“Anche il cinema si sta accorgendo di me”: così ha scritto, con empatia da “orgoglione” su Instagram, lo stand-up comedian Angelo Duro, che ha postato una foto dell'inedita coppia formata col divo internazionale a luci rosse, Rocco Tano, in arte Siffredi. Un eclatante spettatore che, più che duro, è proprio hard. Infatti, dalla piccola cittadina di Ortona in Abruzzo, municipalità che lo scorso anno l'ha anche premiato in grande stile, Rocco Siffredi ha conquistato le vette più alte della cinematografia internazionale per adulti e non solo, durante le ultime quattro decadi della storia del Pianeta. La fotografia pubblicata sui social dalla coppia di “duri per davvero” è stata scattata durante una recente tappa lombarda di “Sono Cambiato”: terzo e ultimo spettacolo del comico siculo, che è in programma nei teatri d'Italia fino alla fine di aprile 2024. Spettacolo che appare alquanto richiestissimo da parte del pubblico nazionale: infatti per le doppie date di Milano e di Roma, nella primavera 2024 e tra quasi cinque mesi, sono ormai rimasti ben pochi biglietti disponibili e spesso sono situati in seconda galleria, al prezzo di circa 32 euro. Il duro che piace: i posti migliori per vedere “Sono Cambiato” già sono venduti. E per gli altri? Il suggerimento da parte del siciliano Angelo è forse evidenziato dal proprio nuovo marchio di abiti, che ha un pene e due testicoli come simbolo e che l'imprenditore di Palermo ha lanciato quest’anno: “Fot*etevi Tutti”, con tanto di negozio online dall'esplicito indirizzo Internet, fottetevitutti.com, dove comprare cappelli e magliette con una vistosa “F” che è un fallo. Prego notare il campo visivo: il logo del marchio è nella normale condizione in cui vive il fallo la maggioranza della propria esistenza, ovvero è “a riposo” e non “in erezione”. No-logo col celodurismo, notare bene.
Il Roccone nazionale si è recato in Lombardia per gustarsi lo spettacolo e ha mandato a MOW una probatoria foto dalla platea: seduto insieme alla moglie, l'affascinante ex modella ungherese Rozsa Tassi e con il figlio Leonardo Tano, secondogenito e fisicatissimo atleta di atletica leggera che si allena a Milano e che, nel 2023, ha conquistato il quarto tempo italiano ai campionati nazionali nella specialità dei 60 metri a ostacoli indoor. Come racconta Rocco Siffredi a MOW e come è evidenziato anche da alcuni resoconti sui media locali, il nuovo spettacolo di Angelo Duro risulta altamente divisivo: durante la tappa di Brescia alcune persone si sono alzate e si sono allontanate dal teatro, disturbate dalle crude battute dell'aspro comico. Tra black humor e freddure pungenti, il monologo di Angelo Duro, aiuta infatti lo spettatore a ragionare, conducendolo tramite lo storytelling che è tanto in voga oggi: ovvero utilizzando la cruda ironia che, giustamente, non guarda in faccia a nessuno e che sbugiarda i miti contemporanei imposti da globalizzazione, social network, pensiero unico e ideologie politicamente corrette. Tutto ciò si riassume con il termine inglese “Woke Culture”. L'obiettivo principale di tale scelta narrativa è ribaltare, tramite l'ironia, il punto di vista di chi ascolta. Gli strumenti sono un mix di sketch, un po' in stile Checco Zalone, ma con l'involontaria comicità dei fatti esposti da un Generale Vannacci. In più c'è l'aggiunta di spocchia da italiano made in Palermo. Spoiler 2024: più che una zanzara, potrebbe arrivare una mosca al naso. Infatti, anche un amichetto intimo di MOW, ovvero il giornalista e conduttore radiofonico Giuseppe Cruciani, ha in serbo per la Penisola un progetto inedito d'intrattenimento, che su tale linea narrativa proverà ad aiutare gli italiani a ragionare circa i paradossi e le ipocrisie della società contemporanea. Che è uno dei problemi più Cruciani dei nostri tempi.
