fatta. Quindi, questa notizia delle 150mila euro purtroppo è falsa”. A scriverlo, su Instagram, è il comico Angelo Duro.
La finanza gli avrebbe inviato degli “incartamenti sospetti al pool di di magistrati romani che solitamente si occupa di reati tributari, i quali però starebbero ancora vagliando se corrispondano a vero le ricostruzioni in merito alle imposte che il comico siciliano avrebbe eluso” si legge nell’articolo. Il comico, secondo quanto emerso (ve lo abbiamo raccontato anche noi) avrebbe utilizzato un escamotage per pagare meno tasse. Chiaramente chiunque è “innocente fino a prova contraria”, e nessuno, senza avere prove concrete, può dire che questa presunta evasione fiscale di 150mila euro sia avvenuta. Quello che però colpisce sono le parole utilizzate da Duro per difendersi: “Ma vi pare che mi metto a evadere per una cifra così ridicola? Per chi mi avete preso. Per un pezzente? Da anni che mi vanto del mio successo. Della mia stronzaggine. Dei miei incassi milionari al cinema. Uno come me dovesse evadere, lo farebbe alla grande!”. L’ironia è chiara e se qualcuno dovesse dire non è così c’è un problema. Ma ce ne sono anche altri, di problemi. Perché in Italia, secondo i dati dell’Agenzia delle entrate analizzati dalla Cgia, ci sono 22,8 milioni di contribuenti che hanno debiti aperti con il Fisco. Di questi, 2,9 sono persone che svolgono un'attività economica: artigiani, commercianti, liberi professionisti. Quello dell’evasione fiscale è un problema serio, da sempre. Un problema che riguarda soprattutto i liberi professionisti, contro cui si punta sempre il dito. Peccato che, sempre secondo i dati dell’Agenzia delle entrate, negli ultimi 25 anni solo 13 evasori su 100 abbiano una partita Iva. “Se ce ne fosse ancora bisogno, questi dati forniti dall’Agenzia delle entrate-Riscossione confermano quanto sostiene da decenni la Cgia. I lavoratori autonomi non sono un popolo di evasori, come spesso vengono descritti dall’opinione pubblica”.

Tutto questo, in parte, potrebbe in qualche modo andare a sostenere quanto detto da Angelo Duro. Il problema però qui non è chi siano gli evasori, ma sull’idea che fare ironia su tutto questo sia accettabile. Perché di storie di grandi evasori fiscali e di “accordi” per ripianare elusioni da milioni di euro con delle briciole ne conosciamo fin troppe. E mentre si pensa ad abolire il regime forfettario, che sembrerebbe essere considerato dal Fondo Monetario Internazionale una “una fonte di squilibri e di mancato gettito”, in Italia chi è in partita Iva continua ad avere sempre meno diritti e le “finte partite Iva” continuano a crescere. Non siamo di certo noi a dover dire ad Angelo Duro su cosa fare umorismo, perché (anche vedendo il suo film “Sono la fine del mondo”) ormai sappiamo che la sua ironia è pungente e potrebbe andare a toccare qualsiasi tema. Come non possiamo di certo dire se la storia dei 150mila euro evasi sia vera o no, a oggi. Ma possiamo dire, o almeno io voglio dirlo, che ci siamo rotti il caz*o di vedere personaggi pieni di soldi che ridicolizzano un problema serio di un Paese che si sta trasformando in un colabrodo giorno dopo giorno.
