M - Il figlio del secolo, ispirato all’omonimo romanzo di Antonio Scurati, è un capolavoro. A partire dalle lenti color seppia di cui si macchia la fotografia di Seamus McGarvey e dalla sceneggiatura impeccale di Stefano Bises e Davide Serino. Luca Marinelli, poi, meriterebbe un capitolo a sé stante, un articolo a parte. L’attore dice di aver sofferto, di aver faticato a entrare nei panni dell’uomo di cui, in Italia, si dovrebbe far fatica anche solo a pronunciare nome e cognome: Benito Mussolini. Perché lui, Marinelli, da antifascista, come ha più volte sottolineato, ha sofferto, perché crede davvero nei valori che fondano l’Italia libera e liberata. La serie M - ll figlio del secolo si apre così, con un confronto diretto con lo spettatore. A tu per tu con il faccione di Mussolini. Lui ci parla, e noi impauriti lo fissiamo. Come se rivivesse per un attimo, come fosse ancora tra noi. Esattamente questo è il messaggio suggerito dal monologo nella prima sequenza della serie, che recita queste parole: “Mi avete odiato perché mi avete amato ancora. Perché di quel folle amore avevate paura. Ma ditemi, a cosa è servito? Guardatevi attorno, siamo ancora tra voi.” E così tra il dolore e le fiammelle residuali del fascismo che, forse, più che zampilli somigliano sempre più a cascate roventi, tremiamo.
“Io sono come le bestie, sento il tempo che viene”, ripete Mussolini. Un ammasso di parole che suona fragoroso, tragicamente sconfortante, sordido, sinistro. Eppure, tutte queste frasi che, osservate da un piccolo schermo dovrebbero quasi avere vita ma anche morte, inizio e fine una volta spento il televisore, ci ricordano invece quanto sopravvivano nei meandri dell'ignoranza di oggi. Perché la paura, si sa, va mutata in odio. Tra coup de théâtre, primi piani estenuanti, campi lunghissimi, allucinazioni e quelle consonanti del Duce scandite come mitragliatrici, M - Il figlio del secolo andrebbe mostrata a chi, nei cunicoli oscurati dalla cecità, si appresta ancora oggi a cercare ragione laddove c'èra la fame di violenza.
Benito Mussolini, un uomo che aveva capito quando il suo tempo sarebbe venuto. Il Duce che ha cercato di persuadere la gente a sognare un destino diverso, riuscendo a farsi guardare dai suoi stessi proseliti con ammirazione e la reincarnazione di un politico capace di risolvere ogni male. Mussolini che di fronte al dolore generato, ha persino cercato di volare, ripetendo il nome di D’Annunzio, pensando a un ordine da stabilire, che era poi la stessa violenza, sopra le cose che non gli tornavano. Al momento, di M - Il figlio del secolo sono state rilasciate su Sky soltanto le prime due puntate, ma ciò che abbiamo visto è già sufficiente a farci percepire che questo è solo l’inizio di un’opera capace di superare ogni aspettativa, anche quelle più ambiziose. Di andare in alto. È una serie che va oltre i limiti delle aspettative, uno di quei racconti rari che non si accontentano di soddisfare il pubblico, ma lo travolgono e lo devastano.