Tornando alla recensione di “Sono Cambiato”, ecco l'analisi di Rocco Siffredi: "Man, una premessa: Angelo Duro, per me, era sicuro che sarebbe diventato qualcuno e che non finiva lì. L'ho incontrato a Le Iene e poi a Venezia, con Massimo Boldi quando siamo andati a fare una presentazione fuori concorso. E anche lì ho verificato che era come pensavo: lui è uno avanti. Poi tutti lo abbiamo visto a Sanremo: il pubblico era paralizzato in sala e tutti a casa ridevano. Lì ho detto a mia moglie: “Questo ha i cogl*oni quadrati". Lui è uno vero e reale, un dissacrante vero e una persona reale. A Brescia è stato molto carino con me: mi ha voluto ricevere, abbiamo fatto alcune foto e ha fatto la battuta al pubblico: ‘anche il Cinema mi cerca’. Gli ho detto: ‘Man, il tuo politically not correct a me si attacca non bene, benissimo’ e lui: ‘È chiaro, è chiaro’. Infatti, mi ha detto "chapeau" per la mia scelta professionale di 40 anni fa e mi ha fatto capire che è simile al coraggio che anche lui ha nel suo lavoro: ci vuole infatti coraggio per staccarsi dalla comicità tradizionale e andare così controcorrente, spiattellando i fatti in faccia e, per questo motivo, dicendo quindi un ‘no’ alla TV. Lui è veramente un grande. E mi sono detto: vado di sicuro a rivedere lo spettacolo”. Rocco Siffredi illustra in esclusiva per MOW cosa gli piace o meno dello show teatrale: “La cosa bella del suo show è che normalizza tutto: normalizza i gay, i disabili, i bambini, da una prospettiva che è quasi come uno schiaffo in faccia. Ma ti fa osservare le cose da un altro punto di vista, a cui non sei abituato. E lo fa talmente bene. Lui è un perfezionista, si vede. Lo si capisce anche da come si muove sul palco. Man, l'ho osservato bene: come si muove, la mano dietro, poi davanti, non sorride mai. L'ho osservato bene”. E racconta i motivi per cui la sera dello spettacolo non è piaciuta a chiunque: “La reazione a Brescia è stata un po' freddina. Ma, da come mi ha detto lui, dipende anche dal pubblico, da dove vai e quando ci vai. Perché è ovvio che, se tocchi certe tematiche e fai dell'ironia, come per esempio: sui bambini, sulla pedofilia e sulle disabilità... può essere che qualcuno si offenda... Che si senta anche direttamente colpito. Magari qualcuno ha un bambino disabile in famiglia e ovviamente non ride. Però quando ti metti a pensare, dopo... All'inizio ti arriva la frustata, poi lui ti spinge a ragionare. Ed esprime un sentimento che è comune: chiunque sentendo frignare un bambino al ristorante pensa nella sua testa “lo vorrei strozzare”, ma non è che ciò significa che poi lo fa per davvero nella realtà. Ecco: a Brescia il pubblico non rideva perché aveva in mente il caso di cronaca di Monia Bortolotti che ha ammazzato i suoi due figli”.
Siffredi spiega anche la propria chiave di lettura: “Chi non vede l'ironia dello spettacolo, magari perché è più sensibile a certi temi, non vede quella parte che invece dovrebbe far riflettere le persone. E quindi non comprende la forza del suo spettacolo. Che è normalizzare qualsiasi negatività o aspetto negativo della nostra vita. Senza fare spoiler ma, quando parla dei gay è: pazzesco, pazzesco. Lui ti spiattella sul palco tutto quello che prima non era considerato normale e che oggi sta diventando normale, perché stiamo accettando e normalizzando tutto.” C’è, però, un un difetto nello show: "Forse la lunghezza: sono due ore di spettacolo. Se fosse durato un'ora e mezzo o un'ora un quarto, forse concentrando i temi in scaletta, forse lui sarebbe stato un po' più dinamico nel proporli… nel “delivery”. Ma capisco la sua scelta, che non è quella di farti ridere al volo con una battuta, ma è quella di farti riflettere. A me quelli che dicono che un comico ha solo il compito di farti ridere, ecco... allora lui non è un comico”. Il Rocco nazionale conclude la telefonata con l'ironica sagacia che lo contraddistingue e la appoggia morbido al dissacrante comico sicilano con una proposta di lungometraggio: “Lui è molto figo: molto, molto figo. Angelo Duro. Il mio prossimo film (forse) si chiamerà: ‘più duro che mai, con Angelo’“