Si torna a parlare dell’assalto alla sede della Cgil a Roma dell’ottobre scorso e si torna a farlo per altri arresti (che si aggiungono alle 25 misure cautelari già eseguite in passato). Ora sono cinque le persone coinvolte nel blitz della Digos di Roma, su richiesta della Procura, e tra loro spicca il nome di Nicola Franzoni, ora in carcere, leader no vax e appartenente all’area della destra estrema. Secondo l’ordinanza del gip le misure cautelari si sono rese necessarie, nonostante siano passati molti mesi dalla manifestazione, oltre che per l’accusa di devastazione e saccheggio aggravato, anche perché sarebbe indiziato di istigazione a disobbedire alle leggi e violazione del divieto di ritorno nel Comune di Roma. Per altri due soggetti coinvolti è stato stabilito il divieto di allontanamento da casa dalle 17 alle 22 e per altri due anche l’obbligo di firma. “È la strategia della tensione, di cui in Italia siamo maestri per trovare un nemico” ha detto David Gramiccioli non appena lo abbiamo contattato per chiedergli quale fosse la sua reazione alla notizia. Il giornalista, autore e attore d’inchiesta ci ha poi spiegato perché la pandemia e la guerra tra Russia e Ucraina sono più legate di quello che possiamo immaginarci.
David, come hai reagito agli arresti relativi all’assalto alla Cgil dell’ottobre scorso?
Posso dire che ho conosciuto Nicola Franzoni che è un ragazzo folcloristico ma non cattivo. Ma subito dopo mi domando: lui era presente all’assalto della Cgil?
Non c’era?
Me lo chiedo, anche perché chi c’era è stato subito fermato. Quindi sono convinto che sia una cosa preparata, come sempre. In fondo noi italiani siamo maestri nel creare la “strategia della tensione”, che ormai è nella nostra storia.
È tutta una strategia?
Si vuole creare un nemico, infatti come mai Franzoni è stato arrestato solo dopo sette mesi? Mi sembra una operazione senza senso. Lo si è lasciato libero di organizzare tante altre cose… Magari sono arresti frutto delle indagini, come si dice in gergo… Ma in questi casi le forze dell’ordine dovrebbero essere piuttosto celeri e invece... Mi sembra solo un modo per creare una tensione sociale per arrivare, dopo l’emergenza sanitaria e la guerra, a un ulteriore livello di destabilizzazione.
Pensi che questo provvedimento sia legato anche alle sue manifeste posizioni no vax?
Mi farebbe piacere far notare a chi ci legge che io ho fondato il Movimento della Libertà di scelta il 29 ottobre 2016 a Roma e da vent’anni sono impegnato su questo fronte. Ma nel contenpo questi personaggi non li avevo mai sentiti prima. Allora perché in piena emergenza, dove l’idea di un vaccino ci può anche stare, tutti sono diventati famosi e quando venivano imposti dieci vaccini obbligatori per soggetti da 0 a 16 anni in Italia non c’era nessuno di loro a protestare?
Hanno approfittato del momento per cercare notorietà?
Ma certo, hanno approfittato di questa onda. È normale, sono diventati tutti esperti. Prima di pandemia e ora di geopolitica. Eravamo 60 milioni di allenatori di calcio e prontamente ci siamo trasformati tutti in esperti di vaccini e di conflitti.
Hai detto che pandemia e guerra hanno una relazione. Quale?
Dal 1999 a oggi sono successi fatti che probabilmente sono in correlazione tra loro. Cercarla a tutti i costi è una grossolana forzatura, ma non indagare su eventuali correlazioni sarebbe grave. Pandemia e guerra sono in stretta correlazione per il ruolo che hanno assunto le grandi super potenze.
Cioè?
Sul Covid come si sono affrontate Cina e Stati Uniti? Si accusavano a vicenda. Ma se il virus è un nemico comune per tutto il pianeta, gli sforzi e le competenze dovrebbe unirsi per fronteggiarlo, no? Invece la Cina ha accelerato la sua radicalizzazione in chiave anti-americana e viceversa.
Secondo la tua esperienza il conflitto tra Russia e Ucraina si sta per concludere o proseguirà a lungo?
Putin sta parlando all’Occidente ma non a Biden, è ovvio. Anche se il presidente russo considera quello americano meno scemo di quello che l’opinione pubblica immagina. Questa guerra avrà un corso naturale che sarà proiettato negli anni. Maurizio Belpietro, direttore de La Verità, ha detto: se domani smettessero le armi siamo sicuri che finisca la guerra? Saremmo nella pace? Non credo. È una guerra che durerà a lungo e avrà implicazioni sempre maggiori.