A poco più di venti minuti dall’inizio del film sono rimasti novanta posti per lo spettacolo delle 22:10. Il cinema è pieno in generale, ma in tantissimi hanno deciso di spendere il loro sabato sera guardando “Io sono la fine del mondo”, film con protagonista Angelo Duro, co-sceneggiatore insieme al regista Gennaro Nunziante. Ora che vi abbiamo dato le informazioni di rito, possiamo davvero concentrarci sulla pellicola. No, anzi, prima vogliamo dirvi un’altra cosa. Il film ha avuto una promozione affidata principalmente ai social, senza attività stampa. Un dettaglio che potrebbe sembrarvi irrilevante, ma non è così. Questo perché decidiamo di andare al cinema e spendere dei soldi per vedere “Io sono la fine del mondo” perché le clip che abbiamo visto (abbastanza per caso) su TikTok e Instagram ci hanno fatto pensare: “ci spaccheremo dalle risate”. Purtroppo, non è andata così.
Il pregio, forse l’unico, principale del film è proprio Angelo Duro. No, non le sue battute, ma la sua mimica facciale e il modo in cui riesce, per più di un’ora e mezza, a non sorridere mai. Totalmente asettico, incapace di provare qualsiasi emozione che non sia rabbia nei confronti dei suoi anziani genitori. Quel “genitore 1” e “genitore 2” che non gli hanno dato affetto, non gli hanno fatto bere la Coca Cola, non gli hanno comprato il motorino e l’hanno chiuso in collegio perché irrequieto. Sì, tutte dinamiche che potrebbero risuonarvi in qualche modo familiari. E le risate? Poche. Qui si entra in un discorso parecchio complesso, che possiamo riassumere così: sono una brutta persona se rido a una battuta su un disabile o su un obeso? Senza pensarci, verrebbe da rispondere di sì. A una seconda riflessione, più attenta, verrebbe da chiedersi: sono capace di rendermi conto che in questo film tutto è estremizzato e che, se rido, non sono necessariamente una persona orribile? Perché sì, “Io sono la fine del mondo” è un film scorretto, amaro, dove nessuno viene risparmiato dalle cattiverie del protagonista (nemmeno la Madonna). Vedendo le clip su TikTok e Instagram, come dicevamo, ci saremmo aspettati di ridere per un’ora e mezza, ma così non è stato. E non perché vogliamo essere politicamente corretti, ma perché dopo i primi dieci minuti ogni cattiveria ci è sembrata gratuita. “Io sono la fine del mondo”, se vogliamo provare a riassumerlo, è uno di quei film che ci mostra su grande schermo quanto possiamo fare caga*e come esseri umani. Riesce in questo intento? Abbastanza. Fa ridere tanto da spenderci dei soldi? No.